Prima un focolaio in un allevamento di bovini in Sardegna e a distanza di pochi giorni ecco che la dermatite nodulare contagiosa (nota anche come lumpy skin disease) fa la sua comparsa in provincia di Mantova.
Questa volta sono colpiti bovini da carne, ma come nel caso precedente il contagio arriva con l'ingresso di nuovi animali da ristallo. Di nuovo un'evidente falla nelle misure di biosicurezza.
Ci si è dimenticati dell'allarme da tempo lanciato da AgroNotizie® sui virus che stanno insidiando gli allevamenti italiani e che provengono per gran parte dai Paesi dell'Europa orientale e dei Balcani.
Ora il guaio è fatto e bisogna rimediare, soprattutto in fretta.
Ma nessun allarme per il consumo di prodotti di origine animale. Le persone non corrono alcun rischio.
Le misure in atto
Le misure di contenimento dell'infezione sono state prontamente adottate dalle autorità sanitarie.
Attorno ai focolai le consuete zone di protezione per un raggio di 20 chilometri, che si allargano a 50 chilometri per le aree di sorveglianza.
Il risultato è un blocco della movimentazione degli animali e dei loro prodotti, come pure di letame e liquami.
Fa eccezione il trasferimento di animali vivi provenienti da zone libere verso impianti di macellazione situati all'interno delle zone di restrizione.
La movimentazione di animali da vita (verso altri allevamenti) è al momento consentita nelle zone di restrizione solo per motivi di benessere, fino a quando il quadro epidemiologico non risulterà chiaro.
L'avvio di animali verso impianti di macellazione è garantito previa visita clinica effettuata dai veterinari delle strutture sanitarie locali (Ats, Agenzie di Tutela della Salute).
I commerci
Il blocco non riguarda il latte proveniente dalle zone di restrizione, purché destinato all'industria per i trattamenti di pastorizzazione e sanificazione.
Le stesse autorizzazioni valgono per il latte destinato alla trasformazione casearia, con ai primi posti il Grana Padano.
A questo proposito è opportuno ribadire che la lumpy skin disease non si trasmette in alcun modo alle persone, né con il contatto con gli animali infetti e nemmeno con il consumo di latte e carne.
Ne hanno preso atto anche le autorità sanitarie inglesi, che all'indomani del primo caso si erano precipitate a chiudere le frontiere britanniche.
Più che le motivazioni sanitarie hanno pesato quelle di natura commerciale. Ricordiamo che il nostro export di prodotti di origine animale, in particolare formaggi, vale oltre 360 milioni di euro.
Grazie all'impegno coordinato dei nostri Ministeri degli Esteri, dell'Agricoltura e della Salute, l'embargo britannico è stato già ritirato, consentendo l'esportazione dei formaggi a lunga stagionatura.
Temibili conseguenze
Tutte le organizzazione agricole, fra queste Coldiretti, Confagricoltura e Cia, denunciano la gravità della situazione, che rischia di generare conseguenze devastanti, non dissimili da quelle viste per la peste suina africana.
Come per quest'ultima sarà fondamentale la collaborazione degli allevatori e non solo dei servizi veterinari, per evitare il moltiplicarsi di focolai.
Oltre alle misure di biosicurezza, da adottare sempre e ora anche con maggiore scrupolo, è necessario riconoscere prontamente la malattia già dai primi sintomi, così da allertare prontamente le autorità sanitarie.
Il contagio
La dermatite nodulare contagiosa è una malattia virale che colpisce in particolare i bovini, come si legge in una sintetica scheda informativa diffusa dal'Istituto Zooprofilattico Ubertini.
La comparsa dei primi sintomi avviene dopo un periodo variabile da una a quattro settimane, cosa della quale tenere conto per la quarantena degli animali di nuovo ingresso.
Il contagio è trasmesso prevalentemente da insetti vettori, come le zanzare del genere Aedes e Culex, purtroppo diffuse ovunque.
Non va dimenticato che il virus, appartenente alla famiglia dei Poxviridae, la stessa del vaiolo ovino, presenta una buona resistenza all'ambiente esterno, dove può sopravvivere anche per mesi se le condizioni gli sono favorevoli.
I sintomi
La febbre è uno dei primi sintomi, che può persistere anche per due settimane.
Subentra un ingrossamento dei linfonodi (linfadenite) ed edemi delle parti declivi (arti, torace, addome).
Ulcerazioni possono presentarsi a musello, bocca e congiuntive.
Nelle bovine si presentano aborti e orchiti nel maschi.
Caratteristica della malattia è poi la comparsa di noduli, anche di 5 centimetri di diametro, sul collo, torace e faccia interna delle cosce.
Nel volgere di alcune settimane i noduli vanno incontro a necrosi della zona centrale.
La conferma della diagnosi clinica spetta agli esami di laboratorio.
Per questa malattia esistono vaccini efficaci, il cui impiego va deciso dalle autorità sanitarie.
Lotta senza quartiere
La malattia è classificata come patologia ad alta priorità, con obbligo di notifica immediata e interventi rapidi per la sua eradicazione.
Un risultato che va perseguito con rigore e tempestività.
Le produzioni della filiera bovina e il loro valore sono troppo importanti per accondiscendere alle richieste di chi teme le conseguenze economiche di abbattimenti e azioni restrittive.
Non possiamo permetterci di ripetere le negative esperienze già vissute con la peste suina africana.
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