Questo quanto emerso nel corso della “Sessione inaugurale delle Giornate fitopatologiche 2020”, promosse dal Dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari dell’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna, dall’Associazione italiana per la protezione delle piante (Aipp), da Federchimica-Agrofarma e da Ibma-Italia, che si è tenuta online lo scorso 27 ottobre.
Le Giornate fitopatologiche (Gf) sono state aperte da Agostino Brunelli, presidente delle Giornate fitopatologiche, che ha ricordato che l’evento, a suo tempo programmato per lo scorso marzo, è stato pesantemente condizionato dal Covid-19. In particolare, evidenzia che gli atti, con 140 lavori, sono già in distribuzione dal mese di luglio e che sono a disposizione degli interessati che li potranno richiedere alla segreteria delle Gf.
Inoltre, ha evidenziato che si è dovuto procedere con un evento a distanza che ha fatto cadere l’opportunità di riunire e far colloquiare tutti gli appartenenti al mondo fitosanitario. Si è dovuto rinunciare all’allestimento di stand espositivi di servizi di supporti per il mondo fitosanitario ed infine si è dovuto rinunciare all’esposizione dei poster che avrebbero consentito di valorizzare e discutere i lavori presentati negli atti.
Brunelli ha poi concluso il suo intervento auspicando che, nonostante queste gravi mancanze, le Gf possano fornire l’abituale servizio agli operatori del settore e che l’edizione del 2022 possa tornare ad essere in presenza e possa finalmente riunire i ricercatori, gli sperimentatori e tutti i tecnici del settore.
Gianfranco Romanazzi ha portato il saluto della Aipp, di cui è presidente, poi è intervenuta Marina Collina, ricercatrice dell'Università di Bologna, che ha illustrato il grosso sforzo organizzativo che si è dovuto fare nel riorganizzare completamente le Giornate fitopatologiche ed ha presentato l’articolazione dei sei incontri con cui si svilupperà l’iniziativa.
Dopo questi importanti preamboli, con oltre 700 iscritti, i lavori delle Gf sono entrati nel vivo con tre argomenti che hanno testimoniato la particolare criticità del momento.
Bruno Caio Faraglia, direttore del Servizio fitosanitario centrale, ha presentato il progetto di decreto legislativo che sostituirà il Dpr 214/2005 e che, a seguito della profonda trasformazione del sistema fitosanitario comunitario, determinato da tre nuovi regolamenti (reg. Ue) 2016/2031, 2014/652 e 2017/625) e da una miriade di provvedimenti attuativi, porterà alla completa riorganizzazione del Sistema fitosanitario nazionale. Il nuovo sistema è ora al parere del Consiglio dei ministri e si auspica che possa essere rapidamente approvato (la proposta di decreto è stata approvata il 30 ottobre).
Il testo provvisorio sulla riorganizzazione del sistema fitosanitario è molto complesso e articolato (vedi Box 1).
Faraglia ha evidenziato che il nuovo provvedimento garantisce l’applicazione dei provvedimenti comunitari attraverso un approccio globale e centralizzato del sistema fitosanitario che si concretizza attraverso un’integrazione delle diverse componenti che operano del settore; nel provvedimento vengono ridefiniti i ruoli e le funzioni e viene individuata, nel Comitato fitosanitario nazionale, la struttura di governo del sistema. Inoltre, viene individuato un istituto nazionale di supporto per il sistema fitosanitario nazionale, che sarà il Crea Dc, ed è delineato un percorso attraverso il quale tutto il mondo scientifico, con le associazioni scientifiche, viene chiamato a partecipare attivamente alle decisioni che si dovranno andare a prendere.
Tra le principali novità il provvedimento prevede:
- un sistema organizzato a livello nazionale per intervenire direttamente da parte del Governo per la risoluzione di emergenze fitosanitarie straordinarie;
- il segretariato per la gestione delle emergenze fitosanitarie;
- l’organizzazione di una rete nazionale dei laboratori, costituita dai “Laboratori nazionali di riferimento per la Ue”, dai “Laboratori ufficiali” e dai “Laboratori per l’autocontrollo”;
- un manuale delle procedure, l’organizzazione di supporti e di percorsi formativi ben strutturati per la formazione di tutto il personale, centrale e regionale.
Pasquale Falzarano, del ministero dell’Agricoltura (vedi Box 2), ha poi presentato lo stato di avanzamento dei lavori per l’aggiornamento del Pan (Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari), che è scaduto nel 2019. Al momento l’Italia è uno dei pochi paesi che non hanno ancora provveduto al suo rinnovo.
Dopo la fase di consultazione avviata circa un anno fa, si sta ora perfezionando per essere definitivamente portato in approvazione agli organi competenti. Il percorso è particolarmente complesso poiché la consultazione ha portato all’acquisizione di 1.200 file, 23mila osservazioni puntuali (erano state 2mila nel Pan precedente) e a 45 documenti di accompagnamento. Il nuovo Consiglio scientifico, rinnovato con Dm del primo luglio 2020, ha già svolto numerose sedute; su buona parte delle osservazioni sono stati trovati dei punti di accordo e si confida che rapidamente (entro dicembre?) la proposta di Pan sia completata in modo che i ministeri competenti (Ambiente, Agricoltura e Salute) possano discutere e risolvere i punti in cui non è stato trovato accordo all’interno del Consiglio scientifico. Si auspica che l’approvazione del Pan possa avvenire prima dell’audit programmato dalla Commissione europea per i primi mesi del 2021.
Nel suo intervento Falzarano ha inoltre presentato alcuni interessanti risultati che sono stati raggiunti nel corso dell’applicazione del piano d’azione 2014-2019:
- il numero delle autorizzazioni per l’impiego degli agrofarmaci da parte degli utilizzatori professionali nel 2017 era di 441.316 mentre nel 2019 è salito a 476.420 (i dati si riferiscono a 20 delle 21 regioni e provincie autonome), con una copertura stimata intorno al 60-70% degli operatori agricoli;
- il numero delle macchine in regola con i controlli funzionali previsti dal Pan erano 155.822 nel 2017 e sono diventati 159.449 nel 2019, pari a circa il 40% della stima della popolazione delle macchine distributrici di agrofarmaci (400mila) in uso in Italia. Una stima precedente parlava di circa 600mila macchine;
- secondo quanto riportato nel sito di Ispra, l’applicazione dell’indicatore adottato dalla Ue, per valutare l’applicazione degli agrofarmaci (HRI1), ha dimostrato che l’Italia ha parametri che si posizionano come leggermente superiori alla media europea, nonostante il consistente ricorso che è stato fatto alle autorizzazioni eccezionali per usi eccezionali, che influiscono pesantemente sul valore nazionale.
Particolarmente vivace è stata poi la tavola rotonda sul “Farm to fork” che è stata introdotta (vedi Box 3) e poi moderata da Angelo Frascarelli dell'Università di Perugia.
I diversi interventi degli invitati alla tavola rotonda hanno confermato un sostanziale gradimento per la strategia delineata dal Farm to fork che finisce per dare continuità a quanto fatto da diversi anni a questa parte nel nostro paese.
Ma le preoccupazioni sono tante e le differenziazioni molto consistenti.
Herbert Dorfmann (parlamentare europeo - relatore del provvedimento in Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo) ha chiarito che il piano strategico comunitario è rapidamente maturato nonostante la crisi del Covid-19, per una diretta volontà dei cittadini europei e non per iniziativa dei singoli partiti che siedono in Parlamento. Il Parlamento europeo non si è ancora espresso sul provvedimento, ma dovrebbe farlo nei prossimi mesi, ora che si è conclusa la discussione sulla Pac.
Inoltre ha evidenziato che, come lo è stato per la Pac, è importante che le decisioni della nuova strategia maturi in un clima di equilibrio e che quindi, se è importante chiedere agli agricoltori sforzi orientati al raggiungimento degli obiettivi quantitativi individuati nel piano, sia molto importanti che anche le altre componenti del sistema agroalimentare facciano la loro parte e anche i consumatori riconoscano i giusti prezzi per i prodotti di qualità.
Inoltre occorre sempre ricordare che “non tutti i cittadini europei si possono permettere di mangiare prodotti slow food tutti i giorni” e che quindi gli obiettivi degli interventi comunitari devono essere equilibrati e devono rispettare le esigenze delle produzioni agricole.
Giacomo De Maio (presidente di Ibma Italia) ha espresso soddisfazione per gli obiettivi individuati dal Farm to fork ed ha precisato che:
- parallelamente all’agricoltura biologica è opportuno che cresca complessivamente l’agricoltura sostenibile
- per garantire la disponibilità al sistema agricolo di mezzi per la difesa fitosanitaria, parallelamente alla riduzione dei prodotti di sintesi più pericolosi è necessario che sia favorito lo sviluppo di soluzioni biologiche per le quali vanno incentivate attività di ricerca e sperimentazione e siano definiti nuovi percorsi autorizzativi che tengano maggiormente conto delle peculiari caratteristiche dei prodotti biologici.
Jennifer Lewis (executive director Ibm Eu) anche lei ha espresso soddisfazione per gli obiettivi individuati dal Farm to fork, in questo senso ritiene che sia molto importante garantire adeguata formazione per le aziende agricole e interventi di assistenza tecnica finalizzati all’applicazione di soluzioni sostenibili a basso impatto. Su questo fronte Ibma è fortemente impegnata e sul sito di Ibma Europe sono già disponibili diversi supporti.
Inoltre ha ribadito che è necessario che siano rapidamente definiti percorsi autorizzativi specifici per i prodotti biologici, al momento ce ne sono 120; tali aspetti sono stati illustrati in un’audizione che Ibma ha avuto la scorsa primavera con la Commissione europea.
Alberto Ancora (presidente di Agrofarma) ha espresso condivisione sugli obiettivi qualitativi definiti dal piano che sostanzialmente sono in linea con gli interventi sulla sicurezza alimentare che i soci della sua associazione hanno realizzato in questi anni, con investimenti finanziari in ricerca pari al 6% dell’intero fatturato. Peraltro ha ricordato che negli ultimi anni la revisione comunitaria ha portato alla perdita del 60% delle sostanze attive disponibili e quindi esprime forti perplessità sugli obiettivi quantitativi della strategia Farm to fork che rischiano di penalizzare le produzioni agricole comunitarie riducendo la loro competitività. A tal proposito ha richiamato le recenti crisi determinate da parassiti difficilmente controllabili e nei confronti delle quali è indispensabile la disponibilità di agrofarmaci sicuri ed efficaci.
Paolo Carnemolla (presidente di FederBio Servizi) ha ribadito la soddisfazione del mondo del biologico per il provvedimento e allo stesso tempo ha tenuto a precisare come ritiene sia fondamentale che parallelamente al biologico cresca anche tutta l’agricoltura sostenibile ottenuta con la produzione integrata; ritiene che i due sistemi debbano crescere insieme e che si debbano sviluppare sinergie e collaborazioni superando il clima di rissa che a volte ha contrapposto i due settori. Per poterli rafforzare è necessario che aumentino gli agrofarmaci impiegabili nel biologico e per questo ha confermato l’esigenza che sia presto definito un percorso autorizzativo semplificato per le sostanze biologiche.
In tale contesto ha lanciato un allarme sull’esigenza che siano maggiormente tenute in considerazione le tecniche agronomiche che devono essere equilibrate come dimostra l’abbandono di tecniche agronomiche virtuose che hanno influito nell’equilibrio delle colture, e che hanno finito per incidere nello sviluppo di alcune avversità che si stanno diffondendo in modo preoccupante: xylella, cimice asiatica, fusicocco e maculatura.
Infine Carnemolla ha messo in luce alcune pericolose criticità: il prezzo dei prodotti biologici ha perso di competitività, sono aumentate le importazioni di prodotti biologici provenienti dall’estero, continua ad essere grave ed importante la presenza sul mercato di prodotti biologici che non sono sempre stati ottenuti nel rispetto dei principi dall’agricoltura biologica. In questo senso ha sollecitato che i rami del Parlamento italiano riprendano la discussione della legge sul biologico in Italia che è ferma dal 2018 e che è indispensabile sia rapidamente approvata.
Davide Vernocchi (presidente di Apo Conerpo) ha portato l’opinione della sua cooperativa che è composta da 6mila soci e che gestisce 30mila ettari di prodotti ortofrutticoli, di cui 2mila in agricoltura biologica. Positivo il parere sugli obiettivi qualitativi del Farm to fork, un riconoscimento agli obiettivi che la sua struttura ha perseguito ed ottenuto in questi anni con la diffusa applicazione della produzione integrata.
Allo stesso tempo, Vernocchi è molto preoccupato per gli obiettivi quantitativi previsti con la riduzione dell’impiego del 50% dei prodotti fitosanitari di sintesi. Ritiene infatti che questi risultati, molto belli sulla carta, non siano realisticamente praticabili e siano poco rispettosi delle esigenze produttive del mondo agricolo che in questi ultimi anni ha dovuto subire critica fitosanitari molto gravi. A tal proposito ha riportato la situazione della coltivazione del pero, eccellenza del nostro sistema produttivo, che due anni fa ha pagato un tributo di 600 milioni di euro alla cimice asiatica e che quest’anno ha subito danni di circa 100 milioni di euro a causa della maculatura del pero. La sostenibilità non è in discussione, ma devono comunque essere garantiti ai produttori mezzi di difesa adeguati. Il mondo agricolo sta discutendo e nei prossimi mesi ci saranno incontri tra i produttori di tutti i paesi della Ue; gli agricoltori di alcuni Paesi sono fortemente contrari, ad esempio tedeschi e polacchi. In Italia la situazione è più sfumata. Nessuna avversità verso i prodotti fitosanitari per il biologico, anzi, ma l’importante è che siano a disposizione degli agricoltori strumenti di difesa in grado di difendere le colture. Una teorica riduzione del 50% dell’impiego di prodotti fitosanitari di sintesi non ha senso.
Vernocchi ha infine ricordato che non tutti i consumatori sono in grado di comprare prodotti biologici, normalmente più costosi e il rischio è che, come è successo quest’anno, i prodotti biologici siano remunerati meno delle produzioni ottenute con i metodi della produzione integrata.
Maurizio Brasina (Coop Italia) ha precisato che la struttura che rappresenta ha da tempo avviato linee di intervento coerenti con gli obiettivi definiti dalla strategia comunitaria; un impegno che viene da lontano e che oltre alla gestione delle colture in campo prevede la sostenibilità dell’intera filiera agroalimentare. In tale contesto la Coop si è mossa sulla base delle indicazioni che ha ricevuto dalla sua base sociale che è di 6,7 milioni di soci. Consultazioni specifiche hanno evidenziato che i consumatori, specie quelli italiani, prediligono prodotti alimentari provenienti della filiera dell’agricoltura sostenibile. Tale tendenza è stata confermata anche quest’anno, nonostante le criticità finanziarie derivanti dal Covid-19.
A conclusione del pomeriggio Marina Collina, nel salutare i partecipanti e nel presentare i prossimi avvenimenti, ha precisato che, nonostante la tarda ora, erano ancora oltre 400 i tecnici che erano collegati al webinar.
Ancora una volta le Gf sono quindi riuscite a condividere, con una larga partecipazione di esperti del settore, temi estremamente interessanti ed innovativi. Le tematiche introdotte costituiranno il futuro del sistema fitosanitario e sicuramente meritano di essere ulteriormente approfondite e per questo sarà utile acquisire sul sito web delle Giornate fitopatologiche i testi completi e le registrazioni degli interventi che sono stati presentati.
1. Riorganizzazione del sistema fitosanitario nazionale
Il testo provvisorio di decreto sulla riorganizzazione del sistema fitosanitario è molto complesso e articolato.Tra gli elementi più significativi si possono evidenziare:
- in Italia l’organo competente per le attività di protezione delle piante, ai sensi dei provvedimenti comunitari, è il Servizio fitosanitario nazionale che è costituito dal Servizio fitosanitario centrale, del ministero dell’Agricoltura, dai Servizi fitosanitari delle regioni e delle provincie autonome e dall’Istituto nazionale di riferimento che è identificato nel Crea Dc;
- il governo del Servizio fitosanitario nazionale è garantito dal Comitato fitosanitario nazionale che è costituito dal responsabile del Servizio fitosanitario centrale, che ne è anche il presidente, dai responsabili dei Servizi fitosanitari regionali e dal responsabile dell’Istituto nazionale di riferimento (Crea Dc). Ne fanno inoltre parte vari rappresentanti di altri ministeri e del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare (Cutfaa) e della Guardia di finanza.
Al Comitato fitosanitario nazionale partecipano inoltre, come supporto, i rappresentanti del Cnr e delle società scientifiche che si occupano delle avversità delle piante (Sipav - Società italiana di Patologia vegetale, Sei/Sea - Società Entomologica italiana/Sezione entomologia agraria, Aipp - Associazione italiana per la Protezione delle piante e la Società italiana di nematologia) e possono inoltre essere invitati, a seconda delle esigenze che si dovessero creare, anche altri esperti; - il Comitato fitosanitario nazionale avrà potere deliberativo nei confronti di tutti i soggetti coinvolti nelle attività di protezione delle piante. Alle delibere adottate verrà data applicazione mediante ordinanze, del direttore del Servizio fitosanitario centrale, che verranno pubblicate nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana;
- la puntuale definizione dei ruoli e dei compiti del Servizio fitosanitario nazionale, del citato Comitato fitosanitario nazionale, del Servizio fitosanitario centrale, dei Servizi fitosanitari regionali e dell’istituto scientifico di supporto (Crea Dc).
Inoltre, il provvedimento proposto definisce ed attiva:
- il segretariato per le emergenze fitosanitarie;
- la rete nazionale dei laboratori costituita dai “Laboratori nazionali di riferimento per l'Ue”, dai “Laboratori ufficiali” e dai “Laboratori per l’autocontrollo”.
Infine, il decreto in discussione prevede la realizzazione e la gestione di:
- piano di emergenza sugli ON prioritari;
- programma nazionale di indagine degli ON delle piante;
- emergenze fitosanitarie regolamentate;
- registro ufficiale degli operatori professionali
- passaporto delle piante;
- controlli ufficiali;
- prove sperimentali su piante, prodotti vegetali ecc.
- quarantena;
- caratteristiche e qualifiche del personale che sarà impegnato nel settore;
- realizzazione del sistema informativo per la protezione delle piante.
2. Bozza di nuovo Pan. Un nuovo piano che ottimizza e perfeziona il precedente
A livello strategico, la bozza del nuovo Pan si caratterizza per l’introduzione di obiettivi chiari, precisi e quantificabili, che vengono di seguito riportati:
- aumento del 30%, con riferimento all’anno 2017, della superficie agricola condotta con il metodo della produzione integrata, certificata ai sensi della legge n. 4 del 3 febbraio 2011;
- aumento del 60%, con riferimento all’anno 2017, della superficie agricola condotta con il metodo dell’agricoltura biologica, con riferimento all’anno 2017;
- aumento dell’80%, con riferimento all’anno 2017, della superficie agricola condotta con il metodo dell’agricoltura biologica nelle aree naturali protette e nei Siti Natura 2000;
- riduzione del 20%, con riferimento alla media del triennio 2016-2018, della vendita della quantità di sostanze attive di prodotti fitosanitari candidate alla sostituzione immesse in commercio;
- riduzione del 10%, con riferimento alla media del triennio 2016-2018, della vendita delle quantità di sostanze attive di prodotti fitosanitari prioritarie e pericolose prioritarie immesse in commercio, di cui alla tabella 1/A del d.lgs. 13 ottobre 2015, n. 172;
- percentuale non superiore all’1% dei campioni di alimenti di origine vegetale con presenza di residui di sostanze attive di prodotti fitosanitari non conformi ai requisiti del regolamento 174 (CE) n. 96/2005;
- percentuale pari al 25% degli utilizzatori professionali dei prodotti fitosanitari che operano nei siti della Rete Natura 2000 e nelle aree naturali protette, ai quali è erogata una formazione specifica sui temi riguardanti le peculiarità di tali aree e la necessità di tutela della biodiversità.
- percentuale inferiore allo 0,5% di campioni che presentano sostanze attive prioritarie e pericolose prioritarie in concentrazioni superiori allo 0,1 microgrammi/l nelle acque superficiali, fatto salvo il rispetto degli obblighi previsti dalla normativa sulla tutela della qualità delle acque.
- percentuale inferiore allo 0,5% di campioni che presentano sostanze attive candidate alla sostituzione in concentrazioni superiori allo 0,1 microgrammi/l nelle acque superficiali.
Numerose le novità introdotte con il nuovo Pan, le principali si possono sintetizzare nei seguenti punti:
- miglioramento della “governance” del piano con la costituzione di momenti di coordinamento regionali tra agricoltura, salute e ambiente;
- formalizzazione dei parametri sulla base dei quali ridurre gli effetti della deriva dei trattamenti fitosanitari;
- quantificazione delle distanze che devono essere tenute nell’esecuzione dei trattamenti fitosanitari dalle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili o adiacenti alle abitazioni (le regioni possono autorizzare la riduzione a 5 metri per i seguenti punti c) e d) mediante l’applicazione di specifiche misure di contenimento):
- a. 50 metri in caso di trattamenti del terreno o delle colture mediante fumigazione o altra modalità che comporti la formazione di un gas;
- b. 40 metri di fascia di sicurezza non trattata in caso di utilizzo di:
- prodotti fitosanitari contenenti s.a. candidate alla sostituzione per gli effetti sulla salute umana;
- prodotti fitosanitari in polvere per trattamenti a secco;
- c. 20 metri per il trattamento di colture arboree;
- d. 15 metri per il trattamento di colture erbacee;
- introduzione di procedure che possano limitare interferenze e inquinamenti tra le aziende confinanti nell’esecuzione di interventi fitosanitari.
Inoltre, nel nuovo Pan sono previsti:
- il superamento della difesa integrata a favore della produzione integrata certificata;
- l’introduzione di indici di valutazione armonizzati definiti a livello comunitario per la valutazione delle norme tecniche applicabili nella difesa integrata (allegato IV della direttiva 128/2009/CE – HRI1);
- la realizzazione di interventi per favorire l’agricoltura di precisione;
- la realizzazione di interventi per ottimizzare la formazione attraverso:
- adozione di linee guida nazionali per crediti formativi
- predisposizione di materiale didattico
- accordi con gli ordini professionali
- accordi tra Regioni e Università per la realizzazione di corsi di formazione per consulenti;
- l'annotazione sul registro dei trattamenti della misura o della combinazione di misure di mitigazione del rischio applicate in aziende;
- il divieto della vendita online dei prodotti fitosanitari, a meno che il venditore non riesca a soddisfare tutti i requisiti di vendita previsti dal Pan.
3. Farm to fork strategy
Nell’ambito della Green deal, la strategia Farm to fork è un nuovo piano globale pubblicato dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente in Europa.Nei prossimi anni dovrebbero seguire provvedimenti normativi che favoriranno la realizzazione di interventi che consentano di perseguire gli obiettivi strategici di seguito riportati:
- garantire una produzione alimentare sostenibile;
- garantire la sicurezza alimentare;
- stimolare pratiche sostenibili di trasformazione alimentare, commercio all'ingrosso, vendita al dettaglio, ospitalità e servizi alimentari;
- promuovere un consumo alimentare sostenibile e facilitare il passaggio a diete sane e sostenibili;
- riduzione della perdita e degli sprechi alimentari;
- combattere le frodi alimentari lungo la catena di approvvigionamento alimentare.
La strategia Farm to Fork affronta in modo completo le sfide dei sistemi alimentari sostenibili e riconosce i legami inestricabili tra persone sane, società sane e un pianeta sano.
La strategia Farm to Fork è un nuovo approccio globale al modo in cui gli europei valutano la sostenibilità alimentare.
Il cibo europeo è già uno standard globale per alimenti sicuri, abbondanti, nutrienti e di alta qualità. Questo è il risultato di anni di elaborazione delle politiche dell'Ue per proteggere la salute umana, animale e vegetale e degli sforzi di agricoltori, pescatori e produttori di acquacoltura. Ora il cibo europeo dovrebbe diventare anche lo standard globale per la sostenibilità.
Questa strategia mira a premiare quegli agricoltori, pescatori e altri operatori della catena alimentare che hanno già subito la transizione verso pratiche sostenibili, consentire la transizione per gli altri e creare ulteriori opportunità per le loro attività.
L'agricoltura dell'Ue è l'unico grande sistema al mondo che ha ridotto le emissioni di gas a effetto serra (GHG) del 20% dal 1990.
Tuttavia, anche all'interno dell'Ue, questo percorso non è stato né lineare né omogeneo tra gli Stati membri. Inoltre, la produzione, la lavorazione, la vendita al dettaglio, l'imballaggio e il trasporto di alimenti contribuiscono in modo determinante all'inquinamento atmosferico, del suolo e dell'acqua e alle emissioni di gas serra e hanno un profondo impatto sulla biodiversità. In quanto tale, anche se la transizione dell'Ue verso sistemi alimentari sostenibili è iniziata in molte aree, i sistemi alimentari rimangono uno dei fattori chiave del cambiamento climatico e del degrado ambientale. È urgente ridurre la dipendenza da agrofarmaci e antimicrobici, ridurre la fertilizzazione in eccesso, aumentare l'agricoltura biologica, migliorare il benessere degli animali e invertire la perdita di biodiversità.
Tutti gli attori della catena alimentare devono fare la loro parte nel raggiungimento della sostenibilità della catena alimentare.
Partendo dal presupposto che l'uso di prodotti fitosanitari di origine chimica in agricoltura contribuisce all'inquinamento del suolo, dell'acqua e dell'aria, alla perdita di biodiversità e può danneggiare piante, insetti, uccelli, mammiferi e anfibi non bersaglio, la Commissione ha stabilito un indicatore di rischio armonizzato per quantificare i progressi nella riduzione dei rischi legati agli agrofarmaci. Ciò dimostra una diminuzione del 20% del rischio derivante dall'uso di agrofarmaci negli ultimi cinque anni. La Commissione intraprenderà ulteriori azioni per ridurre del 50% l'uso e il rischio complessivi degli agrofarmaci chimici e l'uso di agrofarmaci più pericolosi del 50% entro il 2030.
Per aprire la strada ad alternative e mantenere i redditi degli agricoltori, la Commissione intraprenderà una serie di misure:
- revisionerà la direttiva sull'uso sostenibile degli agrofarmaci;
- migliorerà le disposizioni sulla gestione integrata dei parassiti (Ipm);
- promuoverà un maggiore uso di metodi alternativi sicuri per proteggere i raccolti da parassiti e malattie.
L'Ipm incoraggerà l'uso di tecniche di controllo alternative, come la rotazione delle colture e il diserbo meccanico, e sarà uno dei principali strumenti per ridurre l'uso e la dipendenza da agrofarmaci chimici in generale e l'uso di agrofarmaci più pericolosi in particolare. Le pratiche agricole che riducono l'uso di agrofarmaci attraverso la Pac saranno di fondamentale importanza nei piani strategici che dovrebbero riflettere questa transizione e promuovere l'accesso alla consulenza.
La Commissione faciliterà inoltre l'immissione sul mercato di agrofarmaci contenenti sostanze attive biologiche e rafforzerà la valutazione del rischio ambientale degli agrofarmaci. Agirà per ridurre la durata del processo di autorizzazione degli agrofarmaci da parte degli Stati membri. La Commissione proporrà inoltre modifiche al regolamento del 2009 relativo alle statistiche sugli agrofarmaci per colmare le lacune nei dati e promuovere l'elaborazione di politiche basate su dati concreti.
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Fonte: Agronotizie