La fascia geografica dal Piemonte al Veneto continua a vedere consolidarsi il valore dei vigneti a ettaro. Chi ha investito in appezzamenti da Barolo nella bassa Langa o nei vigneti di Chambave in Valle D'Aosta, vicino al lago di Caldaro in Alto Adige, nella piana Rotaliana a nord di Trento, in Valdobbiadene o nelle bollicine del Bresciano, senza dimenticare nel basso Piave attorno a San Donà o sui Colli Euganei vicino a Padova. Uno studio condotto dall'Area Research di Mps evidenzia ancora infatti come l'agricoltura sia ancora un buon investimento, specialmente se si sceglie il vino e se si creano le condizioni per l'export del prodotto, con particolare attenzione ai mercati emergenti.

A sud degli Appennini tiene bene la Toscana, dove il valore dei vigneti è ancora alto, specialmente nei filari Docg e nei filari delle aree del Chianti Classico. Nel 2014 si è assistito a una stabilizzazione generale del mercato, che non hanno seguito il calo dei terreni agricoli comuni. A sud l'unica zona vocata alla vitivinicoltura è mantenere alti valori fondiari è quella dei Castelli Romani, area di rifornimento storico dell'enorme mercato della capitale. Le Regioni meridionali e le isole hanno invece forti spazi di crescita dato che i costi ad ettaro sono ancora abbordabili mentre l'enologia meridionale ha fatto passi da gigante investendo in aree particolarmente vocate e appetibili.

Dal punto di vista dei mercati internazionali, il 2014 ha visto rispettivamente produzione e consumi toccare i 279 e i 240 milioni di ettolitri. La leadership produttiva va alla Francia con 47 milioni di ettolitri, mentre l'Italia si piazza al secondo posto, con 44 milioni di ettolitri, a causa del forte calo dell'ultima vendemmia. A livello di consumi, crescono gli Usa e l'Asia, mentre scende l'Europa, rimanendo comunque la macroarea più rilevante. Per quanto riguarda l'Italia, le tendenze di lungo periodo sono la stabilizzazione della produzione (tra i 40 e i 50 milioni di ettolitri) e il calo  dei consumi interni, scesi da 30 a 20 milioni di ettolitri in poco più che un decennio.

Diventa quindi ormai fondamentale guardare ai mercati esteri per incrementare il fatturato. Le aziende italiane sembrano averlo capito, tanto che le esportazioni sono aumentate di oltre il 70% in 10 sia in quantità che in valore. I mercati esteri stanno premiando in maggior misura la qualità, come dimostra il forte incremento degli spumanti, che rappresentano oggi circa il 12% delle esportazioni totali di vino italiano. L'Italia ha attraversato una lunga fase di declino delle superfici vitivinicole coltivate da 792 mila ettari nel 1999 a 642 mila nel 2014, ma è cresciuta l'identità dei vini di pregio con i territori di appartenenza, che possono costituire un vero volano di sviluppo per settori complementari come quelli delle produzioni agroalimentari, il turismo e l'artigianato.