Il progetto ha visto la partecipazione di aziende situate all'interno di zone protette, alcune delle quali conservano vecchie cultivar di vite a rischio di estinzione (in particolare Alionza, Angela e Besgano nero), inserite nel Repertorio regionale delle risorse genetiche agrarie.
Il progetto ha contribuito allo sviluppo di tecniche efficaci e trasferibili utili per contenere le principali avversità della vite in prospettiva di una diminuzione dell'utilizzo del rame. Allo scopo sono stati utilizzati con successo induttori di resistenza per aumentare la capacità della vite di opporsi ai patogeni fungini.
In particolare, le prove effettuate hanno valutato come il gel di silice permetta di contenere l'attacco di peronospora sulle foglie. Gli induttori di resistenza sono stati impiegati, con risultati positivi, anche per valutare la possibilità di stimolare le piante a produrre composti volatili (Hipv), capaci di attrarre alcune famiglie di imenotteri parassitoidi in grado di contribuire alla lotta naturale ai fitofagi della vite e ad incrementare la biodiversità del vigneto.
Monitoraggio della tignoletta della vite svolto nel contesto del progetto Ats Viteambiente
(Fonte foto: Centro agricoltura e ambiente Giorgio Nicoli)
È stata valutata anche la biodiversità del suolo per poter verificare gli eventuali danni provocati dal rame alla microfauna edafica con analisi del Dna; i risultati non hanno però mostrato una correlazione fra concentrazione di rame biodisponibile nel terreno e diversità di popolazione batterica.
Tramite il Go è stata anche verificata la suscettibilità delle vecchie cultivar oggetto di studio alle specie fitofaghe e alle malattie fungine che provocano danni alle varietà tradizionali. In particolare, per quanto riguarda la sensibilità alle malattie fungine, sono stati eseguiti rilievi sul grado di diffusione del mal dell'esca, della peronospora e dell'oidio che, che però non hanno evidenziato differenze di sensibilità tra vecchie e nuove cultivar.
Per quanto riguarda la sensibilità a specie fitofaghe dannose o potenzialmente dannose alla vite, le vecchie cultivar non hanno mostrato particolare suscettibilità. Tra le vecchie varietà analizzate, Alionza ad esempio, si caratterizza per grappoli poco compatti e acini spargoli, che possono ridurre la presenza potenziale di insetti all'interno dei grappoli e migliorare l'efficacia dei trattamenti.
La resistenza/tolleranza ai fitoplasmi è risultata invece scarsa, così come per le varietà tradizionali. Dalle analisi di laboratorio è risultata la positività al legno nero in un'azienda in cui era stata accertata la presenza dell'insetto vettore.
Le evidenze emerse dalle attività del progetto hanno fornito alle aziende partner del Gruppo operativo Ats Viteambiente un modello innovativo di gestione del vigneto, che necessita di meno input per la difesa fitosanitaria grazie a un aumento della resistenza delle piante a malattie fungine e all'incremento di insetti antagonisti a quelli dannosi per la coltura, accrescendo nel contempo la biodiversità nei vigneti.
Si tratta di un modello riproducibile anche in altre aziende vitivinicole, che migliora la sostenibilità ambientale ed economica delle imprese, sia per la riduzione dell'uso e della spesa dei mezzi tecnici, sia per la migliore immagine del vino prodotto con minor utilizzo di prodotti chimici, sempre più apprezzata dai consumatori.
Visita la pagina dedicata a Ats Viteambiente o chiedi maggiori informazioni al contatto: caa@caa.it
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Fonte: Agronotizie