Tempi più lunghi del previsto e forti riduzioni degli incentivi. Sono questi per ora i punti fermi dell'iter di approvazione del decreto legislativo n 28 del 3 marzo 2011.

Dai ministeri coinvolti - Agricoltura, Sviluppo economico e Ambiente, non è giunta alcuna indicazione ufficiale.

Secondo la bozza (ufficiosa) del decreto attuativo che circola in questi giorni, messa a punto dai ministri Catania, Passera e Clini, la tendenza del nuovo sistema incentivante di riferimento per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ritenuta 'un pilastro fondamentale della strategia energetica italiana' è quella di prendere le distanze dall'approccio tenuto fino ad ora “non ottimale – si legge nella bozza - per l’incentivazione delle fonti rinnovabili”.

 

A ciascuno il suo

In particolare, il riferimento è alla tendenza rilevata nel privilegiare lo sviluppo di energia rinnovabile elettrica (solare, nello specifico), rispetto ai settori calore e trasporti o all'efficienza energetica che – cita il testo - “sono modalità economicamente più efficienti per il raggiungimento degli obiettivi”. Degli attuali 9 miliardi di euro annui destinati agli aiuti, infatti, 6 sono assorbiti dal fotovoltaico.
Un costo, quello totale, cumulato e complessivo che, tenendo conto della durata quindicinale o ventennale del sostegno, ammonta a 150 miliardi di euro tradotti in bolletta in un aggravio annuo per famiglia di 120 euro: il 23% sulla media annua.

 

Cambio di rotta

La linea definita dai ministri intende premiare le tecnologie più vantaggiose in termini di minor costo unitario - euro per Mwh e euro per Ton di CO2 evitata - maggiori ricadute sulla filiera economica del paese e minor impatto ambientale e sulle reti elettriche. In questo senso sarà rivisitata l’attuale gerarchia d’uso delle risorse economiche con uno spostamento verso il settore termico e l’efficienza energetica.

 

Qualche dato

La bozza di decreto ipotizza un costo cumulativo degli incentivi, escludendo il fotovoltaico, non superiore a 5,5 miliardi di euro annui.

Accanto alla necessità di definire incentivi più bassi, il testo individua anche quella di generare meccanismi di controllo dei volumi di sviluppo. Ovvero, sono previste aste per impianti di potenza superiore a 5 MW e per gli altri, registri nazionali nei quali saranno definiti i volumi massimi annui suddivisi per tecnologia e priorità.
Gli incentivi saranno differenziati in base alla tipologia di impianto e alla potenza installata.
Per il biogas i range previsti vanno da 1 a 300 kW, da 300 a 1000 e da 1000 a 5000; per le biomasse da 1 a 1000 kW e da 1000 a 5000.

 

Premio aggiuntivo

Alle tariffe ipotizzate e riportate nell'allegato 1 della bozza di decreto, va aggiunto il premio per le tecnologie avanzate. Per gli impianti a biogas in regime di cogenerazione ad alto rendimento che prevedano il recupero dell’azoto per la produzione di concimi organici biologici, vanno aggiunti 30 €/Mwh.
Ma, specifica l'articolo 25, l’autorizzazione dell’impianto deve prevedere un Piano di utilizzo agronomico con rimozione di almeno il 70% dell’azoto e l'intera produzione di calore in cogenerazione deve essere indirizzata alla produzione del fertilizzante.

Devono infine essere rispettati i requisiti previsti dal d.lgs 75 del 2010; in ogni caso è prevista una procedura semplificata gestita dal Mipaaf e Agea.