Quale sarà la Pac del futuro? Cosa e come cambierà dopo il 2020?
A queste domande si è tentato di rispondere oggi, in data 6 ottobre, durante il seminario dal titolo 'La Pac post 2020', organizzato dal Crea insieme ad Aieaa, l'Associazione italiana di economia agraria e applicata.

Flessibile e territoriale sono le parole chiave che dovrebbero guidare la Pac del futuro.

Flessibilità per affrontare con rapidità i cambiamenti di un'agricoltura in continuo cambiamento e in evoluzione, in grado anche di armonizzarsi con le politiche europee interconnesse, quali quelle relative all’ambiente, al cambiamento climatico, alla bioeconomia, agli aspetti sociali, all’alimentazione e alla salute.

Territoriale per coinvolgere ed aggregare soggetti diversi intorno a obiettivi comuni, iniziative collettive, comunità piuttosto che singoli agricoltori o aziende. 

Sempre più verde e in grado di misurare gli impatti ambientali a livello territoriale, attraverso la predisposizione di incentivi per il raggiungimento di target ambientali prefissati, valorizzando le sinergie tra risorse naturali e comunità rurali. In questo modo verrebbe riconosciuta e valorizzata la rilevanza della diversità dei sistemi agricoli e dei differenti modelli di agricoltura presenti nell’Ue.

La Pac di oggi, infatti, è prevalentemente diretta all’agricoltura su larga scala, imprenditoriale e orientata al mercato, ma cerca sempre più di non lasciarsi alle spalle gli altri modelli (agricoltura di piccola scala o quelli alternativi presenti spesso in aree marginali o fragili, o agricoltura urbana e periurbana, o agricoltura sociale), il cui abbandono avrebbe ricadute negative su tutto il territorio. 

La Pac post 2020, inoltre, dovrebbe favorire, anche attraverso incentivi e investimenti ad hoc, l’innovazione, sia tecnologica che sociale, attribuendo un maggior peso alle questioni legate al lavoro e agli obiettivi sociali (flussi migratori, aree marginali, inclusione di nuovi agricoltori) e alla regolamentazione del lavoro.

"La collaborazione tra Crea e Aieaa - ha dichiarato Roberto Henke, direttore del Centro politiche e bioeconomia del Crea - è un esempio felice di collaborazione tra soggetti che operano nella ricerca applicata, ciascuno con le proprie finalità e specifiche competenze, ma accomunati dal comune bisogno di un avanzamento nelle analisi sui temi delle politiche agricole e di risultati scientificamente fondati e utili al pubblico decisore".