Nel corso delle ultime settimane è tornato il fenomeno del El Niño o meglio conosciuto tra gli esperti come Enso (El Niño Southern Oscillation). Per i non addetti ai lavori, spiegato in parole semplici, si tratta di una anomalia termica positiva su larga scala - fino a 3 gradi rispetto alle medie - misurata sulla superficie dell'Oceano Pacifico tropicale, centrale e orientale; nonostante abbia luogo molto lontano da noi è un fenomeno da non sottovalutare, perché in grado di influenzare per un lungo periodo le condizioni climatiche dell'intero globo.

 

Tale fenomeno raggiunge statisticamente il suo massimo proprio nel periodo natalizio e ha un ciclo di vita indicativamente dai 2 ai 7 anni circa. Si alterna rispettivamente alla Niña che, a differenza del suo fratello maschio, rappresenta invece un raffreddamento delle superficiali della medesima porzione di oceano, innescando nei periodi più intensi un'anomalia negativa delle acque di alcuni gradi rispetto alle medie.

 

L'ultimo aggiornamento della Noaa, (agenzia statunitense che si occupa delle dinamiche oceaniche e atmosferiche) conferma quindi l'ufficialità del fenomeno, in quanto le ultime rilevazioni hanno evidenziato appunto l'inatteso riscaldamento dell'Oceano Pacifico centrale, il quale si mostrerà ancor più evidente nei prossimi mesi, tra ottobre e novembre, quando darà il meglio di sé.

 

Ripercussioni sulle sorti meteorologiche europee

Come accennato il fenomeno del El Niño può portare effetti anche in aree molto lontane dal punto di origine, con ripercussioni indirette anche sull'Europa, e quindi sull'Italia. Tali anomalie positive sul Pacifico nordorientale favoriscono lo sviluppo dei cosiddetti moti troposferici verticali in grado di attivare grossi scambi termici dalle acque dei mari verso l'atmosfera, fino ai limiti della stratosfera.


Questi flussi tenderanno successivamente a ridiscendere verso i bassi strati, ma soprattutto nelle zone subtropicali ove sono normalmente presenti le vaste aree anticicloniche, come l'alta delle Azzorre o l'ormai comune alta Africana.

I cospicui apporti caldi andranno conseguentemente ad alimentare queste ultime figure, le quali guadagneranno spazio spingendosi con decisione verso Nord, invadendo spesso il bacino del Mediterraneo proprio nel corso della nostra stagione più fredda.

 

Tendenza meteo per l'autunno

Una maggior invadenza dell'anticiclone potrebbe influenzare profondamente la prossima stagione autunnale con lunghi periodi stabili, senz'altro contraddistinti da valori termici oltre le medie di riferimento con anomalie rilevanti, trasformando i mesi a venire in una sorta di lunga coda estiva.

 

Il "caldo fuori stagione" continuerà anche a mantenere alte le temperature dei nostri mari, ancora diffusamente oltre i 25 gradi, con punte anche superiori: si tratta di un'anomalia importante nell'ordine 3-5°C rispetto alle attese.

Dovremo pertanto prestare molta attenzione perché, nonostante l'anticiclone ci proteggerà spesso dalle velleità atlantiche, anche un minimo spiffero fresco potrebbe incentivare l'innesco di sistemi depressionari molto profondi i quali, alimentati dall'enorme energia in gioco, potrebbero dar vita a fenomeni estremi capaci di portare nubifragi e locali alluvioni.

 

Un contesto favorevole anche allo sviluppo dei classici cicloni mediterranei, in quanto visti i presupposti non saranno esclusi proprio sulle aree meridionali del BelPaese e, anche se non così diffusi, potrebbero inoltre sfociare in veri e propri Medicane, ossia vaste perturbazioni accompagnate da precipitazioni intense e forti venti in grado di superare i 120 chilometri/orari.

 

Inverno molto mite

Come sarà il prossimo inverno in Italia? C'è chi dice molto freddo e nevoso, ma non siamo di questo avviso. Con i numeri alla mano abbiamo esaminato gli inverni dal 1980 ad oggi in compagnia del El Niño e dai dati raccolti è emerso che, in presenza di questo fenomeno, è molto probabile invece la formazione di un'area anticiclonica semi permanente sull'Europa centrale la quale manterrà alla larga le perturbazioni atlantiche ed i flussi freddi dai quadranti nordorientali verso i Balcani, con al più pochi effetti solo sulle regioni meridionali.

 

La stagione fredda è ancora lontana, possiamo quindi solo affidarci alle tendenze stagionali e alla statistica climatica, la quale indica che nel corso delle fasi più intense del El Niño aumentano le possibilità che si verifichino destabilizzazioni più profonde del vortice polare nel corso dell'inverno. Un vortice molto compatto lascerà maggior spazio alle figure anticicloniche sui settori centromeridionali del continente, viceversa una situazione più incerta può portare ad avere più occasioni per affondi gelidi ed instabili verso Sud; quando si spacca o indebolisce le probabilità per lo sviluppo di ondate di freddo intenso difatti aumentano.

La stagione fredda potrebbe quindi presentarsi spesso mite in un contesto termico oltre le medie del periodo, con nebbie in pianura e tanto sole sui monti, ma senza escludere fasi fredde anche se di breve durata.

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