Un milione di ettari distribuiti fra tre Stati africani, Niger, Burkina Faso e Bénin. E' il parco naturale che si riconosce con una sola lettera, la W, nome che gli deriva dal percorso del fiume Niger che lo attraversa disegnando una doppia v, ben visibile dall'alto di un aereo. E' il risultato di un disegno che si avvia al secolo di vita, essendo nato nel 1926, ma che solo in anni più recenti, dopo le dichiarazioni di indipendenza degli Stati che lo compongono, ha potuto completare il suo percorso.
Oggi è un importante serbatoio di biodiversità animale e vegetale, un patrimonio di valenza globale le cui potenzialità non sempre sono percepite appieno nemmeno dalle popolazioni locali. E qui è entrata in gioco l'università di Milano che ha portato a conclusione un progetto realizzato dal gruppo Divet (Dipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica) che si occupa di benessere animale e produzioni sostenibili, in collaborazione con la Divisione Servizi per la Ricerca di questa stessa università e il Ctu (Centro di servizio per le tecnologie).
 

Il progetto
Finanziato dal comune di Milano e condotto sotto la responsabilità scientifica della prof. Silvana Mattiello, con il coordinamento del prof. Casimiro Crimella, il progetto si è posto l'obiettivo di valorizzare la biodiversità nella zona di transizione dove confluiscono i confini dei tre Stati che compongono il parco W. Fra le criticità da affrontare quella del bracconaggio e del pascolo incontrollato, con l'ingresso nel parco di mandrie di animali domestici. Si trattava di risolvere una situazione di conflittualità fra gli allevatori e la gestione del parco, evitando al contempo che la presenza contemporanea di animali domestici e selvatici potesse compromettere gli equilibri e facilitare la trasmissione di patologie fra gli animali, con possibili conseguenze anche sulle persone.

Cosa si è fatto
A questo fine sono state monitorate le interazioni fra animali domestici e selvatici con una attenta valutazione anche dei rispettivi movimenti (seguiti ricorrendo all'occorrenza ai sistemi Gps). Allo stesso tempo è stata svolta una attività formativa a più livelli, sulle guardie del parco, sugli allevatori. Non meno importanti le attività didattiche di educazione ambientale sulle giovani popolazioni in età scolare. Il tutto realizzato in partenariato con l'Ong Terre Solidali e con la direzione dei Parchi del Niger.

I risultati
Alla conclusione del progetto, avvenuta sul finire del 2012, il parco si è arricchito di un piccolo museo che accoglie i visitatori e quanto siano positivi i risultati raggiunti, in particolare nella preparazione degli allevatori e nell'aggiornamento dei servizi veterinari locali, la si percepisce dalle parole di ringraziamento dei protagonisti, che guardano all'Italia con forte riconoscenza. Parole che si possono ascoltare in un breve video raggiungibile a questo indirizzo, dove sono raccolte le esperienze e i risultati di questo lavoro di cooperazione internazionale.