Questa volta il protagonista è stato il prezzo del latte e non le quote, come in passato. D’altro non si parlava fra i corridoi e fra i numerosi stand che hanno affollato la 64esima edizione della fiera del bovino da latte di Cremona, che si è svolta dal 22 al 25 ottobre. Tutti a chiedersi quale sarà l'evoluzione del mercato e su come interpretare i timidi segnali di ripresa degli ultimi mesi. A rispondere a questa domanda, cruciale per lo sopravvivenza del settore, si sono alternati economisti e ricercatori, esperti e tecnici italiani e stranieri, istituzioni e rappresentanze del mondo agricolo. L'occasione è venuta dai molti incontri che si sono svolti durante la “quattro giorni” di Cremona, tutti affollati da allevatori e operatori ansiosi di conoscere quale potrà essere il futuro del settore, stretto fra le spinte del mercato e le risposte della politica agricola nazionale e comunitaria.

 

La parola agli economisti

Concordi le analisi degli economisti sui connotati del mercato del latte, con un prezzo sempre più volatile, fortemente condizionato dagli scambi internazionali, sebbene questi rappresentino solo una quota modesta, inferiore al 10%, della produzione mondiale. In questo contesto si realizza la stretta dipendenza fra prezzo del latte in Italia e quotazioni sul mercato mondiale, dove si è registrato un raffreddamento della domanda che ha avuto come conseguenza la caduta del prezzo. Altro elemento messo in luce dagli economisti e del quale si à fatto cenno anche su un precedente numero di Agronotizie, è la connessione fra il prezzo del petrolio, quello delle materie prime per l'alimentazione del bestiame e il prezzo del latte. Le curve di questi tre settori presentano infatti gli stessi andamenti, come si può constatare anche in questi giorni con la risalita del prezzo del petrolio e cui fa eco il miglioramento delle quotazioni del latte. Un segnale anche questo, ma non c'era bisogno di conferme, che sul latte si riverberano le stesse tensioni finanziarie che contraddistinguono altre commodities. Non a caso nell'ultimo G8 è partita dall'Italia la richiesta di nuove regole che sottraggano i prodotti agricoli dalle tensioni di mercato innescate dalle speculazioni finanziarie.

 

Le risposte possibili

Questo in estrema sintesi il quadro della situazione lattiero casearia tracciato durante la fiera di Cremona. Che non si è limitata però a fotografare la situazione in atto, ma si è spinta oltre, alla ricerca delle possibili soluzioni. Se ne è parlato in molti convegni e in particolare durante gli “Stati generali del latte”, evento clou della manifestazione cremonese. Sul podio, fra gli altri, il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, che ha espresso un giudizio severo nei confronti della Ue che ha “affrontato tardivamente questa fase critica individuando nient’altro che misure provvisorie. Mi auguro – ha proseguito De Castro – che i finanziamenti anticrisi vengano ripartiti fra gli Stati membri sulla base della quota di consumo, un punto che innescherà uno scontro inevitabile.”

 

Attenti ai costi

In attesa di conoscere nel dettaglio quali saranno le risposte della politica agricola comunitaria, gli allevatori stanno cercando di mettere a punto nuove strategie per affrontare l’instabilità del mercato del latte. Dalle discussioni che si sono sviluppate nei diversi incontri che si sono svolti a Cremona sono emersi due principali fulcri sui quali fare leva. Uno di questi è il costo di produzione, praticamente l’unico fattore sul quale l’allevatore ha gli strumenti per intervenire direttamente. Uno di questi strumenti è certamente la genetica, e a Cremona si è potuto vedere il meglio della selezione italiana, ormai a vertici mondiali. L’innovazione in campo tecnologico e nutrizionale è un altro elemento sul quale operare per comprimere i costi di produzione e anche in questo campo quanto esposto dalle aziende presenti a Cremona ha dimostrato che esistono ampi spazi di manovra. L’altro fulcro di intervento risiede nella capacità del settore di sapersi organizzare, un fronte sul quale c’è molto da lavorare e che ci vede a grande distanza rispetto ad altri Paesi a forte vocazione zootecnica. Una migliore organizzazione del settore è una via obbligata per programmare le produzioni e per riequilibrare il rapporto fra prodotto e distribuzione, oggi del tutto sbilanciato a favore di quest’ultima. Non sarà facile, ma non mancano i progetti e la volontà di portarli a compimento. Quello di Unalat con il marchio Itala e la creazione di una OC (organizzazione comune) è fra questi.

 

Non solo latte, anche carne

A dare il buon esempio sul fronte della organizzazione e rappresentatività della filiera è il mondo della carne, presente alla manifestazione cremonese con la prima edizione di MeatItaly. La vetrina cremonese è stata infatti l’occasione per annunciare la costituzione di InterCarniPro, organizzazione interpofessionale che riunisce Assocarni, Italia Zootecnica, Lega Coop Agroalimentare e Confcooperative-Fedagri. Di carne e degli aspetti nutrizionali e salutistici del suo consumo si è poi parlato in numerosi convegni che hanno affiancato un apprezzato momento espositivo con la presenza in fiera di bovini di razza Limousine. Per la prima volta il recinto espositivo della fiera di Cremona ha infatti ospitato la mostra del Libro Genealogico di questa razza, evento che è stato organizzato da Anacli, l’associazione che riunisce gli allevatori delle razze Limousine e Charolaise.

 

Gli allevatori non si arrendono

Nel chiudere la manifestazione cremonese il presidente di CremonaFiere, Antonio Piva, ha tenuto a sottolineare come i settori della carne e del latte siano, pur con le loro peculiarità, strettamente legati fra loro e Cremona ha rappresentato per entrambi il podio ideale dal quale far sapere che il settore non ha alcuna intenzione di soccombere alle difficoltà. Lo hanno dimostrato anche i “numeri” di questa edizione della fiera che si è chiusa facendo registrare la presenza di oltre 68mila visitatori, 847 marchi in esposizione, un deciso aumento (+11%) di visitatori professionali dall’estero. Chi si aspettava un’edizione sottotono a causa delle difficoltà del settore è stato smentito. Merito della fiera e di chi l’organizza, ma soprattutto della ferrea volontà degli allevatori italiani, che sono i principali protagonisti di questa manifestazione.