"La situazione complessiva non ha consentito interventi specifici per lo sviluppo del settore agricolo". Parole forti e senza appello quelle pronunciate dal ministro Mario Catania a margine dell’incontro con gli assessori regionali all’Agricoltura, sulla manovra salva-Italia.

"Il comparto è chiamato - ha proseguito Catania - a fare sacrifici e le misure fiscali sugli immobili sono un elemento non trascurabile. Comunque, siamo riusciti a inserire una dotazione aggiuntiva di 40 milioni di euro, per recuperare un taglio previsto dalla legge di stabilità che metteva a rischio l’operatività dell’Agea per il 2012”.

 

Le misure: carburante, Imu e dismissione dei terreni

In testa alle preoccupazioni - e alle critiche unanimi - delle organizzazioni agricole c'è l'Imu, l'Imposta municipale unica che sostituisce l’Ici, con aumenti per i terreni che la pagavano già e che colpirà anche i fabbricati rurali - fino ad oggi esenti - funzionali all’attività agricola.

Cui si aggiunge il nuovo aumento delle accise sui carburanti, che il governo intende rendere esecutivo con l'entrata in vigore della manovra.

Tra i provvedimenti adottati, c'è poi quello riguardante i contributi pensionistici dei coltivatori diretti che ridetermina le aliquote contributive in base alla maggiore o minore età di 21 anni del lavoratore coltivatore diretto, del mezzadro e del colono e in base alla zona in cui si trova il terreno agricolo (normale o svantaggiata).

Sono state poi previste modifiche alle disposizioni per l’accatastamento dei fabbricati e disposta la soppressione dell'ente irriguo di Puglia, Lucania e Irpinia.

Un capitolo a parte riguarda la dismissione dei terreni di proprietà pubblica e le modalità di determinazione del prezzo dell’immobile da alienare, che viene determinato dal Vam (il Valore agricolo medio), già utilizzato nelle procedure di espropriazione per pubblica utilità dei terreni di privati. La nuova norma riconosce a tutti i soggetti interessati di partecipare al procedimento di individuazione dei terreni da dismettere per lo sviluppo del settore agricolo.

 

Tante tasse, niente sviluppo

“Per le imprese agricole tante tasse e niente sviluppo”. Secco il commento del presidente di Confagricoltura, Mario Guidi.

Forte l’allarme lanciato da Giunta e Comitato direttivo di Confagricoltura riuniti per una valutazione approfondita della manovra. “Sono gravissime le conseguenze del decreto ‘salva Italia’ per gli aumenti di imposte a carico degli agricoltori - si legge in una nota -. L’incremento della base imponibile ai fini Imu, assieme alle nuove tasse sui fabbricati rurali, comporta incrementi dal 100 per cento sino a valori assurdi del 400 per cento”.
Secondo le stime elaborate dal Centro studi di Confagricoltura, l’imposizione fiscale per un’azienda di circa 50 ettari (colture seminative e foraggere) con quattro fabbricati rurali, che attualmente versa un’Ici sui soli terreni di circa 2.200 euro, con la nuova tassazione  passerebbe ad un totale di oltre 8.600 mila euro. Un aumento che supera i 6.400 euro, prossimo al 300 per cento dell’attuale carico fiscale.
“Nn possiamo considerarlo un provvedimento improntato all’equità – ha detto Guidi -. Gli incentivi per l’Irap non riguardano i redditi agrari e quelli per l’aiuto alla crescita economica delle imprese non si applicano alla stragrande maggioranza delle aziende. Poi arriva la batosta dell’Imu sui fabbricati rurali”. "La manovra - aggiunge - rischia di rendere la situazione delle imprese agricole, già di per sé difficile, ancor più drammatica”.

 

Conto salato per le imprese

Di "conto salato per le imprese" parla il presidente della Cia - Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, "in un momento di grande difficoltà dovuta all'aumento dei costi. Non faremo le barricate. Siamo pronti ai sacrifici, ma vorremo che accanto a misure fiscali e contributive ci fossero interventi per ridare vigore alle aziende, per rilanciare la crescita e per favorire la necessaria competitività sui mercati internazionali”.

Quanto alll'aumento delle accise sui carburanti, "rischia di dare il colpo di grazia ai consumi - dice la Cia - che determinerà un rialzo immediato dei beni trasportati su gomma, a partire dal 90 per cento dei prodotti alimentari. Anche per gli agricoltori si tratta di una nuova stangata: il  gasolio è re nel settore per il riscaldamento delle serre, per l’alimentazione dei mezzi meccanici e indispensabile nei mesi in cui si avvicendano operazioni di semina, concimazione, diserbo, irrigazione, trinciatura e raccolta. Solo a ottobre i rincari dei carburanti hanno fatto salire del 7,6%  annuo i costi di produzione degli agricoltori".
L’inasprimento delle misure fiscali, tributarie, contributive e previdenziali "andrà a pesare in maniera grave su una situazione già alquanto complessa che vede migliaia di imprese agricole con l’affanno", ha aggiunto.

 

Idee a costo zero
“Nessuno come noi agricoltori sa bene cosa siano i sacrifici e come il contributo al bene del Paese rappresenti un dovere per tutti. Noi non ci tiriamo indietro, ma equità e misure per la crescita devono riguardare anche il nostro settore, e queste misure nella manovra ancora non ci sono”
. Lo chiede il presidente della Coldiretti Sergio Marini.
"Abbiamo consegnato - ha continuato Marini - al presidente del Consiglio Monti alcune proposte, idee anche a costo zero, per una filiera agricola più trasparente, più competitiva, più rispettosa di tutti e dove il bene terra, se utilizzato come fattore della produzione in una impresa agricola merita un trattamento fiscale ben diverso da quello riservato a fondi agricoli speculativi o per fini hobbistici. Queste correzioni - ha concluso Marini - sono necessarie in quanto equità e crescita sostenibile sono i nuovi beni comuni ai quali il nostro Paese non può permettersi di rinunciare soprattutto in un settore strategico del made in italy".