Il 16 settembre Il Mattino di Padova titolava come segue: "Il Veneto dei veleni finisce all'Onu: 'troppi pesticidi per il Prosecco'". 


Poi nel sommario: "Il rapporto dell'inviato Orellana alle Nazioni Unite nella sessione di settembre: Marghera e Pfas gli altri capitoli. L'inviato Onu: 'In Veneto non si è protetta la popolazione'".  Sulla versione cartacea del giornale al tema "pesticidi" è stato inoltre dedicato uno specifico Focus. 

 

Veneto, Prosecco e "pesticidi": l'allarmismo continua

Stando alla testata trevigiana, l'uso di agrofarmaci in Veneto sarebbe stato accostato da Marcos Orellana(*) alle questioni Ilva, Terra dei Fuochi, area ex Marghera, rifiuti romani e traffico di rifiuti fra Italia e Tunisia. Nel suo rapporto, stilato dopo la visita in Italia nell'autunno 2021, i "pesticidi" occuperebbero il quarto posto nell'elenco delle criticità. In tal senso Orellana si sarebbe detto preoccupato per l'aumento "significativo" negli usi di agrofarmaci nell'area del Prosecco, fornendo numeri che hanno lasciato perplesse molte persone del settore, indignandone e terrorizzandone altre. Per esempio quando sostiene che il Veneto sia una delle aree ove si applicano più "pesticidi" per ettaro, in ragione addirittura di un metro cubo annuo per abitante. "Siamo 5 milioni…" è la chiosa che si presume abbia inserito la redazione nell'articolo. I puntini sono originali: della serie fate un po' voi, pare essere il messaggio così sottinteso. 


Orellana sarebbe anche favorevole al Pesticide Free Towns Network, ovvero la rete di municipalità che vorrebbero essere "libere dai pesticidi", promuovendo il ricorso a sostanze alternative presunte più sostenibili. Il consulente Ohnhr spezza anche una lancia a favore della prerogativa dei comitati, come quello di Conegliano, di chiedere il divieto delle "sostanze pericolose". A seguire, un'aspra critica a non meglio precisate industrie italiane che produrrebbero e venderebbero a Paesi extra Ue agrofarmaci non più autorizzati in Europa, come trifluralin ed ethalifluralin.

 

Orellana ha infine esortato la Giustizia ad avere tempi più brevi nel valutare i crimini contro l'ambiente, avendo rilevato pericoli e danni per la salute in diverse aree della Regione. Punto sul quale, quest'ultimo, non si può che concordare, fatta salva la necessità di un'attenta verifica scientifica circa la sussistenza stessa dei supposti rischi o addirittura danni per ambiente e salute. Altrimenti si scadrebbe in un becero processo alle streghe. E già la definizione di "veleni" attribuita agli agrofarmaci lascia intendere che le pire sono già belle e pronte. 


Veneto, viticoltura, agrofarmaci e salute: la realtà dei numeri

Pfas, Ilva ed ex-Marghera non sono di competenza di chi scrive, quindi si lascia ad altri le valutazioni in merito. Di certo, viene trovato fuorviante appiattire sulla medesima soglia anche il tema Prosecco, area di cui ci si è occupati più volte, trovando sempre evidenze contrarie a quelle millantate dagli allarmismi ormai sistemici che attanagliano la provincia di Treviso. 


I due approfondimenti

 

Di seguito, le osservazioni su quanto riportato dal giornale trevigiano in merito alle dichiarazioni attribuite a Marcos Orellana:

  • Un metro cubo di "pesticidi" a testa, per anno, è un dato assolutamente bizzarro nel modo stesso con cui viene espresso, come pure falso nell'entità assoluta. In realtà, stando ai dati Istat disponibili (2019), in Veneto si utilizza il 16,5% del totale italiano, ovvero 18.420 tonnellate di agrofarmaci, intesi come formulati commerciali. Cioè 18.420.000 chili. Divisi per la popolazione veneta, sempre del 2019 e pari a 4.906.000 individui, si ottiene un valore di 3,75 kg/pro capite. Anche ipotizzando un peso di una tonnellata a metro cubo, si ottiene che il dato fornito è di 267 volte superiore a quello reale. Ciò dovrebbe fare meditare su quali siano le fonti utilizzate da Marcos Orellana per giungere alle proprie conclusioni. Perché chiunque resterebbe impressionato da un valore di una tonnellata a testa, per anno. Forse, venendo informato dalle persone giuste, l'inviato Ohnhr avrebbe avuto un quadro esatto della situazione, anziché citare un numero che non sta né in Cielo né in Terra. Il che solleva quindi l'interrogativo su chi abbia messo in testa a Marcos Orellana dei numeri così palesemente manipolati. A meno di ipotizzare, vista l'espressione del dato come volume anziché in peso, che quello sia un numero riferito ai metri cubi di miscele fitosanitarie irrorate. In tal caso, si sarebbe aggiunta l'acqua agli agrofarmaci, giocando in modo assolutamente sporco pur di gonfiare i numeri stessi. I pozzi sono quindi sì avvelenati, ma non dai "pesticidi", bensì dai soliti disinformatori seriali
  • Sul tema tumori, ovviamente attribuiti ai "pesticidi" dalle cittadinanze, sono già stati realizzati due approfondimenti (vedi sopra). Il primo è specifico sulle leucemie nella fascia di età 0-14 anni, ed è stato sviluppato sui dati relativi ai 15 Comuni appartenenti al Consorzio del Prosecco Docg. Il secondo, più generale per il Veneto, rileva i trend dei morti per tumore provincia per provincia, raffrontando i dati di mortalità con le specifiche superfici vitate e con gli impieghi annui di agrofarmaci. In nessuno dei due casi è emersa una correlazione fra il binomio vigneti/agrofarmaci e le malattie. Anzi, nel secondo approfondimento si è riscontrata addirittura una correlazione inversa, con le aree meno vitate e con gli usi minori di agrofarmaci che occupavano le prime posizioni della classifica per decessi oncologici. Cioè l'opposto di quanto sostenuto mediaticamente da anni.
  • Sul concetto di "sostanze pericolose" si può aprire un breve dibattito. Breve, poiché il concetto di "pericolo", espresso dalle frasi "H" sulle etichette dei prodotti, è un conto. Quello di "rischio" per gli utilizzatori e la popolazione è un altro. Del tutto fuori luogo quindi continuare a tuonare contro le etichette, omettendo che queste non sono espressione dei rischi, men che meno dei supposti danni. A realizzare le stime dei rischi sono esperti internazionali che sanno del fatto loro quanto Marcos Orellana sa di Diritto. Quindi che ciascun esperto venga valorizzato negli ambiti che gli spettano e con i limiti che tali ambiti stabiliscono. Ovvero, che ciascuno faccia il proprio mestiere nel rispetto del mestiere e della professionalità degli altri. 
  • Alternative più sostenibili: se si pensa ai soli formulati di origine naturale, tipo microrganismi e similari, ben vengano. Ricordandosi però che anche loro hanno dei limiti tecnici, come pure dei costi tutt'altro che banali. Quindi la sostenibilità economica delle pratiche agricole rischia di essere sempre più impattata, senza al contempo poter difendere le proprie vigne come ai "vecchi tempi". Le recrudescenze di flavescenza dorata in Veneto, veicolata dallo scafoideo, sono solo un esempio di quanto siano ormai ampie le falle nella difesa fitosanitaria dopo la revoca di sostanze attive estremamente efficaci nei confronti del parassita. Inoltre, le nuove tecniche di genome editing potrebbero produrre nuove varietà resistenti alle principali malattie della vite, con il vantaggio di poterle modificarle velocemente se mutasse la loro sensibilità ai patogeni. Bene sarebbe quindi che i fronti chemofobici accettassero almeno questo tipo di soluzioni, anziché negarne l'applicazione in ossequio all'altrettanto dannosa genofobia.
  • Stranamente, nessun comitato chiede città "libere dai riscaldamenti" oppure "libere dalle automobili", pur sapendo che lo smog deriva essenzialmente dal comfort domestico e dal traffico urbano. Eppure, le polveri sottili e gli altri inquinanti atmosferici dovuti alle attività antropiche cittadine sarebbero causa di oltre 300mila morti l'anno in Europa, questo secondo le stime dell'Agenzia europea dell'ambiente. Analogamente, nessuno chiede il bando dei medicinali, pur essendo stati questi trovati nelle acque superficiali a livelli pari a quelli dell'ormai famigerato glifosate, come successo per esempio con diclofenac, un comune antinfiammatorio. In sostanza, le cittadinanze paiono associarsi in comitati del No solo quando non siano toccati i benefit del progresso che utilizzano in prima persona. E che gli agricoltori s'impicchino. 
  • Appare contro ogni logica di libero mercato globale anche l'idea che un'industria italiana non possa più produrre ciò che viene ancora utilizzato in Paesi terzi se questo qualcosa è stato revocato in Europa. Secondo tale approccio - e a maggior ragione - si dovrebbero allora vietare in primis le produzioni globali di sigarette, di vino e di tutti gli altri alcolici, visti i recenti orientamenti dell'Oms e delle autorità europee sul tema fumo e alcol. Perché entrambi sono molto, ma molto più dannosi per la salute dei due erbicidi summenzionati. Nessuno però chiede tali proibizioni, nonostante i due agenti siano enormemente più letali di Pfas, Terra dei Fuochi, ex Marghera, Ilva e "pesticidi" messi insieme. Forse perché fumare e bere sono piaceri diffusi e culturalmente accettati nella popolazione, anche fra i no pesticidi e i no ogm. Dura andare contro al popolo, in tal caso, preferendo fornire solo semplici e più morbide raccomandazioni verso una maggiore morigeratezza. 

 

Veneto: quanti agrofarmaci si usano?

Di certo, in Veneto si utilizzano più agrofarmaci della media italiana, circa il doppio. Ciò stando al report Ispra del 2018. Ma la spiegazione è semplice: il Veneto è la prima regione italiana per superfici a vigneto, annoverando poco frumento o altre colture a basso impiego. Non sono cioè pazzi i viticoltori: applicano solo quello che a loro serve per non raccogliere l'uva marcia. E a volta manco basta. Peraltro, il Trevigiano non è nemmeno la provincia con gli usi maggiori nella propria regione. Misteri della disinformazione. 


Inoltre, bene sarebbe ricordare che circa l'80% dei formulati impiegati in viticoltura è rappresentato da zolfo (69%) e rameici (11%), ovvero le colonne del biologico, spacciato questo come panacea di ogni male, sia sanitario sia ambientale. In sostanza, a contribuire significativamente ai 3,75 kg/pro capite in Veneto, specialmente nell'area del Prosecco, sono proprio i due prodotti simbolo di quell'agricoltura supposta eco-compatibile ed eco-sostenibile. Quindi, delle due una: o il biologico, quando fa comodo, non è più una forma di produzione ecologica e sostenibile, oppure l'allarmismo creato intorno alla viticoltura è deliberatamente inventato. Basta decidersi quale adottare fra le due ipotesi. 


Gravi sono quindi i danni d'immagine arrecati alla viticoltura veneta, soprattutto a quella trevigiana, da informazioni basate su dati falsamente iperbolici circa gli usi in campo. Per giunta senza alcuna solida evidenza epidemiologica a sostegno. 


Sempre meno "pesticidi" in Italia

Circa il demenziale tema degli "usi sempre più massicci di pesticidi" sono stati già condivisi diversi approfondimenti a riguardo. Approfondimenti che denunciano come non solo gli usi di agrofarmaci in Italia si siano ridotti di oltre il 40% dal 1990 a oggi (insetticidi calati di circa il 70%), ma anche che il numero stesso di sostanze attive sia stato falcidiato in modo feroce, togliendo armi preziose agli agricoltori a fronte di benefici tutti da valutare nella loro concretezza. 

 

Alcuni approfondimenti

Il tutto, sintetizzato visivamente nell'infografica sotto riportata, per lo meno circa le molecole andate perdute negli ultimi vent'anni.

 

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(Fonte: AgroNotizie)


Conclusioni

Forse bene farebbe Marcos Orellana a leggere quanto prodotto nel tempo, ma non dalla stampa generalista, spesso complice grancassa dei movimenti "no-pesticidi" senza preoccuparsi dei danni che fa, bensì da quella specializzata. Quella che ha cioè i dati in punta di dita, dimostrando quanto siano psichedeliche certe affermazioni e prese di posizione. 


E che magari le associazioni agricole e di viticoltori iniziassero a sollevare la testa, anziché brontolare fra loro, salvo poi assecondare il "mood" sociale nell'inutile tentativo di smorzarne la propensione alla ghigliottina fitosanitaria e vitivinicola. Un esempio su tutti, l'eliminazione di glifosate dai disciplinari di produzione: mossa inutile, dannosa e meramente di facciata, visto che l'erbicida rappresenta meno dell'1% degli agrofarmaci mediamente usati nei vigneti italiani


Il profilo basso e l'opportunismo commerciale di breve periodo sono infatti sempre cattivi consiglieri, ai quali è meglio preferire lo scontro duro con chi spaccia numeri falsi. Soprattutto quando si abbiano in tasca quelli veri. Che questi ultimi vengano quindi finalmente utilizzati, anziché tenerli nei cassetti del settore, quasi vergognandosene. O alla prossima visita di qualche inviato Onu salterà fuori qualche altro numero bizzarro e falso che farà credere alla gente di essere avvelenata tutti i giorni da chi fa semplicemente il proprio mestiere nel rispetto delle Leggi e della salute, propria e altrui. Salvo le debite eccezioni, ovviamente, le quali richiedono dal settore una severa presa di posizione, poiché per colpa di qualcuno non si dà più credito a nessuno.

 


 

(*) Chi è Marcos Orellana: nel sito di Ohnhr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani), viene data una breve descrizione delle aree di competenza di Marcos Orellana, definendolo esperto di diritto internazionale e dei diritti umani e dell'ambiente. Consulente legale, ha collaborato con agenzie delle Nazioni Unite, governi e organizzazioni non governative, occupandosi di varie questioni, comprese quelle relative ai rifiuti e ai prodotti chimici alle convenzioni di Basilea e Minamata, nonché all'Assemblea delle Nazioni Unite per l'ambiente e al Consiglio per i diritti umani. Professore associato di Diritto presso l'Università di Washington si sta occupando in Italia di alcuni punti caldi, come per esempio l'inquinamento da Pfas nel Vicentino, come pure delle bonifiche dell'area ex-Marghera nel Veneziano. Non poteva però mancare il tema vigneti, sul quale Marcos Orellana avrebbe rilasciato le dichiarazioni di cui sopra.