L'innovazione in agricoltura è un concetto che in Italia stenta ad affermarsi nel senso comune.

Per la generalità degli italiani l'agricoltura è soprattutto tradizione. Nel mondo, in particolare nelle economie emergenti - Brasile, Russia, India, Cina - alla "ricerca e sviluppo" nel settore è riconosciuto invece un ruolo strategico.

Lo conferma Antonio Cianci, consigliere per la diffusione dell'innovazione del Ministro Brunetta, appena tornato da uno dei suoi viaggi a Shanghai. "Contatti con imprese italiane innovative nel settore agricolo ci sono stati espressamente richiesti dalle aziende cinesi, lo scorso anno all'Expo universale", racconta Cianci.

Così le idee, le macchine e le competenze del nostro settore agroalimentare si rivelano una grossa opportunità per fare affari. Proprio per facilitare gli scambi con i mercati emergenti è stato lanciato il bando 'l'Italia degli innovatori' promosso dall'Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri e giunto alla seconda edizione.

"Si tratta di un progetto rivolto alle piccole e medie imprese italiane che hanno spiccati caratteri innovativi – spiega Cianci - con questa edizione ci rivolgiamo espressamente anche al settore dell'agricoltura".

Trascurato durante la prima edizione, l'anno scorso?
"E' stato un limite, lo ammetto, ma stiamo migliorando".

Perché l'innovazione in agricoltura?
"Perché ci viene richiesta. All'Expo di Shanghai i finanziatori e le aziende volevano parlare di come aumentare le rese agricole, c'era grande interesse per scambi sul nostro know how agroalimentare e sull'innovazione nel settore. Nei Paesi del cosiddetto Bric in forte crescita demografica, si sta affermando un ceto medio che ha accesso a nuovi consumi, compresi quelli alimentari. Per la Cina, in particolare, il problema è sfamare mezzo miliardo di persone che si sono spostate verso le città, con le campagne che invece vengono abbandonate".

Innovazione è un termine molto generale: che tipo di progetti cercate?
"Di tutti i tipi, non ci poniamo limiti: possono essere idee e pratiche innovative sul risparmio energetico, sulle tecniche colturali o di trasformazione, anche se per noi la componente tecnologica è la più importante".

Ci sono spazi solo in Estremo Oriente?
"Nient'affatto. Nell’edizione 2011-2012 l’Italia degli Innovatori guarda alla Russia e al Sud e Centro America. Oltre che alla Cina, con la quale sono stati avviati stabili rapporti nell’ambito del trasferimento tecnologico, il progetto viene esteso al Brasile, alla Corea del Sud, all’Europa, nell’ambito delle iniziative promosse dal Governo Italiano, quali l’Anno dell’Italia in Russia, l’Anno dell’Italia in Brasile e con la partecipazione all’Esposizione Internazionale di Yeosu in Corea del Sud e al World Horticultural Expo di Venlo nei Paesi Bassi, e con il Messico, con cui si sta perfezionando un accordo sullo scambio tecnologico".

Cosa succede se un'impresa viene selezionata per l'Italia degli innovatori?
"Le portiamo con noi con una mostra multimediale e 'apparecchiamo' il tavolo per incontri tra imprese e imprese o tra chi ha le idee e i progetti e chi ha le risorse finanziarie per realizzarli. Vitto e alloggio sono a carico dell'impresa, la parte organizzativa e il cotè istituzionale lo mettiamo noi. E' un tipo di promozione che, almeno in Cina, ha dato grosse soddisfazioni e serve per avviare rapporti stabili con le agenzie dell'innovazione in tutto il mondo".

L'innovazione al livello di una singola impresa agricola è piuttosto difficile da trovare…
"Non per questo smettiamo di cercarle. Il bando è aperto anche a centri di ricerca, poli tecnologici, università, e abbiamo un orizzonte più ampio del 2011/12. Andiamo verso un Expo universale, quello di Milano 2015, che sarà dedicato proprio ai temi dell'alimentazione e dell'agricoltura: quale migliore vetrina per l'innovazione agricola italiana?".