Produrre meglio e consumare meno. Questa la fotografia che, in una frase, emerge dall'Agrifood forum, l'evento digitale dedicato all'alimentazione sostenibile italiana e realizzato da Rinnovabili.it, in collaborazione il Santa Chiara Lab e i patrocini di Borghi autentici, Future food institute, Fondazione Symbola, Slow food Italia, Earth day Italia.
Sul tavolo tanti elementi di discussione, dal Recovery plan alla Pac, dalle agroenergie alla formazione, dal giusto reddito da distribuire lungo la filiera agroalimentare al tema forse centrale dei prossimi dieci-quindici anni, l'innovazione; fino, naturalmente, alla chiave che tiene insieme tutto: la sostenibilità.
 
"Questo è un anno cruciale per le grandi sfide che abbiamo aperto da molto tempo e di cui non ci siamo sufficientemente occupati - osserva il vicedirettore generale della Fao Maurizio Martina - l'Italia gioca un ruolo di baricentro anche per la responsabilità che riveste in alcuni passaggi internazionali, per esempio la presidenza del G20 e la copresidenza della Cop26. Ma un passaggio fondamentale sarà il vertice che si terrà a Roma a luglio, il summit di preparazione al Food system summit previsto per settembre a New York". Secondo Martina "la pandemia ha rappresentato un pauroso acceleratore di alcune dinamiche problematiche che da tempo sono sul tavolo. Abbiamo avuto un incrocio micidiale tra crisi sanitaria, climatica, e economica; un intreccio che ha proprio nei sistemi alimentari un perno centrale. Il sistema deve ora riorganizzarsi in base a queste tre sfide".

In vista del pre Food system summit - spiega l'ex ministro delle Politiche agricole - "noi stiamo lavorando ai principali elementi di resilienza dei sistemi agricoli e alimentari" sulla base di "cinque grandi linee di impegno" come indicate "dalle Nazioni Unite: garantire l'accesso al cibo sicuro e nutriente per tutti; nuovi modelli di consumo sostenibili; promozione di modelli produttivi più positivi e integrati con il sistema ecologico e la natura, in particolare affrontando fino in fondo la questione della tutela della biodiversità; l'equità all'interno del processo di trasformazione dei sistemi alimentari; la costruzione di azioni per la resilienza in ragione della nuova vulnerabilità dei sistemi alimentari e agricoli. Siamo entrati in un'epoca in cui quello che fino a poco tempo fa consideravamo straordinario sta diventando una condizione ordinaria e strutturale - rileva Martina - questo deve cambiare con le giuste politiche. Questi summit devono servire per delineare un concetto: produrre meglio consumando meno".

Una rappresentazione su cui si trova d'accordo l'attuale ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli; che aggiunge un pizzico di operatività. "Abbiamo sempre fissato obiettivi ma non abbiamo mai dato gli strumenti per raggiungerli. Oggi, quegli strumenti, li abbiamo a disposizione, in parte legati alla Pac e in parte legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)", definito "una chance che arriva in risposta alla pandemia. Abbiamo così la possibilità di incidere oggi e di sfruttare quel clima di avvicinamento alla sostenibilità".
 
Alcuni argomenti saltano nelle parole del ministro: come la questione della "filiera" (tipo "dare esecuzione alla strategia Farm to fork per una nuova alleanza dal produttore al consumatore" con "la creazione di valore aggiunto" e "la capacità di distribuirlo lungo la filiera"), della capacità innovativa, e l'implementazione di un "dibattito profondo con la società civile" affinché comprenda l'importanza di "un'alimentazione sana, che sappia valorizzare l'uso sano dei cibi e equilibrato dei nutrienti". La connessione tra ambiente e agricoltura viene evidenziata per esempio dalla "corretta gestione dell'acqua" che "non si può più rimandare", quella energetica con il "biometano e in futuro abbastanza vicino l'idrogeno" dal momento che i "costi di produzione per le nostre aziende sono più alti della media europea"; ed è qui che si inserisce l'agrisolare e l'agrivoltaico. "L'agricoltura ha una grossa capacità di innovazione, dalla sensoristica, all'uso del satellite, al Gps di precisione, la meccanizzazione e la sostituzione di macchine agricole".

L'evoluzione e la crescita demografica al centro del discorso del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. "Nel 2050 saremo quasi 10 miliardi di persone. Questo aumento della popolazione mondiale deve essere accompagnato anche dallo sviluppo di sistemi agricoli adeguati a saper rispondere alla domanda. Il futuro sarà caratterizzato da una parte dalla necessità di produrre cibo in quantità e dall'altra dal bisogno di offrire servizi ecosistemici. In questo ambito sarà fondamentale l'innovazione".
Proprio su questo si concentra Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab dell'Università di Siena: "L'innovazione deve essere tecnologica ma anche organizzativa e sociale, e in grado di valorizzazione una delle caratteristiche dell'Italia: le filiere, la rete, e l'ingresso anche alle piccole aziende nel sistema della ricerca. Per far fronte alla sfida della sostenibilità da una parte abbiamo bisogno di innovazione dall'altra dobbiamo valorizzare la dieta mediterranea, che - osserva - vedo come uno strumento economico".

Il presidente di Symbola Ermete Realacci ne fa un tema di desiderabilità sociale chiamando in causa e parafrasando Alex Langer: "Non vinceremo questa sfida se non sarà anche una sfida che la gente percepisce come una liberazione, se non dà l'idea alle persone che migliora la loro vita"; ecco perché non si deve "ragionare usando soltanto degli algoritmi astratti ma tenendo anche al cuore di quello che l'Italia può trasmettere al mondo".
Un concetto antico e moderno insieme che per Rosanna Mazzia, presidente di Borghi autentici, si declina con la vita nei borghi. "Chi ci vive sono eroi del nostro tempo - rileva Mazzia - sono resilienti per natura. I borghi si propongono come luoghi di sperimentazione; luoghi che sono dei piccoli custodi di filiere di nicchie che riescono a mantenere intatta l'identità dell'Italia".

Spazio poi a chi le buone pratiche dell'innovazione e della sostenibilità ambientale le fa, con impegno. Grandi aziende e startup che raccontano della loro esperienza e condividono la loro visione del futuro.

La torsione verde dell'agricoltura passa anche da un rapporto diverso con l'energia. Per Giovanni Tula, responsabile sostenibilità di Enel green power, è possibile una condizione win win se si individua un nuovo modello ottimale di gestione integrata. Sfida resa più che attuale dall'inserimento dell'agrivoltaico nel Pnrr. "I benefici dell'agrivoltaico possono essere sia ambientali che sociali. Quanto ai primi si parla di servizi ecosistemici, come il miglioramento degli habitat e della biodiversità. I benefici sociali includono più posti di lavoro, ma anche nuove tipologie di lavori. A questo si può arrivare se sviluppiamo nuove competenze che oggi non esistono: ad esempio possiamo immaginare un operatore agrosolare, che è impegnato sia nella parte agricola tradizionale ma anche in parte degli interventi di ordinaria amministrazione sull'impianto”.

Per Massimo Monti, ad di Alce Nero, la priorità è l'educazione e l'equità. "Da quaranta anni il cibo costa troppo poco rispetto al suo valore reale e viene percepito come una commodity data per scontata. Dobbiamo agire sia sull'educazione civica sia sull'equità nella distribuzione del reddito. Il fatto che una famiglia non possa spendere 100 euro in più al mese per mangiare bene, quello è il problema".
Gli fa eco Lara Ponti, ad di Ponti Spa: "Negli ultimi anni si è costruito il pensiero che il cibo sia scontato. Di fatto, come ogni prodotto, in realtà ha dietro il lavoro delle persone. Bisogna valorizzare questo aspetto, che tocca la sostenibilità ma anche temi come l'equità".
"Se riusciamo a collegare il valore fantastico del made in Italy anche al cibo sostenibile, aumentiamo la credibilità della nostra offerta alle nuove generazioni", propone Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo.

Gli esempi di buone pratiche sostenibili in questo ambito si possono trovare sia tra i marchi affermati che nel mondo delle startup. Andrea Illy, presidente di illycaffé, affronta la sfida della decarbonizzazione promuovendo l'agricoltura rigenerativa. "Ci permette di combinare i benefici per l'ambiente con quelli per la salute e di essere net-zero in maniera circolare, aumentando la capacità di fissazione di carbonio dei terreni agricoli senza puntare sull'offsetting".
E allora tocca a Enrico Galasso, ad di Birra Peroni, che ricorda come "tramite il Campus Peroni facciamo formazione per le giovani generazioni di agricoltori. L'obiettivo primario è migliorare la sostenibilità dell'orzo distico".
 
Accelerazione e incubazione di impresa sono anche al centro degli sforzi di Eni. Tra le molte iniziative spicca Joule, la scuola di Eni per l'impresa che punta molto sul Sud Italia. "Con la call SouthUp sui temi dell'agritech e dell'agrienergia, Joule vuole coinvolgere le aziende agricole lucane per creare innovazione con ricadute sul territorio della Basilicata. Tramite la call, Joule punta a fare del Sud Italia un punto di riferimento europeo sull'innovazione in campo agricolo", spiega Massimo Sabatini, acceleration specialist per SouthUp.

La missione di Osvaldo De Falco, cofounder e ceo di Biorfarm, è usare "il digitale per garantire un giusto margine all'azienda agricola, soprattutto i piccoli agricoltori locali biologici, e al tempo stesso assicurare ai consumatori la freschezza dei prodotti e raccontarne la storia".
Daniele Benatoff, cofounder e coceo di Planet Farms racconta del perché puntare sul vertical farming: "Usiamo la tecnologia per aiutare l'agricoltura. Il vertical farming produce dove serve quando serve: la produzione è a ridosso dei centri urbani, disponibile 365 giorni l'anno ma senza chimica".