L'impiego di insetti per produrre vaccini non è una novità: già nel 2007 sono apparse alcune pubblicazioni in merito al ruolo di specifiche linee cellulari di lepidotteri per realizzare vaccini anti influenzali.
In quel caso furono impiegate cellule di Spodoptera frugiperda e Trichoplusia ni, due lepidotteri le cui larve sono particolarmente voraci e danneggiano una molteplicità di colture. In luogo delle uova di gallina, comunemente utilizzate per fare moltiplicare i virus "produttori" di antigeni, sono state infatti impiegate colture cellulari di questi insetti, opportunamente infettati con specifici ceppi di baculovirus. Questi erano stati a loro volta geneticamente modificati inserendovi particolari geni affinché venissero inseriti nel Dna delle cellule ospiti.
Perché i baculovirus
Fra i molti tipi di virus che esistono, per realizzare vaccini sono stati scelti i baculovirus non per caso. Trattasi infatti di virus a Dna, a forma di bastoncelli, da cui deriva il loro nome, che infettano gli insetti, come per esempio l'AcNPV, acronimo di Autographa californica nuclear polyhydrosis virus. Ma questo è solo uno dei tanti baculovirus che infettano gli insetti, arrivando a contagiare molteplici imenotteri e lepidotteri. A oggi non sono noti casi di infezioni a carico dei mammiferi, sebbene tali virus abbiano mostrato in vitro la capacità di penetrare nelle cellule isolate.
La loro specificità per le larve degli insetti li ha quindi eletti a carrier d'elezione per i geni necessari a far produrre le proteine desiderate alle cellule infettate. Queste, una volta ricevuta l'informazione, iniziano infatti a sintetizzare le proteine che caratterizzano il virus patogeno. Tali proteine potranno poi essere iniettate nelle persone in modo da simulare un attacco virale, per esempio di un virus influenzale, dando al sistema immunitario le istruzioni per riconoscere l'aggressore. In sostanza, i baculovirus, per noi innocui, possono aiutare nella produzione di vaccini utili nella lotta ad altri virus, questi sì pericolosi.
Parassiti sì, ma non sempre
Recentemente si è diffusa la notizia di un nuovo vaccino contro il covid-19, il Nuvaxovid, prodotto dall'azienda biotecnologica statunitense Novavax. La Casa di Gaithersburg, nel Maryland, è attiva dal 1987 nella ricerca di nuovi vaccini contro virus di varia severità, partendo da quelli anti influenzali comuni, passando poi al virus respiratorio sinciziale (Rsv), al Middle East Respiratory Syndrome virus (Mers), nonché al Severe Acute Respiratory Syndrome (Sars).
Analogamente a quanto sopra riportato, anche Nuvaxovid è stato ottenuto grazie all'impiego di un parassita delle colture agrarie, ovvero Spodoptera frugiperda, le cui cellule sono state artificialmente infettate con dei baculovirus recanti l'informazione genetica che il Sars-Cov-2 sfrutta per fare produrre al nostro corpo le proteine necessarie all'infezione di altre cellule, le famigerate "spike". Quelle proteine, cioè, che è bene il nostro sistema immunitario riconosca al volo, aggredendo velocemente loro e di conseguenza tutto il resto del virus che quelle proteine porta su di sé.
Dalle cellule di Spodoptera vengono quindi estratte le proteine spike di covid-19, purificate e addizionate dei più opportuni coformulanti atti alla loro preservazione e somministrabilità. In sostanza, rispetto ai vaccini a mRna come quelli di Pfizer e Moderna, Nuvaxovid somministra direttamente le proteine anziché dare alle nostre cellule le informazioni per sintetizzarle in proprio.
Nuvaxovid è stato autorizzato in Europa il 20 dicembre scorso e secondo quanto riportato dalla European Medicines Agency (EMA), nei primi studi condotti in Messico e negli Stati Uniti l'efficacia si sarebbe mostrata intorno al 90%, con 14 casi sintomatici su 17.312 individui vaccinati (0,0808%), contro 68 casi su 7.020 individui non vaccinati (0,774%).
Ciò significa che nelle prove di efficacia su esseri umani si è contabilizzata una chiara protezione degli stessi in termini di sviluppo di sintomi avversi. Analoghi risultati sono stati ottenuti in Inghilterra.
In attesa di risposte
Non si sa come tale procedimento, basato su bacherozzi e virus geneticamente modificati, verrà percepito dai riluttanti alla vaccinazione. Né si può sapere al momento se Nuvaxovid avrà successo dal punto di vista mediatico e della percezione popolare. Resta però un fatto di sicuro interesse, cioè quello di aver impiegato un organismo da sempre ostile alle nostre colture agrarie per produrre un'arma contro un virus che ha finora causato 5,3 milioni di morti al mondo, di cui oltre 135mila solo in Italia.
Quando applicheremo insetticidi contro tale lepidottero, perché alla fine sempre nemici siamo e resteremo, sarà quindi bene ricordare quanto esso abbia significato per noi nella lotta a una pandemia ancora ben lungi dall'essere terminata. Del resto, anche i nativi americani chiedevano perdono ai bisonti prima di abbatterli. Un apprezzabile segno di gratitudine di cui far tesoro.