"Ci costituiremo parte civile in tutti i procedimenti tesi ad accertare la responsabilità di ciò che è accaduto. Intendiamo tutelare le imprese agricole che, oltre ad essere coinvolte nella difficile vertenza ambientale che ha ferito duramente il territorio della provincia di Taranto, registrano pesanti perdite in termini di immagine e di reddito".

Questo il duro commento del presidente regionale Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, in merito al possibile inquinamento della catena alimentare nell'area dell'Ilva di Taranto.
Ad ipotizzarlo il ministro dell'AmbienteCorrado Clini, a margine della presentazione dello Studio Sentieri relativo all'area di Taranto e contenente i dati dell'analisi della mortalità, del biomonitoraggio e del rischio sanitario connesso alla qualità dell'aria.

Secondo Clini c'è il sospetto che "l'aumento di malattie e tumori indicato nel rapporto Sentieri possa essere legato anche alla catena alimentare". Secondo il ministro, le problematiche a carico del sistema produttivo agro alimentare sarebbero da ricondurre ad un accumulo decennale di sostanze tossiche pericolose potenzialmente ancora attive "per le quali si rende quindi necessaria una immediata bonifica dell'area". 

Una vera e propria miccia che ha dato fuoco alle polveri delle polemiche.

E se Coldiretti chiede di fare "chiarezza per evitare di lanciare generici allarmi che finiscono per mettere in difficoltà il sistema produttivo, soprattutto in un momento economico difficile come quello che stiamo attraversando", per Gerardo Giovinazzi, presidente di Confagricoltura Taranto si tratta di una "vera e propria corbelleria" ed esclude a priori una correlazione tra inquinamento e catena alimentare per due motivi. Il primo, spiega, è che "il 90% della carne italiana proviene dall'estero. Secondo, tutte le verdure non rientrano nelle derrate in cui si possa accumulare diossina".


Rapporto ambiente e salute a Taranto
Il rapporto Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità pubblica, presentato dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, e coordinato dall'Istituto superiore di sanità fornisce un aggiornamento agli anni 2003-2009 dello Studio Sentieri relativo all'area di Taranto e contiene i dati dell'analisi della mortalità, del biomonitoraggio e del rischio sanitario connesso alla qualità dell'aria.
I dati evidenziano per gli uomini residenti nei comuni di Taranto e Statte - sito di interesse nazionale per le bonifiche o area Sin - un eccesso di incidenza del 30% per tutti i tumori rispetto al resto della provincia; per le donne il valore si ferma a venti punti percentuali.
Dato ancora più allarmante, nel Sin di Taranto, vengono registrati incrementi significativi per tutte le cause di mortalità nel primo anno di vita e per alcune condizioni morbose di origine perinatale.


Aria e suolo

Per quanto riguarda la qualità dell'aria nella zona in questione, pur non riscontrandosi differenze significative di concentrazione media annuale di materiale particellare rispetto alla maggior parte dei centri urbani italiani, l'analisi della composizione del PM10 evidenzia la presenza di benzopirene, un idrocarburo policiclico aromatico classificato come cancerogeno certo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Potenziale responsabile della presenza di questa sostanza dannosa per la salute è lo stabilimento siderurgico, emettitore nell’area per oltre il 99 per cento del totale.
Altri inquinanti che caratterizzano il materiale particellare emesso dallo stabilimento sono le diossine responsabili negli ultimi anni di drastici interventi da parte delle autorità sanitarie sugli allevamenti zootecnici della zona.
Un fenomeno da non sottovalutare anche perché si tratta di sostanze che si depositano nel suolo e che possono entrare nella catena alimentare risultando, se ingerite, rischiose.
Come le diossine, anche la persistenza ambientale sul suolo di metalli presenti nelle emissioni industriali tra cui ferro e manganese, richiede un'attenzione alta sulla contaminazione degli alimenti prodotti localmente. 
Inoltre, i risultati dello studio di biomonitoraggio svolto tra gli allevatori impiegati in masserie nel territorio della provincia di Taranto, evidenziano nel sangue di quanti operanti in masserie ricadenti nella fascia tra zero e quindici chilometri dal polo industriale, livelli di diossine e policlorobifenili - PCB consistentemente più elevati rispetto a quelli osservati a distanze maggiori.


Un problema urgente

Alla luce delle evidenze scientifiche generate dagli studi, il 18 ottobre scorso la Conferenza del servizi ha approvato con il decreto di Autorizzazione ambientale integrata - Aia -, l'avvio di una sistematica opera di risanamento ambientale.
Nell'ambito della nuova AIA, saranno attuati piani di monitoraggio che avranno il compito di valutare in tempi brevi e costantemente l’efficacia delle iniziative previste per contrastare l’inquinamento e i suoi effetti sulla salute.