Per Manuel Civera, direttore di Azumancha e responsabile della sede spagnola di Must “l’aver sancito questa alleanza con FederMosti porterà benefici all’intero settore dei mosti e succhi d’uva. Ci batteremo per far riconoscere il ruolo di queste aziende all’interno della filiera vinicola, per ampliare le possibilità di mercato e per informare il consumatore”.
Anche per Marco Bertagni, direttore di FederMosti “aver rinforzato la rappresentatività e la coesione di questo settore è una buona notizia e darà ulteriore efficacia alle azioni che da anni stiamo portando avanti a Bruxelles e a livello nazionale per riparare agli scempi e alle ingiustizie realizzati con la riforma dell’Ocm del 2008: in quella sede si tolsero gli aiuti alla trasformazione dei mosti d’uva e si lasciò, contrariamente agli accordi e con un colpo d’ala all’ultimo respiro della lobby dello zucchero, la possibilità di aggiungere saccarosio nei vini, senza peraltro la necessità di dirlo ai consumatori”.
E anche i vertici dell’Associazione francese Vins de Pays d’Oc, il presidente Jacques Gravegeal e la direttrice Florence Barthés, insistono sull’importanza del terroir, del modello economico del Sud-Europa e sull’opportunità che il vino si faccia, così come prescrivono le norme internazionali, con… l’uva.
Le aziende aderenti a Must, che rappresentano circa l’80% della produzione continentale di mosti e succhi d’uva, oltre che di chaptalisation hanno parlato di altri temi importanti per il settore, quali i livelli di produzione, la geografia degli scambi internazionali, un presunto caso di dumping da parte dell’Argentina con vendita sottocosto di mosti in Sudafrica e, infine, la necessità di armonizzare a livello europeo le normative tecnico-fiscali per garantire alle aziende le stesse condizioni operative.
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Fonte: Bertagni Consulting srl