La notizia dell'orientamento comune tra Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Unione europea e Commissione europea per l'eventuale apertura nelle prossime settimane di uno stoccaggio privato per la carne suina è per l'Anas finalmente un primo segnale di attenzione verso il settore che sta vivendo una delle crisi più pesanti degli ultimi anni. 

A livello europeo ha sicuramente fatto da detonatore la turbolenza indotta dallo scandalo della contaminazione da diossina in Germania. In ogni caso la situazione del mercato suinicolo si è andata aggravando a partire dallo scorso mese di giugno con l'esplosione dei prezzi dei cereali utilizzati nell'alimentazione dei suini

L'alimentazione, nel caso del suino pesante italiano, rappresenta circa il 59% del costo di produzione. Nel secondo semestre del 2010 il prezzo del mais e dell'orzo, che sono due delle componenti principali della razione alimentare, sono aumentati, rileva l'Associazione nazionale allevatori suini, rispettivamente del 48,4% e del 51,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, facendo lievitare il costo unitario di produzione ben al disopra del già insufficiente prezzo di mercato dei suini vivi. 

Sicuramente la volatilità a livello internazionale dei prezzi delle materie prime agricole rappresenta una minaccia per la stabilità economica dell'attività d'allevamento. E per questo desta interesse e condivisione l'iniziativa dei ministri dell'Agricoltura dei 48 Paesi che si sono recentemente incontrati a Berlino e che hanno chiesto al G20 di contrastare l'abuso e la manipolazione dei prezzi. 

Secondo il presidente dell'Anas Andrea Cristini: "La sfavorevole congiuntura dei prezzi dei cereali ha messo a nudo alcuni problemi strutturali della suinicoltura italiana, che devono essere definitivamente affrontati per assicurare un futuro all'attività d'allevamento. Il settore nell'ultimo decennio si è via via orientato su un unico indirizzo produttivo: quello del suino pesante da industria". 

"E' necessario - sottolinea l'Anas - attuare iniziative per una maggior differenziazione produttiva che consenta  agli allevamenti che aderiscono ai circuiti Dop e che devono specializzarsi per assicurare una netta distinzione produttiva di ottenere un'equa remunerazione e agli allevamenti che si rivolgono ad altri segmenti di mercato: suino per la produzione di carni fresche e lavorazioni cotte, di incontrare la collaborazione dell'industria italiana per la rigenerazione di canali di commercializzazione oggi appannaggio dei prodotti di importazione".