Dopo la piccola tregua, descritta in questo articolo, dove una sostanza attiva è stata approvata senza particolari problemi, tornano le “tegole” per i fitosanitari chimici. Vediamo quali.

Buprofezin: fatale fu l’anilina
La valutazione dei dati confermativi che il notificante ha presentato per confermare l’approvazione Ue del celebre chitino-inibitore, avvenuta nel 2011, ha evidenziato che quando le derrate trattate col prodotto sono sottoposte a trasformazioni che prevedono l’esposizione ad alte temperature (tipicamente: cottura), si forma anilina, una sostanza cui sono attribuite proprietà genotossiche e cancerogene.
Poiché per le sostanze genotossiche non è possibile fissare una soglia di pericolosità, potendo risultare dannosissime anche modificando il Dna di una sola cellula che poi si riproduce e invade l’organismo, l’unica soluzione che le autorità hanno trovato è stata la proibizione dell’utilizzo del prodotto sulle colture commestibili.
La drastica misura potrebbe non essere definitiva: l’anilina è classificata come mutagena e cancerogena di categoria 2 (la vecchia categoria 3) che in teoria potrebbe migliorare se venissero presentati studi più approfonditi. Questa sostanza, utilizzata come intermedio per la sintesi di moltissimi altri composti, dai coloranti ai farmaci, è attualmente registrata secondo il regolamento Reach, con 25 titolari attivi. Il consumo stimato ricade nella fascia tra 1 e 10 milioni di tonnellate annue. Il prodotto viene utilizzato in sistemi chiusi, senza esposizione, se non accidentale, per l’uomo.
Tornando ai prodotti a base di buprofezin, le autorità dovranno adeguare le relative autorizzazioni entro il 21 giugno 2017 e concedere uno smaltimento scorte non superiore a dodici mesi.

Acrinatrina: condizioni di utilizzo confermate
La richiesta di aumentare l’attuale dosaggio di 22,5 g di principio attivo/ha per trattamento non è stata accolta. L’elevato rischio nei confronti degli organismi non bersaglio non ha infatti consentito di rimuovere questo limite. Le attuali etichette rimarranno quindi invariate.

Oxifluorfen: 150 grammi posson bastare
La valutazione dei dati confermativi ha evidenziato un rischio elevato per gli organismi acquatici da parte dell’oxifluorfen e dei suoi metaboliti, che ha obbligato le autorità a limitare ulteriormente l’utilizzo della sostanza, ponendo un tetto massimo di 150 grammi di prodotto per ettaro nel periodo autunno-inizio primavera. Le limitazioni dovranno entrare in vigore entro il 21 giugno 2017, con uno smaltimento scorte per prodotti con vecchia etichetta di massimo dodici mesi.

Cyclaniliprole: ISK getta la spugna
La giapponese ISK ha ritirato la propria domanda di approvazione dell’insetticida cyclantaniprole, presentata nel 2013 alle autorità austriache. Analizzando velocemente la conclusione dell’Efsa, anche in questo caso le impurezze e i metaboliti sono risultati determinanti per la rinuncia al prodotto da parte del notificante.

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