La lunga marcia dei trattori, come è stata ribattezzata, questa volta non è stata scatenata dai redditi - che pure preoccupano le aziende agricole olandesi - ma da quello che è stato annunciato come un possibile giro di vite sulle emissioni di azoto provenienti dal bestiame e dalle attività agricole.
Eppure, è noto che le operazioni agricole e l'allevamento sono responsabili per appena il 10% delle emissioni di gas serra e, fra l'altro, gli allevatori olandesi da tempo hanno puntato su una diminuzione del numero dei capi, dovendo fare i conti non soltanto con la arcinota direttiva europea sui nitrati, ma anche su una specifica "quota fosfati", applicata nel loro paese.
Nel 2016, secondo i puntuali dati elaborati da Clal.it, erano 1.794.000 le vacche da latte nei Paesi Bassi, mentre due anni dopo, nel 2018, il numero di bovine in produzione era sceso a 1.552.000 unità, con una riduzione anche delle quantità di latte prodotto: 14.531.000 nel 2016 contro 14.090.000, un risultato ottenuto migliorando la produttività per vacca.
Eppure, per l'opinione pubblica - sull'onda molto probabilmente delle sfide al cambiamento climatico lanciate all'Onu da Greta e accettate come oro colato - tutto ciò non è abbastanza e nel paese è stata avanzata appunto l'ipotesi di tagliare il numero dei capi del 50%.
Da qui la protesta, che ha provocato oltre mille chilometri di ingorghi. "Gli agricoltori e i coltivatori sono stanchi di essere dipinti come un problema che necessita di una soluzione", ha affermato Dirk Bruins del gruppo Lto del settore agricolo, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Reuters.
Il ministro dell'Agricoltura Carola Schouten ha respinto l'ipotesi della riduzione dei capi zootecnici, parlando nel corso della manifestazione degli agricoltori.
"Finché sarò un ministro, non ci sarà dimezzamento degli animali", ha detto Schouten, secondo l'emittente pubblica Nos, sostenendo anche che l'agricoltura olandese sta cambiando nella direzione della sostenibilità, anche ambientale. "Questa è la nostra forza".
I possibili tagli al bestiame sono stati una risposta a una sentenza della Corte suprema olandese dello scorso maggio. Come riportato dalla Bbc, la corte avrebbe rilevato che "le norme olandesi per la concessione di permessi per l'edilizia e l'agricoltura hanno violato la legislazione comunitaria sulla protezione della natura dalle emissioni di azoto come ammoniaca e protossido di azoto. Da qui, appunto, l'idea di un comitato consultivo di operare tagli drastici sia in agricoltura che sulle strade olandesi".
Il governo olandese ha ribadito, comunque, che entro il 2030 mira a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del paese del 49% rispetto ai livelli del 1990. Se lo farà, non sarà comunque a spese della sola agricoltura, additando il sistema allevatoriale come pericoloso inquinatore.