L’incontro ha messo in evidenza le opportunità offerte dall’indoor farming, la tecnica di produzione che prevede la produzione di prodotti agroalimentari il cui ciclo di produzione si svolge completamente all’interno di stabilimenti in cui tutto è controllato e asettico a tutela della completa sostenibilità e per soddisfare le crescenti richieste di un consumatore sempre più attento.
In particolare è emerso come questa tecnica produttiva permetta di ridurre al minimo gli apporti di mezzi tecnici: nell’agricoltura tradizionale si è costretti ad intervenire contro qualsiasi avversità di tipo biotico ed abiotico mentre nell’indoor farming si creano le condizioni ideali di coltivazione evitando la presenza di parassiti animali, funghi, batteri, virus e di qualsiasi fonte di stress per permettere alla pianta di crescere nel migliore dei modi, con il massimo potenziale produttivo e senza necessità di prodotti diversi da acqua, aria, luce e terra.
L'agricoltura del buon senso
Insomma, da “agricoltura additiva” (aggiungo prodotti per controllare avversità o migliorare lo stato generale) ad “agricoltura del buon senso” (fornisco alla pianta esclusivamente ciò che gli serve per fornire le migliori performance.Dopo l’apertura dei lavori affidati a Anselmo Montermini, presidente della Società agraria di Reggio Emilia e del rettore dell'Università di Modena e Reggio Emilia Carlo Adolfo Porro, Piero Nasuelli dell'Universitò di Bologna ha presentato il primo bilancio energetico del sistema produttivo indoor, che, permettendo una produzione in vicinanza al consumo, l’utilizzazione di energia rinnovabile e da impianti urbani ed esercitando un minore impatto del trasporto potrebbe avere effetti interessanti non solo sotto il profilo salutistico ma anche sotto il profilo energetico.
L’utilizzo dell’acqua nelle coltivazioni indoor è stato il tema trattato da Stefano Ballerini, country manager di Netafim Italia. Un risparmio di oltre il 90% dell’acqua utilizzato, un costante controllo delle qualità chimica e biologica, la gestione ottimale del drenaggio e la possibilità di modulare la fertirrigazione in funzione della coltura e dello stato di crescita sono i punti di forza di questi sistemi. Nulla va perso: tutta l’acqua viene utilizzata dalle piante oppure reintegrata di elementi nutritivi ed utilizzata per successivi interventi. Tutto grazie ad i sensori che controllano costantemente salinità, pH e nutrienti disciolti e rendono automatico tutto il sistema.
Nelle coltivazioni indoor tutto è sotto controllo, anche la stessa aria, elemento preso in esame da Valerio Draghi in qualità di direttore tecnico di Travaglini Spa. L’aria è fornita attraverso impianti a flusso laminare che ne controllano la temperatura, l’umidità, l’assenza di contaminanti, il contenuto in CO2 e l’omogeneità di flusso in ogni punto.
Fondamentale il controllo della luce, tema trattato da Carlo Bignami di Planet Farms: è lei che regola la traspirazione, l’assorbimento e il calore delle piante e dell’ambiente per cui è necessario il suo controllo costante di spettro e intensità. In particolare la luce agisce su fotosintesi, fotoperiodo, fotromorfogenesi, germinazione dei semi, induzione a fiore e tipo di sviluppo della pianta (più o meno compatta). Intervenendo sullo spettro si può agire sulla produzione di carotenoidi (spettro giallo), sull’aumento della produzione (spettro rosso), sull’apertura degli stomi e lo sviluppo delle radici (spettro blu). Per questo si stanno mettendo a punto “ricette di illuminazione” diverse per ogni pianta e per ogni suo periodo di sviluppo.
Ultimo elemento soggetto al totale controllo è la terra di coltivazione per cui si stanno sperimentando sia le tradizionali torbe, sia bio-char, sia basalti di origine vulcanica. Di questi argomenti ha parlato Fabio Primavera di Planet Farms.
Verso lo “stabilimento-azienda agricola”
Luca Travaglini, Co-Ceo di Planet Farms, ha annunciato la nascita vicino a Milano della prima azienda agricola destinata completamente alla produzione di alimenti indoor. Operativa dalla seconda metà del 2020, sorgerà a Cavenago, si estenderà su oltre 9mila metri quadrati e sarà in grado di produrre 40mila confezioni di frutta e verdura al giorno.La nuova vertical farm vedrà al suo interno un processo di crescita altamente innovativo e integrato che parte dai semi e termina con i prodotti confezionati (inizialmente insalate, baby leaf, basilico, crucifere e diverse altre specie a foglia). Tutte a residuo zero, con gusto particolarmente marcato ed una shelf life molto più lunga rispetto ai tradizionali prodotti di quarta gamma. Questi prodotti, infatti, essendo prodotti in ambiente sterile, non devono essere lavati per cui non hanno problematiche legate alla contaminazione batterica da lavaggio e sono in grado di resistere molto più a lungo su scaffale mantenendo l’originale fragranza.
Video girato da Tommaso Cinquemani