Per la vendemmia 2009 si confermano quantità (sugli stessi livelli del 2008 con circa 46 milioni di ettolitri di vino) e qualità (buona), me per prezzi delle uve pagati ai produttori è un vero crollo verticale. La diminuzione si attesta, in media tra il 10 e il 20%, con punte anche del 40% rispetto allo scorso anno. I vitivinicoltori sono, quindi, in seria difficoltà anche a causa degli aumenti dei costi produttivi e contribuitivi che contribuiscono al 'taglio' netto dei redditi. E’ quanto sottolinea la Cia (Confederazione italiana agricoltori) che denuncia anche speculazioni a danno dei produttori e sollecita un Tavolo di confronto a livello ministeriale con la partecipazione di tutti i rappresentanti della filiera, prima che la situazione degeneri inevitabilmente. 
E’ davvero una fase difficile, ma quello che più preoccupa, avverte la Cia, è che, da un lato, il sacrificio più grosso sarà ancora una volta a carico dei produttori di uva, e dall’altro, che con questa frenetica corsa al ribasso verranno meno i margini di investimento per il mercato. Il tutto con la possibile conseguenza di un ulteriore abbassamento del prezzo della bottiglia e la diminuzione, nel contempo, del richiamo di molte tipologie, attrattiva conquistata negli anni con grande fatica.
In sostanza, gli attuali bassi prezzi, ribadisce la Cia, costringono i produttori al sottocosto. Una cosa che può andare bene per altri settori, ma non per quello agricolo in quanto mette a rischio la redditività e può causare la chiusura delle aziende. 
Si rilevano prezzi in netto calo -sostiene la Cia- di alcune uve atte a produrre vini Doc che starebbero sotto i 25 centesimi al chilo. E’ un fatto molto negativo che in alcuni casi può probabilmente costringe produttori a cessare la loro attività il prossimo anno. 
I prezzi, evidenzia la Cia, sono segnalati in calo generalizzato un po’ in tutte le regioni e, come elemento di ulteriore criticità, sembrerebbe in atto un deciso ridimensionamento, se non una scomparsa, della domanda dai soggetti che abitualmente hanno animato il mercato delle uve. 
Situazioni difficili si registrano per le uve trentine per le basi spumante. In Toscana, benché è ancora presto per determinare il prezzo delle uve rosse destinate alle denominazioni più importanti, l’elemento di maggiore preoccupazione arriva proprio dalla immobilità del mercato. 
Anche per prodotti di qualità, come Vermentino della Maremma, si ha un prezzo che si aggira sui 70 euro al quintale, che nel 2008 poteva arrivare anche a 100-110 euro al quintale. Stesso discorso per Sangiovese, Merlot, il Cabernet Sauvignon, le cui uve sono quotate 30-40 euro al quintale, mentre nel 2008 spuntava un prezzo di 60-70 euro al quintale. 
Scendendo più a Sud, la situazione non cambia. Anzi. In Puglia 20 sono gli euro che occorrono per acquistare un quintale di Chardonnay (nel 2008 ce ne volevano 30). In Sicilia una partita di uve pregiate (Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah) costa 30-35 euro al quintale, nello scorso anno, invece, occorrevano 45-50 euro. Bassissimi i prezzi delle uve meno pregiate come il Grecanico, che si può trovare a 10 euro al quintale, o lo stesso Nero d’Avola, acquistabile con 20-25 euro al quintale.
Un’unica eccezione della tendenza al ribasso -conclude la Cia- sembra essere rappresentata dal Prosecco. Il prezzo delle uve destinate alla Doc è stabile a 50 euro al quintale, come nel 2008. Le uve Prosecco destinate alla Docg (Conegliano e Valdobbiadene) costano 100 euro al quintale come l’anno passato.