Contratti scritti e tempi di pagamento certi nella compravendita dei prodotti: 30 giorni per la fornitura di prodotti agricoli freschi, 60 per i prodotti alimentari confezionati. Detto fatto.
Il ministro Mario Catania, da vero ministro tecnico e profondo conoscitore del vulnus economico subito dal mondo agricolo a causa dello strapotere della Grande distribuzione, ha preso il toro per le corna e con un colpo da maestro ha convinto i colleghi del Governo a inserire il provvedimento nel decreto sulle liberalizzazioni varato un mese fa.
La settimana scorsa, un'altra novità è arrivata dal Parlamento europeo, dove ha tagliato il traguardo il cosiddetto 'pacchetto latte', pensato all’indomani della grande crisi del settore lattiero-caseario registrata nel 2009, ma con un occhio anche al 2015, quando il sistema delle quote latte, dopo 30 anni di non proprio onorata applicazione, andrà in pensione.
E anche qui ci sono importanti novità sul fronte delle relazioni commerciali: contratti, anche pluriennali e redatti in anticipo, stabiliscono il prezzo, i volumi della fornitura, tempi e modalità di pagamento.
Soprattutto, c'è l'agognato via libera alla programmazione produttiva dei formaggi Dop.
Segnali importanti, che vanno nella giusta direzione. Ora gli agricoltori, che hanno ringraziato in viva voce i paladini della loro causa, hanno in mano gli strumenti per poter raddrizzare parte degli squilibri della catena del valore che finora ha riservato al segmento agricolo una parte minima del valore sviluppato lungo la filiera.
In questo, per la verità, in compagnia dell’industria alimentare, anch’essa stretta nella morsa dello strapotere della Gdo, la cui lobby in Parlamento era riuscita solo ad aprire un tavolodi negoziato, senza però portare a casa nulla di concreto.
Ora che gli strumenti ci sono, sarebbe però pericoloso pensare che il riequilibrio possa avvenire in via automatica. La veemente e scontata reazione dei rappresentanti del commercio e della Gdo, che stanno intensificando l'attività di lobby per spuntare, se non la cancellazione della norma, almeno un ammorbidente emendamento in sede di conversione del decreto, promette battaglia.
I contratti scritti possono sicuramente contribuire a rendere più trasparenti i rapporti commerciali, ma le caselle predisposte in quei contratti vanno poi riempite: prezzi, quantità e standard di qualità, tempi di pagamento ma anche quelli di consegna, e quant'altro prevede la prassi contrattuale.
E’ su quel tavolo che si giocherà la partita più difficile, dove si discuterà e si litigherà per stabilire il prezzo, ma non solo.
C'è tutto il capitolo del cosiddetto Listing fee che raggruppa una serie di oneri che la Gdo scarica sul fornitore, dalla "tassa di ingresso" nei supermercati alla posizione di quel prodotto sullo scaffale, fino ai costi delle promozioni.
E’ il vero piano inclinato, dove in una normale logica di mercato ciascuno dei contraenti cercherà di scaricare tutta la propria forza contrattuale che non può certo essere garantita da nessun decreto.
Per arrivare preparata a quell'appuntamento, l'anello più debole della filiera, cioè l'agricoltura, il poter contrattuale dovrà ricostruirlo migliorando la propria efficienza e la capacità di aggregare l’offerta, fare massa critica e imparare a confrontarsi con un mercato che la crisi economica in atto ha reso ancora più competitivo.
Non c’è tempo da perdere, né ha senso sperare in altri decreti 'miracolosi'. Di leggi e normative per creare queste aggregazioni ce ne sono perfino troppe: le Organizzazioni dei produttori (Op) sono nate da decenni sotto la spinta della Pac, ma finora non hanno certo dato grandi risultati; il sistema cooperativo, soprattutto quello dei giganti del Nord, è sempre in bilico tra il legame dei soci fornitori e la dura legge della competitività e della concorrenza con i privati.
E le divergenze delle Organizzazioni professionali non aiutano certo questo processo, come dimostra il fallimento della cosiddetta legge sulla regolazione dei mercati varata ormai da molti anni di cui, visti i risultati deludenti per il mondo agricolo, si sono perse le tracce.
Del resto, per capire quanta strada c'è ancora da fare nell'organizzare l'offerta, basta vedere con quanta enfasi è stata salutata in Italia l'approvazione al Parlamento europeo del pacchetto latte, proprio nella parte in cui autorizza i consorzi dei formaggi Dop a razionalizzare la produzione.