Se si confronta il dato con il 2010, quando i prodotti erano 217, la crescita in questi sette anni è stata del 35%. A seguire l’Italia c’è la Francia, con 245 prodotti e la Spagna, con 190 specialità. Insieme i tre paesi raggruppano oltre il 54% dei prodotti Dop e Igp registrati dall’Unione europea. Dal punto di vista del valore della produzione, il primato spetta a formaggi e salumi, mentre sul totale del valore la crescita nel periodo 2010-2016 è stata del 10,9%.
Sull’export, sono sempre i formaggi a tirare la volata, insieme agli aceti balsamici. Sui mercati esteri le Dop e Igp italiane valgono poco meno del 9% del valore complessivo dell’export agricolo e alimentare, segnando rispetto al 2010 un incremento dell’82%. Per quanto riguarda l’impatto su imprese e superfici coltivate, secondo i rilevamenti annuali dell’Istat, il numero complessivo di imprese agricole coinvolte nelle produzioni Dop e Igp ha registrato negli ultimi anni valori altalenanti, da un massimo di oltre 79.500, con un picco a 74.500 nel 2014 e una ripresa nel biennio successivo, fino ai poco meno di 78.800 del 2016, dove si è verificata un’importante ripresa.
In merito ai diversi settori produttivi, si rileva una costante riduzione dei produttori nella filiera dei formaggi (-17% nel periodo 2010-2017) e dei salumi (-15%), con una crescita per gli altri comparti. A livello di superfici, secondo il rapporto di Confagricoltura, la Sau coltivata per sostenere le produzioni Dop e Igp di origine vegetale è cresciuta del 33,6% fra il 2010 e il 2016, a cui si ricollega l’incidenza sul totale dalla superficie coltivata nazionale, dall’1,15% al 1,64% del 2016.