Sviluppare metodi innovativi di gestione dei frutti nella fase di post-raccolta in funzione della qualità di consumo e delle modalità di conservazione e di commercializzazione. E’ l’obiettivo del “Progetto interregionale Frutticoltura Post-raccolta” presentato nel convegno che si è tenuto venerdì 27 aprile nell’ambito di Macfrut 2007, la più importante vetrina internazionale dedicata all’ortofrutta (Cesena, 26-28 aprile) e promosso da CRPV, Centro Ricerche Produzioni Vegetali di Cesena.

Il progetto coinvolge Regioni - dalla Sicilia al Trentino Alto-Adige -, Università, Istituti di Ricerca e Organizzazioni di Produttori ed è co-finanziato da Regioni e Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
"Lo scopo del Progetto – spiega Paolo Bertolini del Criof, Università di Bologna - è di valorizzare le produzioni frutticole italiane nella fase di post-raccolta e di preservarne la qualità e lo stato sanitario attraverso tecnologie innovative, in particolare mediante la lotta biologica, l’uso di sostanze naturali e di mezzi fisici. Il secondo aspetto riguarda la logistica: sono in corso ricerche per valutare le caratteristiche della catena di distribuzione dei prodotti con tecniche di rilevamento continuo dei caratteri ambientali (temperatura, umidità) per preservare la qualità del prodotto e mantenere la catena del freddo".
Guglielmo Costa, Dca, Università di Bologna ha esposto i risultati dell’applicazione della tecnologia NIR (Near Infrared Spectroscopy) di UNITEC a Pero, Melo e Kiwi con lo sviluppo di un nuovo indice (indice DA) di maturazione attraverso la tecnica VIS/NIR (Visible-Near Infrared Spectroscopy) e l’applicazione della tecnica NIR ‘tradizionale’ attraverso una strumentazione commerciale messa a disposizione da UNITEC.
La Spettroscopia NIR e la Vis-NIR sono tecnologie non distruttive basate sui raggi luminosi che trovano grande applicazione nel settore ortofrutticolo e che permettono un’ampia misurazione di parametri qualitativi dei prodotti freschi per a determinarne il sapore. Il funzionamento è semplice: il frutto viene illuminato dai raggi luminosi che penetrano al suo interno e vengono assorbiti in maniera diversa in funzione dei vari composti chimici. Misurando la luce riflessa nelle varie lunghezze d’onda, è possibile avere precise informazioni sulla composizione interna dei frutti e sulle loro caratteristiche fisiche.
"Le tecnologie non distruttive sono strumenti interessanti per la determinazione della qualità organolettica dei frutti – ha detto Costa —. Devono essere semplici da usare e devono avere costi ridotti rispetto alle tecnologie presenti sul mercato. Il loro utilizzo deve dare un valore aggiunto alla filiera rispetto ali metodi tradizionali".
E’ stata presentata la valutazione simulata della shelf life in varietà di Melo e Pesco. "La ricerca - ha spiegato Armando Testoni, Cra, Istituto valorizzazione tecnologica dei prodotti agricoli - ha l’obiettivo di valutare in modo sistematico l’evoluzione della maturazione in psot-raccolta attraverso la misurazione di indici quantitativi, sia con tecniche strumentali che sensoriali, evidenziando ciò che avviene nella parte terminale della filiera".
Il Progetto interregionale ha unito mondo della ricerca, amministrazioni e comparto produttivo. "Per la prima volta – spiega Franco Foschi, Regione Emilia-Romagna - più Regioni hanno convogliato in un unico progetto le risorse per sviluppare temi comuni. Si è trattato di una sfida, quella di aggregare strutture diverse (Centri di Ricerca) su una tematica di grande rilievo che coinvolge le specie frutticole più diffuse in Italia: Melo, Pesco, Kiwi, Uva da Tavola e Clementine".