Carni bovine

Periodo difficile per la carne bovina europea, alle prese con un mercato che da qualche settimana continua a segnare spunti al ribasso.
Le ultime quotazioni medie riportate dalla Commissione europea, riferite alla seconda decade di giugno, indicano una flessione dell'1,8% rispetto al mese precedente, mentre il confronto con il 2018 mostra un preoccupante meno 4,8%.

Un recupero dei prezzi si ha però per gli animali vivi, con quotazioni in ripresa per i vitelli maschi delle razze da latte (ma un anno fa spuntavano prezzi più alti di quasi il 17%).
Solo per i vitelli delle razze da carne la situazione appare più rosea, con prezzi superiori anche a quelli del 2018.

 


Una delle possibili cause di questa caduta delle quotazioni la si può cercare nell'andamento della produzione, che solo ora, dopo un periodo di crescita, sta incontrando una flessione.

Nei primi due mesi dell'anno era infatti aumentata la consistenza dei bovini da carne e solo in marzo questa tendenza si è invertita.
Da evidenziare il dato italiano, fra i più elevati, con il suo meno 4,6%, fra i paesi ove si è registrata una caduta della produzione di carne.

 


Nemmeno il leggero incremento delle esportazioni registrato in aprile (10mila tonnellate, quasi il 5% in più) e la contemporanea flessione delle importazioni, sono valse a restituire fiducia ai mercati.

In tema di importazioni è interessante notare nel grafico che segue la riduzione degli arrivi dal Brasile, che hanno ceduto il passo alle produzioni provenienti dall'Argentina.

 

 
 

Carni suine

Contrariamente a quanto accade per i bovini, il comparto suinicolo europeo continua a godere del momento favorevole di mercato, innescato dalla necessità della Cina, alle prese con la peste suina africana, di aumentare il flusso di importazioni.

I prezzi medi europei continuano così a crescere, con aumenti di quasi il 3% rispetto al mese precedente e con un significativo più 21,1% rispetto a un anno fa.

 

 

L'apertura dei mercati cinesi all'import di carni suine ha effetti positivi sui prezzi in tutti i paesi fornitori, ma mentre le provenienze Usa e Canada già subiscono una prima flessione, quelle europee si mantengono più alte e proseguono senza interruzioni la loro crescita, come evidenzia il grafico che segue.
Una differente reazione dei mercati, che risentono della "guerra" dei dazi fra Usa e Cina.

 

 

Quanto sia importante a livello globale il mercato cinese dei suini lo mostra in modo efficace il seguente grafico, dove balza all'occhio il ruolo della suinicoltura europea, che in questo settore ha un peso doppio rispetto agli Usa.

 

 

Un'occhiata alla tabella sui principali mercati di sbocco delle produzioni suinicole europee indica al primo posto proprio la Cina, con un aumento di oltre il 36% dei flussi.

Un dato destinato con tutta probabilità a restare immutato nei prossimi mesi, sia per le difficoltà a risolvere i problemi legati alla presenza della peste suina africana in Cina, sia per il peso che la suinicoltura europea ha sullo scacchiere internazionale.

 

 
 

Carni avicole

Tiene il mercato avicolo, con il prezzo medio europeo dei broiler in crescita, sebbene ancora penalizzato rispetto ad un anno fa.
Merito in parte del buon andamento dei flussi di esportazione (+11,9%) che assorbe la produzione in eccedenza rispetto al consumo (il grado di autosufficienza per le carni avicole è del 105%).

 

 

Mercato avicolo con il segno più anche in Italia, con aumenti per i polli nel mese di maggio del 5,2% rispetto ad aprile.
Ma resta aperto il divario con i prezzi dell'anno precedente (-2,6%).

Stabili le galline, con prezzi del 12,5% più alti rispetto al 2018 e così pure per i tacchini, come si legge in dettaglio nella tabella che segue, elaborata dal Crefis, il Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

 


Il settore avicolo può beneficiare di un momento favorevole non solo per l'andamento del mercato delle carni, ma anche per il ridursi dei costi di alimentazione degli animali.

Le analisi del Crefis mettono in evidenza la flessione del prezzo del mais nazionale (179,9 euro/tonnellata, -0,9%) e comunitario (182,8 euro/tonnellata).
Calo sensibile anche per la soia, mentre l'orzo si mantiene stabile, come si può leggere in dettaglio nella tabella che segue.

 


I primi mesi del 2019 si confermano così positivi per il settore avicolo, che ora deve prepararsi tuttavia ad affrontare la parte più difficile dell'anno, quella che comprende gran parte del periodo estivo e dove le curve di mercato tendono a scendere per poi riprendere quota a inizio autunno.
Vedremo se questo "classico" andamento del mercato si replicherà anche nel 2019.
 
 
Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.