Previsioni del mercato dell'olio d'oliva europeo di primavera. Nonostante l'emergenza coronavirus e il conseguente blocco parziale della produttività, la disponibilità d'olio resterà alta grazie a una produzione nella media e a molte giacenze. Cala la produzione europea ma raddoppia la produzione italiana 2019-2020, crolla quella spagnola. Aumenta la vendita al dettaglio nei paesi produttori, cala quella alla ristorazione. Prezzi costanti in tutta Europa.


Cala la produzione dell'olio d'oliva nell'Unione europea, ma aumenta in Italia

Le previsioni sull'andamento del mercato agricolo di primavera - Short term outlook - della Commissione europea evidenziano come nel 2019-2020 la produzione di olio d'oliva sfiori 2 milioni di tonnellate, registrando quindi un -15% rispetto allo scorso anno. Pesa il calo produttivo in Spagna (-35%), il quale non verrà totalmente compensato da altri aumenti, come quello in Italia, dove la produzione è addirittura raddoppiata (Foto 1), o in Grecia (+43%) e Portogallo (+30%), dove si è registrato un importante recupero.

Cartina Italia - campagna olivicolo olearia 2019
Foto 1: Campagna olivicolo olearia 2019
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Stabilizzazione dei prezzi

Al fine di sostenere i prezzi, da novembre 2019 a febbraio 2020 è stato attivato un pacchetto di aiuti per l'ammasso privato e oltre 213mila tonnellate di olio d'oliva sono state immagazzinate grazie a questo meccanismo. Queste giacenze - 12% sopra la media degli ultimi cinque anni - sono principalmente di origine spagnola (92%) e di categoria lampante (86%) e finiranno sul mercato entro agosto.

A febbraio, i prezzi hanno iniziato a stabilizzarsi, in particolare il prezzo dell'olio d'oliva vergine ha invertito il trend negativo degli ultimi cinque mesi, ma rimane ancora del 40% inferiore alla media degli ultimi cinque anni (196 euro/100 chilogrammi).


Esportazioni, aumento in volume, calo nel valore

Guardando alle esportazioni a livello Ue, fino a febbraio 2020 queste sono cresciute in volume (+9% su base annua) (Foto 2), ma hanno registrato un calo nel valore (-8%) (Foto 3).

In questo senso, i dazi americani hanno giocato un ruolo cruciale visto che il calo delle esportazioni statunitensi rappresenta il 94% di quello complessivo, e il valore unitario delle esportazioni di Spagna e Italia negli Usa è diminuito rispettivamente del 22% e del 12%.

I dazi Usa, i problemi di trasporto legati al Covid-19 e le condizioni economiche generali potrebbero portare ad un ulteriore indebolimento della domanda globale di olio d'oliva delleUnione europa, con una conseguente riduzione delle esportazioni (-8%) nel 2019-2020.

Grafico - export olio
Foto 2: Esportazioni a livello Ue
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Grafico - export olio
Foto 3: Esportazioni a livello Ue
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Cresce il consumo e la vendita al dettaglio nei paesi produttori

A seguito delle misure di confinamento in risposta alla pandemia, le vendite al dettaglio di olio d'oliva sono aumentate, soprattutto nei principali paesi produttori dell'Unione europea. Ciò, insieme ad un basso livello di prezzi, dovrebbe contribuire ad una ripresa generale del consumo in questi Stati (+13% su base annua), nonostante la chiusura di bar e ristoranti, in quanto le vendite al dettaglio e le vendite dirette nelle aziende agricole rappresentano circa l'85% del consumo totale annuo.

Al netto di questi paesi, il consumo potrebbe però calare nel resto dell'Unione europea, dove si prevede un 9% in meno rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Tuttavia, ciò dovrebbe portare comunque ad una riduzione annua delle scorte di circa 100mila tonnellate.
 
In collaborazione con Andrea Bonso