Il portale Clal indica un aumento di latte a livello globale, con il colosso cinese proiettato in una corsa all’import in rapida accelerazione. La conferma arriva direttamente da uno dei più importanti player dell’ex Celeste Impero.
"Le previsioni di crescita del mercato lattiero caseario sono del 10-12% nei prossimi 5 anni, con un aumento del 7% del latte liquido – specifica Liu Yan, vicepresidente delegata allo sviluppo strategico di Mengniu Dairy Group-. Oggi i consumi di latte sono stimati in 14 milioni di tonnellate, con una media pro-capite annuale di 29,4 chilogrammi consumo medio annuale".
Se il mercato cinese rappresenta un’opportunità per i produttori di latte e formaggi anche europei e italiani, Liu Yan avverte che "lo scenario è complicato: i cinesi non amano l’odore del formaggio, conoscono molto bene la mozzarella e pensano che tutti i formaggi debbano essere bianchi e non gialli, apprezzano in modo particolare il gelato. Siamo comunque disponibili a collaborare con l’Italia e a trovare sinergie". Quello che appare assodato è che "la domanda mondiale di latte è in aumento in tutto il mondo, ma non in Europa: dovremo quindi esportare verso i Paesi emergenti. E le previsioni per l’Ue-28 di export di latte nel 2022 sono di una crescita di 22 punti percentuali", preconizza il professor Holger Thiele dell’Università do Kiel (Germania).
Lo scenario impone strumenti per contenere la volatilità, come potrebbero essere i futures. Strumenti presentati da Charles Piszczor del Chicago Mercantile Exchange (Cme) come "opportunità per ridurre la volatilità e assicurare il rischio delle eccessive oscillazioni di prezzo". Il Cme Group ha da poco aperto una sede londinese, con l’obiettivo di spingere sullo strumento dei futures, anche nel comparto lattiero caseario. "I requisiti necessari sono la trasparenza dei mercati, che non vi siano regimi di monopolio o duopolio, che la burocrazia o i governi non esercitino pressioni – avverte Piszczor – e che, se parliamo di piccole e medie imprese di allevamento, vengano sottoscritti contratti dai quali è facile entrare o uscire".
Negli Stati Uniti funzionano, tanto che sono quasi 29mila i contratti futures aperti nel settore del "milk", in Italia gli operatori sono piuttosto timidi, forse anche perché il 55% della produzione di latte viene trasformata in formaggi Dop, che hanno una qualità molto elevata. "Approfondiremo il discorso – commenta Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, – ma se i futures sono uno strumento per assicurarsi contro il rischio di volatilità eccessiva dei prezzi, bisognerà valutare attentamente che non si trasformino in un doppione delle assicurazioni".
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Fonte: Fieragricola