Dalla Finlandia all'Olanda, passando per Italia, Francia e Belgio. L'agricoltura europea non è un monolite, ma un puzzle di tradizioni, climi e varietà coltivate. Tuttavia ogni agricoltore del Vecchio Continente ha di fronte le stesse sfide: vivere del proprio lavoro offrendo al consumatore un prodotto sano, buono e rispettoso dell'ambiente.

È per affrontare queste sfide che Raffaele Maiorano, presidente dei giovani di Confagricoltura, ha invitato ad Expo, alla conferenza "Giovani agricoltori d'Europa a confronto", alcuni coltivatori europei. Un modo per confrontarsi e unire le forze per fare fronte comune.

"L'obiettivo non è farsi concorrenza all'interno dei confini dell'Unione europea", ha spiegato Maiorano. "Piuttosto ogni Stato dovrebbe individuare i punti di forza su cui puntare per vincere la concorrenza internazionale e offrire ai consumatori prodotti sempre migliori".

Il punto su cui tutti i giovani agricoltori si sono trovati uniti è la necessità di agevolare l'accesso al credito per incentivare i giovani a mettersi gli stivali. I numeri parlano chiaro: in Italia solo il 5,1% delle imprese agricole è guidata da un under 35, mentre la media Ue è 5,6%. Senza contare che quelle guidate da un over 65 sono ben il 37,2%.

"Per un imprenditore agricolo farsi fare credito è praticamente impossibile", racconta Jannes Maes, giovane agricoltore belga. "Anche se noi siamo più aperti all'innovazione difficilmente riusciamo ad avere un'azienda nostra perché le banche non fanno prestiti e dall'Ue non ci sono aiuti specifici".
In Olanda la realtà è ancora più drammatica. “I Paesi Bassi sono i secondi esportatori al mondo di prodotti vegetali dietro gli Usa”, racconta Iris Bouwers, proprietaria di una fattoria. “C'è uno sfruttamento intensivo del suolo e un costo della terra esorbitante che può arrivare fino a centomila euro ad ettaro. Un prezzo irraggiungibile per un giovane che vuole fare agricoltura”.

Per Celine, ragazza francese, il vero problema è la concorrenza sleale proveniente dall'estero. "In Europa c'è una regolamentazione stringente che impone standard elevati nell'utilizzo dei pesticidi, ma anche nei metodi di allevamento e per la tutela dei lavoratori. Regole giuste, ma che fanno salire il prezzo di produzione e rendono meno competitivi i prodotti europei rispetto a quelli provenienti dal Sud America o dall'Asia".

Per chi, come Juha Tenho, vive in Finlandia, il problema più grande è concentrare in due o tre i mesi l'attività agricola, perché durante l'inverno la temperatura può crollare a meno quaranta gradi. La crisi con la Russia ha complicato la situazione, ma il problema è sempre lo stesso: mancano aiuti economici e politiche pubbliche per facilitare l'ingresso dei giovani in agricoltura.

Dobbiamo fare rete, scambiarci esperienze e unire le forze”, propone Alice Cerutti, coltivatrice italiana. “Coltiviamo la terra per passione e tutti noi vogliamo continuare a farlo, lasciando le nostre fattorie in eredità a figli e nipoti. Ma perché ciò sia possibile anche il governo deve darci una mano. Non capisco perché se si vuole aprire una start-up tecnologica i fondi ci sono, ma per chi vuole fare innovazione in agricoltura c'è il deserto completo”.
 

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