Un agricoltore su tre ha subito e subisce gli effetti della criminalità, il cui giro d'affari nel settore agricolo è ormai pari a 15 miliardi di euro l'anno, praticamente un terzo della produzione lorda vendibile in agricoltura (45 miliardi di euro). Insomma, siamo in presenza di oltre cento reati al giorno. La denuncia è venuta dal presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori) Giuseppe Politi nel corso della conferenza stampa d'inizio anno svoltasi a Roma. Furti di attrezzature e mezzi agricoli, usura, racket, abigeato, estorsioni, il cosiddetto 'pizzo', discariche abusive, macellazioni clandestine, danneggiamento alle colture, aggressioni, truffe nei confronti dell'Unione europea, 'caporalato'. L'agricoltura italiana è sempre più terrorizzata dalla criminalità organizzata. Un fenomeno che prima si riscontrava solo al Sud, ma che adesso si sta espandendo in tutta Italia. Molti produttori agricoli sono nelle mani della mafia, della camorra, della 'ndrangheta, della sacra corona unita, ma anche preda di una malavita violenta e spregiudicata. E così sono soggetti a pressioni, minacce e a ogni forma di sopruso. Sono elementi che si riscontrano in diversi dossier, fra i quali quelli della Fondazione Cesar (che dopo il rapporto del 2003, predisposto per conto della Cia, ne sta elaborando uno più aggiornato), della Direzione nazionale antimafia e della Confesercenti 'Sos imprese'. Prima erano la Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna le regioni in cui l'attività delle organizzazioni malavitose concentravano la loro azione ai danni dell'agricoltura. Adesso la malavita ha allargato il suo giro d'azione. Altre regioni del centro e del nord sono finite nel mirino dei criminali e gli agricoltori ne pagano le spese. Al primo posto, per numero, fra i reati troviamo i furti di attrezzature e di mezzi agricoli. Il racket è il secondo reato (sempre per numeri di crimini commessi) che si registra. Segue a debita distanza l'abigeato. Reato che si concentra, soprattutto, in alcune zone della Campania (in particolare gli allevamenti di bufale).
La gravità della pesante presenza della criminalità nelle campagne è ben presente nell'autorità giudiziaria e di polizia. Sta di fatto che, a suo tempo, è stato istituito, nell'ambito della Direzione nazionale antimafia, uno specifico servizio per combattere l'allarmante fenomeno. L'istituzione del servizio è importante soprattutto perché, a differenza della criminalità nei centri urbani dove c’è un preciso punto di riferimento che sono le forze dell'ordine, nelle campagne l'agricoltore è spesso solo, disarmato, inerme, per cui, quando gli va bene, non gli rimane che scendere a patti. La paura, l'insicurezza, le preoccupazioni, nel mondo agricolo, hanno un altro sapore. Il bersaglio è bene individuale, non può nascondersi, pararsi. Non si corre il pericolo di coinvolgere estranei nell'oppressione violenta. Solo la capacità imprenditoriale, la fatica, il lavoro sono a rischio. Oggetti di azioni criminali che, molte volte, la cronaca trascura o, peggio, ignora, con un atteggiamento colpevole che non tiene conto quanto esse incidono sulla produttività delle aziende agricole e sullo stesso sistema di vita dei produttori.