A siglarlo, infatti, gli industriali che fanno parte – per grandi volumi – alla famiglia francese Besnier e solo due sindacati agricoli: Cia e Confagricoltura.
Coldiretti e Copagri hanno abbandonato il tavolo fra le polemiche e si interrogano, come dichiara il numero uno di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini, sulle “motivazioni che hanno spinto gli altri a firmare”.
Copagri, per bocca del suo presidente Roberto Cavaliere, sceglie una linea ancora più dura. “Siamo totalmente contrari su quanto oggi definito tra una parte delle organizzazioni e la società Italatte – afferma Cavaliere -. Tale prezzo è assolutamente fuori mercato, se teniamo conto delle dinamiche dei prezzi che si sono mosse negli ultimi mesi nel Nord Italia, che vedono un prezzo del latte importato ben oltre i 46 centesimi e ancor di più sostenuto dai consumi dei mercati internazionali e dai prezzi dei principali prodotti italiani”.
Che sarebbe stata una trattativa difficile si poteva intuire già dalla fine della scorsa settimana, quando le divergenze all’interno del mondo agricolo stavano plasmandosi con una certa rapidità. La Coldiretti Lombardia, infatti, indicava come linea del fuoco i 43 centesimi al litro, al di sotto dei quali non sarebbe mai scesa.
Antonio Piva, vicepresidente nazionale di Confagricoltura con delega alla zootecnia e della Libera di Cremona, si lanciava ad affermare che c’erano “tutti i presupposti per firmare l’accordo”.
Cia e Confagricoltura, infatti, hanno chiuso l’accordo a nome e per conto dei produttori associati. “Le trattative risultano ancor più complicate in un momento congiunturale come quello che stiamo vivendo negli ultimi anni, ma oggi – fa sapere Piva attraverso una nota - si è conferito un corretto prezzo alla produzione di latte italiano, riconoscendo il giusto valore alla qualità del prodotto nazionale rispetto anche al trend delle quotazioni internazionali”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’allevatore bresciano Luigi Barbieri, al vertice della Federazione di prodotto lattiero casearia di Confagricoltura. “Sicuramente quanto raggiunto oggi è un risultato che, almeno fino a fine anno, rasserena in parte i produttori di latte italiani, ma – osserva - rimangono tutte le preoccupazioni di un mercato instabile e con costi dei mezzi di produzione che, solo ora, per i cereali, tendono a diminuire; non va dimenticato che l’anno scorso c’è stata un’impennata dei costi delle principali materie prime in media dal 20 al 40%, soprattutto per la soia, rimanendo elevati anche nel primo semestre del 2013”.
Le polemiche non si placano, tanto che la Federazione mantovana della Coldiretti attacca e parla di allevatori impiccati all’albero dei costi di produzione fuori scala: “Confagricoltura e Cia hanno deciso di piegarsi alle richieste dell’industria e di accettare la proposta di Galbani a 41,5 centesimi al litro sulla media del periodo. Si tratta di un valore che non permette alle aziende agricole di stare in piedi e quindi la Coldiretti non poteva avallare un’intesa che condanna a morte decine di allevamenti che sono già messi sotto pressione dall’aumento dei costi di gestione mentre le industrie stanno facendo fatturati d’oro sulle spalle degli agricoltori”.
A mettere d’accordo tutti pare esserci, tuttavia, il riconoscimento dell’impegno profuso da parte delle istituzioni, in primis dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, e del ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo.