Al via il negoziato per l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione europea che darà vita alla zona di libero scambio più grande del mondo.
Una tappa di fondamentale importanza anche per il settore agricolo, che intanto può tirare un sospiro di sollievo: la questione degli Organismi geneticamente modificati (Ogm) non sarà nell’agenda delle discussioni.


Gli obiettivi

Da sole, queste due potenze economiche rappresentano metà del Prodotto interno lordo (Pil) mondiale e un terzo degli scambi globali (il commercio bilaterale ha raggiunto nel 2012 quota 646 miliardi di dollari): indicazioni sufficienti a comprendere la portata di un accordo tra le due rive dell’Atlantico per promuovere le relazioni commerciali.
Dopo lunghi lavori preventivi sulla fattibilità di un simile negoziato, l’ok all’inizio delle discussioni è stato anticipato dal presidente americano, Barack Obama, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione ed è stato ufficializzato l’indomani, mercoledì 13 febbraio, nel corso di una conferenza avvenuta in contemporanea a Bruxelles e a Washington.

L'obiettivo è creare un'alleanza transatlantica di commercio e investimento: l’intesa riguarderà beni, servizi (anche finanziari), appalti pubblici e, appunto, investimenti
Nello specifico, si cercherà di rimuovere dazi e tariffe tradizionali ancora esistenti, che rappresentano circa il 4% del valore degli scambi.
Si lavorerà poi ad eliminare le cosiddette barriere non tariffarie, che rappresentano un ostacolo alle relazioni commerciali.
Un esempio? Le regole che impediscono alle società europee di partecipare a gare pubbliche d’appalto negli Stati Uniti.

Ma la grossa sfida, e questo discorso riguarda in particolar modo l’agroalimentare, consiste nell’aprire reciprocamente i mercati alle merci in provenienza dall’altra sponda dell’Atlantico, senza però ridurre le protezioni garantite dalla legislazione europea (in materia sanitaria, ambientale, di garanzia del consumatore).
In questo senso si è impegnato lo stesso presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, precisando che non ci saranno, come conseguenza dei negoziati, dei peggioramenti alle regolamentazioni comunitarie. Con riferimento in particolare alla sicurezza alimentare, fonti europee hanno poi chiarito che l’argomento particolarmente spinoso degli Ogm non sarà oggetto di discussione nel corso della trattativa.


L’impatto

Secondo le stime della Commissione europea, quando l'accordo sarà operativo potrebbe creare vantaggi economici pari allo 0,5% del Pil europeo e allo 0,4% di quello statunitense.
In termini assoluti, questo si traduce in un giro d’affari addizionale di 86 miliardi di euro all'anno per i 27 Paesi europei, e 65 miliardi di euro per gli Stati Uniti.

"L'alleanza commerciale transatlantica rivoluzionerà le carte in tavola", ha dichiarato Karel De Gucht, commissario europeo per il Commercio, secondo il quale si riuscirà in questo modo a regolamentare i rapporti commerciali per molti decenni a venire, supplendo così al mancato accordo commerciale a livello globale (i negoziati di Doha, nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio), nel quale pur l’Europa si è fortemente impegnata.


Le tempistiche

Le trattative, con tutta probabilità, partiranno entro giugno: il tempo per entrambi gli attori di sbrigare le procedure interne, con la consultazione del Congresso americano da una parte e la ricezione di un mandato negoziale da parte degli Stati membri dell’Ue, dall’altra.
“Non si tratterà di un negoziato semplice” ha ammesso il presidente della Commissione europea Barroso, auspicando però che possa essere concluso entro la fine della legislatura, ovvero estate del prossimo anno. Per il numero uno dell’esecutivo di Bruxelles l'accordo bilaterale rappresenterà, per entrambi i partner, un significativo stimolo alla crescita economica e sosterrà l’occupazione, obiettivi fondamentali in questo periodo di crisi.