A dicembre 2019 è stato rilasciato il report relativo all'anno 2018 concernente i residui sui cibi americani. Diffuso dall'Usda, il dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, il Pesticide data program comunica infatti che il 99% dei campioni testati presentava residui di agrofarmaci inferiori ai limiti di riferimento. Questi sono stabiliti dall'Epa, acronimo di Agenzia per la protezione ambientale, e vanno quindi considerati sicuri per la salute umana.
Analogamente a quanto avviene in Europa e in Italia, anche negli Stati Uniti il monitoraggio dei residui sugli alimenti rappresenta un investimento importante dell'amministrazione statunitense. Usda ed Epa collaborano identificando dapprima gli alimenti che devono essere testati, con particolare attenzione agli alimenti destinati a neonati e bambini.
Anche nell'ultimo report della serie, ormai venticinquennale, i risultati sono stati coerenti con quelli degli anni precedenti, mostrando un altissimo livello di conformità dei prodotti agricoli nei confronti della normativa vigente in America. Il 47,8% dei campioni non presentava residui rilevabili, un dato che pur risultando inferiore a quello italiano, che si pone poco al di sopra del 60%, dimostra l'eccellente livello di sicurezza anche per il cibo d'Oltreoceano.
Purtroppo, anche negli States tali dati non pare confortino l'opinione pubblica, da anni bersagliata come in Europa e in Italia con millantati rischi derivanti dalla presenza di agrofarmaci sull'ortofrutta. Un allarmismo cui va peraltro attribuita parte delle responsabilità di un'alimentazione sbagliata: negli Usa solo un americano su dieci consuma giornalmente abbastanza frutta e verdura, in parte proprio per la paura che su quegli alimenti vi siano pericolosissimi veleni. Quando in realtà l'unico veleno che causa danni in modo certo è la disinformazione.