Cento per cento legalità per l'agro-industria italiana. Flai-Cgil, la Federazione lavoratori agro-industria non fa sconti e, al Cafè de Paris a Roma, ha annunciato questa mattina la nascita dell'Osservatorio Placido Rizzotto contro agromafie e caporalato.
Uno strumento nuovo presieduto dal segretario nazionale generale Flai-Cgil, Stefania Crogi e che - proseguendo la campagna per la legalità e la promozione della cultura dei diritti - si aggiunge alle molte iniziative nazionali e territoriali sul tema portate avanti dalla sigla sindacale.

 

Osservatorio Placido Rizzotto

L'Osservatorio, intitolato al sindacalista ucciso dalla mafia nel 1948, alla cui presentazione hanno contribuito Stefania CrogiSerena Sorrentino della segreteria nazionale Cgil, Placido Rizzotto Jr, nipote, ma anche Anna Canepa, magistrato Dna, Donato Ceglie, magistrato della Procura di Napoli Cesare Patrone, capo del Corpo forestale dello stato, nasce con l'obiettivo di monitorare e denunciare la diffusione dei fenomeni di illegalità nel mondo delle produzioni agricole e dell’industria alimentare.

Attraverso il contributo di sindacalistimagistratiforze dell'ordine ma anche di giornalisti e rappresentanti della società civile, riuniti in un Comitato scientifico presieduto da Giancarlo Caselli, l'Osservatorio effettuerà un monitoraggio quotidiano delle varie forme di illegalità nel settore agricolo e industriale, delle infiltrazioni mafiose nella filiera produttiva, commerciale e della logistica, raccogliendo dati e formulando possibili soluzioni di contrasto.
I risultati - in costante aggiornamento - saranno visionabili on line in una pagina dedicata sul sito Flai-Cgil.

Verranno inoltre promosse soluzioni legislative e operative di contrasto per l'infiltrazione mafiosa nel settore ma anche valorizzate e premiate le esperienze virtuose così da sostenere quanti si impegneranno a denunciare l'illegalità.

 

Rapporto Dna sulle mafie

Dare la dimensione dell'infiltrazione mafiosa nell'agroalimentare, può attribuire un giusto peso all'iniziativa; in tal senso, i dati dell'ultimo Rapporto pubblicato dalla Direzione nazionale antimafia annoverano oltre all'edilizia, al turismo e alla ristoriazione, proprio l'agroalimentare quale settore di infiltrazione mafiosa in piena attività negli ultimi anni.
"Allarmante - si legge - la capacità delle organizzazioni criminali di controllare con il caporalato, in espansione, una consistente fetta di mercato del lavoro".

Proprio su questo fronte, è stata condotta da parte di Cgil una grande battaglia che sotto il cappello dello slogan 'Stop Caporalato' ha portato lo scorso agosto alla modifica dell'articolo 603 del codice penale, inasprendo le pene.
Ma c'è ancora molto da fare, basti pensare ai fatti di Rosarno, tristemente noti alla cronaca o ai più recenti avvenimenti che hanno visto nelle scorse settimane l'arresto di una ventina di individui in diverse regioni italiane, per lo più imprenditori agricoli, con l'accusa di riduzione in 'schiavitù', favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, falso in atto pubblico, estorsione e violenza privata.
Un traguardo, questo, raggiunto grazie alle indagini condotte dalla Direzione nazionale antimafia di Lecce in collaborazione con le altre procure interessate ma il cui successo va attribuito soprattutto alle denunce di alcuni lavoratori.

 

Lotta al caporalato

Stime prudenziali della sigla sindacale, identificano circa 550mila lavoratori nelle mani dei caporali ed oltre 800mila in nero la cui continua crescita è favorita dall'innesto di capitali mafiosi nell'economia del sistema agricolo che ha l'effetto di innescare una competizione al ribasso.
Ma se il fenomeno del caporalato, un tempo endemico del Mezzogiorno, oggi è una realtà radicata e strutturata su tutto il territorio nazionale, nel sud della penisola sta crescendo il controllo sulla filiera agroalimentare.

E' in questo settore che il rapporto della Dna, evidenzia una modalità operativa delle mafie che tende a fare cartello assumendo il controllo del mercato che porta alla determinazione dei prezzi all'ingrosso e ad infiltrazioni in consorzi agricoli e agroindustriali.