La ricerca riporta che il fatturato del mercato del falso nel nostro Paese vale 6,9 miliardi di euro. I settori più colpiti sono l'abbigliamento e gli accessori (2,5 miliardi di euro), il comparto cd, dvd e software (1,8 miliardi di euro) e i prodotti alimentari (1,1 miliardi di euro).
"Si tratta di un danno economico e di immagine inaccettabile per i produttori che lavorano quotidianamente sull'eccellenza - dice la Cia - Tanto più che a finire più spesso nel mirino di falsi e tarocchi sono proprio i prodotti di qualità regolamentata, le Dop e le Igp, il biologico: cioè quelli che dovrebbero offrire un'assoluta garanzia di sicurezza alimentare, che è il criterio al primo posto nelle scelte di consumo per otto italiani su dieci".
Ma il conto è destinato a salire se si comprende anche l'italian sounding: dal Parmesan al Barbera bianco, dal provolone del Wisconsin ai pomodori San Marzano della California, la la Coldiretti stima un giro d'affari da 60 miliardi
La Cia, a cui si uniscono anche altre organizzazioni agricole come Confagricoltura, richiede soluzioni certe alla piaga delle contraffazioni: "Bisogna usare "tolleranza zero" contro nei confronti degli autori delle truffe e degli inganni a tavola". La road map? Istituzione di una task-force in ambito Ue per contrastare le falsificazioni alimentari; sanzioni più severe contro chiunque imiti prodotti certificati; azioni più decise da parte dell'Europa nel negoziato Wto per un'effettiva difesa delle denominazioni e degli standard tecnici in campo ambientale e sociale; interventi finanziari, sia a livello nazionale che comunitario, per l'assistenza legale a chi promuove cause (in particolare ai consorzi di tutela) contro chi falsifica prodotti alimentari.
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Fonte: Agronotizie