A un campione di queste figure professionali selezionate, sono state indirizzate alcune domande sulla propria professione. Dalla ricerca si evince come i fattori determinanti per il lavoro di export manager siano innanzitutto la disponibilità a lunghe trasferte, la capacità di relazione e il sapere fare un'analisi economica approfondita dei mercati. Gli aspetti invece più richiesti dalle aziende agli export manager sono l'aggressività, la competizione sui mercati e il risultato veloce. In fase di colloquio pre-assunzione, fra i requisiti c'è innanzittutto l'esperienza pregressa nel settore, la quantità di contatti personali e la conoscenza degli importatori. La focalizzazione dell'obiettivo viene però prima di tutto.
"La dispersione è infatti uno dei maggiori rischi sul fronte dell'internazionalizzazione - ha ricordato Fabio Piccoli - spesso si sbaglia con l'idea di poter fare tutto, soprattutto nei mercati più emergenti e poi si disperdono risorse ed energie senza aver chiaro target e obiettivi precisi".
Andrea Pozzan, recruiter fra i più importanti in Italia nel settore agroalimentare, ha commentato i risultati della ricerca, mentre la relazione finale l'ha tenuta Denis Pantini, responsabile dell'area agroalimentare di Nomisma.
"I consumi nei mercati tradizionali stanno diminuendo, per questo è necessario aumentare la propensione all'export per diversificare e compensare il fatturato. Mercati come Stati Uniti, Germania e Svizzera sono certamente fondamentali per noi, mentre in Cina facciamo ancora fatica per la troppa polverizzazione delle nostre imprese, troppe piccole per affrontare un mercato del genere. L'aggregazione unita a una comunicazione migliore dei nostri vini è la chiave. Gli export manager del futuro dovranno saper comunicare e fare marketing al meglio".