"La Spagna è pronta ad affrontare tutti gli scenari possibili, anche quelli più radicali in seguito alla uscita del Regno Unito dalla Ue". Così il ministro dell'Agricoltura, della pesca e dell'alimentazione spagnolo, Luis Planas, ha preso posizione nei giorni scorsi sulla questione Brexit, definendo la situazione "unica e senza precedenti".

Come riporta la piattaforma di informazione online Europa Press, il Regno Unito è un mercato particolarmente importante per le esportazioni spagnole: si piazza al quinto posto dopo Francia, Germania, Italia e Portogallo, e rappresenta l'8% del volume totale del commercio estero iberico, con un ruolo chiave svolto dai prodotti dell'agricoltura come frutta e verdura fresca, vino, olio d'oliva e carne di maiale. La Spagna assorbe invece il 3% dell'export britannico, costituito principalmente da alcolici e pesce.

Come sottolineato dallo stesso Planas, il Governo spagnolo sta lavorando per ridurre al minimo l'impatto della Brexit nel settore agroalimentare e della pesca. In particolare, il Governo ha preparato un piano di emergenza in caso di uscita del Regno Unito dall'Ue senza accordo, al fine di preservare gli interessi nazionali e affrontare tutti i possibili scenari. In questo contesto, Planas ha sottolineato che proprio il settore ittico riceverà un'attenzione particolare, data l'importanza che ha per la Spagna: si stima che circa duecento pescherecci spagnoli operino nelle acque del Regno Unito. Le misure da adottare, se necessario, sia da parte dell'Unione europea, sia di competenza nazionale, andranno quindi nella direzione di difendere gli interessi della flotta spagnola e comunitaria.

Il ministro ha anche sottolineato che, date le possibili distorsioni negli scambi tra la Spagna e il Regno Unito nel settore agricolo e alimentare, sarà necessario sostenere maggiormente i settori interessati dalle esportazioni, rafforzare la promozione dei prodotti spagnoli nei paesi terzi e proseguire l'apertura di nuovi mercati. Una delle prime azioni riguarda un decreto sull'origine e la tracciabilità in etichettatura dei prodotti lattiero caseari, con l'obiettivo di estendere tale provvedimento anche alla produzione di miele. Tuttavia, il ministero dell'Agricoltura ha precisato che questa misura è finalizzata a correggere il funzionamento del libero mercato e da considerarsi "eccezionale" per il miele e per il latte, dunque quasi certamente non verrà estesa ad altri prodotti agroalimentari, almeno per ora.

Fepex, l'organizzazione spagnola degli esportatori di frutta e verdura, prevede "conseguenze economiche estremamente gravi" in caso di Hard Brexit, in particolare nella regione di Murcia, in Andalusia e nella comunità di Valencia: a preoccupare la categoria sarebbero i documenti doganali, le ispezioni, le nuove tariffe di importazione e le licenze fitosanitarie che il Regno Unito potrebbe richiedere in seguito alla separazione da Bruxelles. A tale proposito Planas ha spiegato che il suo ministero sta lavorando sullo scenario peggiore, ma anche nel caso in cui non venisse raggiunto l'accordo tra Regno Unito e Ue, per un breve periodo il commercio continuerebbe ad essere governato dalle norme attuali. Dal punto di vista logistico, la Spagna sarebbe comunque pronta ad adottare tutte le misure necessarie per mantenere le esportazioni di prodotti agroalimentari verso il Regno Unito: nel porto di Calais la Spagna registra il passaggio di circa mille camion al giorno con prodotti agroalimentari deperibili, e anche solo un leggero ritardo nella circolazione implicherebbe danni ingenti. Per questo motivo il ministero dell'Agricoltura sta collaborando con i ministeri dello Sviluppo e della Politica territoriale per rafforzare la linea che collega Santander a Plymouth, nel caso in cui vi sia qualche tipo di blocco.

Secondo il responsabile di Diritto alimentare del Centro tecnologico Ainia, José María Ferrer, "un'alterazione della logistica della distribuzione e dei trasporti con nuove procedure e tariffe su prodotti, salute delle piante e qualità commerciale porterà a un solo risultato: la sconfitta dell'industria e, soprattutto, dei cittadini".

Il caso emblematico è quello dei prodotti Dop e Igp: nel caso non auspicabile di una rottura senza accordo, "il Regno Unito potrebbe ignorare il particolare regime legale che gli alimenti con Denominazione di origine protetta o Indicazione geografica hanno all'interno dell'Unione europea, e applicare le stesse regole in vigore per i prodotti normali, danneggiando gravemente questi alimenti". Inoltre, è prevedibile l'imposizione di misure e tariffe protezionistiche che aumenteranno il costo di alcuni prodotti e limiteranno la capacità di esportazione di alcuni settori agroalimentari chiave in Spagna.
Non solo: le autorità britanniche, in caso di disaccordo con l'Ue, potranno proporre una legislazione specifica sull'etichettatura e ciò causerà maggiori difficoltà nell'esportazione di alimenti nel Regno Unito. In questo senso, Ferrer aggiunge che "tutto ciò che è stato acquisito e armonizzato fino a questo momento, dall'approvazione del regolamento 1169/2011, potrà subire un'involuzione".

"Non c'è dubbio - conclude - che la Brexit in ogni caso cambierà lo scenario della legislazione alimentare nell'Unione europea".