Continua a recuperare posizioni la carne bovina sui mercati europei.
La media del prezzo del vivo rilevata dalla Commissione europea nella prima settimana di febbraio è in aumento per tutte le tipologie.
In alcuni casi è stato anche colmato il divario con i prezzi dello scorso anno.
Una variazione tendenziale che si riflette anche sul comparto del macellato. Tanto più che avviene in un periodo dove la curva dei prezzi tende a scendere piuttosto che a impennarsi, come ora.
 
 

Meno bovini

Fra le motivazioni di questo recupero un ruolo importante lo ha svolto la riduzione della produzione di carne bovina iniziata nel marzo del 2020 e proseguita per tutto lo scorso anno, almeno sino a ottobre, mese più recente al quale risalgono le analisi della Commissione.
Ma va altresì segnalato che rispetto al dato medio dei primi quattro mesi del 2020, che segnava un meno 2,8% per la produzione di carne bovina, si è in parte recuperato e ora si è fermi ad un meno 2,2%.
Lieve recupero anche per i vitelli (da meno 8,7% agli attuali meno 6,9%).
Se non si può parlare di inversione di tendenza, quanto meno si osserva un rallentare della flessione.
La crescita dei prezzi poterebbe ora accelerare questa tendenza che non mancherebbe di riflettersi sugli andamenti del mercato.
 
 

Meglio in Italia

Come per il resto della Ue anche in Italia la situazione della carne bovina è a favore degli allevatori, che in gennaio hanno visto aumentare le quotazioni del vivo per quasi tutte le categorie, dalle manze alle vacche, sebbene queste ultime non abbiano ancora colmato il divario con lo scorso anno.
Da questo quadro positivo si distacca tuttavia il dato relativo ai vitelloni, che dopo la caduta dei prezzi fra aprile e luglio 2020 non sono riusciti a recuperare terreno e ancora oggi lamentano un divario di quasi il 3% rispetto a un anno fa.
 

Gennaio 2021, prezzi medi dei bovini da carne e loro variazioni
(Fonte: @Ismea)


Suini in lieve recupero

La situazione della carne suina nella Ue resta difficile, con prezzi di gran lunga inferiori a quelli del gennaio 2020.
Ma va salutato con moderato ottimismo il pur modesto aumento rispetto a dicembre e la stabilità dei prezzi nelle ultime settimane.
Non si tratta di un’inversione di tendenza, e non sembra esserlo nemmeno l’aumento considerevole del prezzo dei suinetti.
Più verosimile parlare di una sorta di “rimbalzo tecnico”, che recupera almeno in parte il divario con lo scorso anno, che resta abissale.
 


Le curve di tendenza

Un recupero dei prezzi è comunque atteso se il mercato seguirà come in passato le curve di tendenza per la prima parte dell’anno, che in situazioni di mercato “normali” tende ad aumentare nei primi tre mesi dell’anno.
Fa eccezione il 2020 quando la curva si è precocemente invertita. Ma in quel caso si era in presenza di forti anomalie, prima l’impennata per la richiesta cinese, poi le eccedenze sui mercati europei.
 


I suini in Italia

Più deciso il recupero dei prezzi dei suini sul mercato italiano.
La media rilevata da Ismea per i suini da macello indica per gennaio quotazioni del 2,4% più alte rispetto al mese precedente.
Balzo in avanti poi per i suini da allevamento, il cui prezzo è cresciuto di oltre il 9%, segno della volontà degli allevatori di tornare ad investire per un aumento della produzione.
Ma nell’uno e nell’altro caso il divario con lo scorso anno resta prossimo al 30% e sfiora il 50% per il comparto delle scrofe.
Un recupero completo è dunque ancora distante e la pressione sulla produzione potrebbe allontanarlo.
 

Prezzo medio mensile all’origine di alcune categorie di suini
(Fonte: @Ismea)


Avicoltura europea

Prezzi stabili nella Ue per i broiler, che nella prima settimana di febbraio si mantengono sostanzialmente in linea con quelli del mese precedente.
Il confronto con i 12 mesi precedenti mostra però una differenza in negativo del 2,4%.
Un anno fa in questo stesso periodo le quotazioni segnavano 190,01 euro al quintale e risultavano del 3,2% più alte rispetto a quelle del 2019.
Dunque uno scenario ben diverso da oggi, che ancora una volta chiama in causa le conseguenze sui mercati dell’emergenza sanitaria e del cambiamento dei consumi che questa ha indotto.
 


Battuta d’arresto in Italia

Più marcata la caduta delle quotazioni del settore avicolo italiano rispetto alla media europea.
Lo evidenziano le rilevazioni del Crefis, il Centro di ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza.
Le medie di gennaio evidenziano flessioni anche a due cifre, che coinvolgono tutti i segmenti, compresi i conigli, a causa dell’aumento di offerta.
 

Variazione percentuale del prezzo degli avicunicoli fra gennaio 2021 e dicembre 2020
(Fonte: @Crefis)


Attenti ai costi

A differenza di quanto registrato per l’avicoltura europea, le quotazioni sul mercato interno si mantengono per i polli superiori a quelle dello scorso anno (circa il 15% in più) e solo per galline e tacchini il confronto con i 12 mesi precedenti è negativo.
I margini degli allevamenti sono tuttavia in sofferenza per l’aumento dei costi delle materie prime per l’alimentazione, mais e soia soprattutto, cresciute rispettivamente di oltre il 9% il primo e di oltre il 15% il secondo per le provenienze Usa.
 

Prezzi medi mensili in euro/kg degli avicoli a peso vivo
(Fonte: @Crefis)

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.