Si chiama Popillia japonica ed è un coleottero scarabeide di origini giapponesi. A colpo d'occhio è morfologicamente simile alle “cugine” Cetonia aurata e Melolontha melolontha, il comune maggiolino con il quale condivide la medesima sottofamiglia tassonomica. Differisce da questi due coleotteri autoctoni soprattutto per le elitre tendenzialmente rossicce, anziché verdi come quelle della Cetonia, pur mantenendo questo colore brillante nel pronoto, differendo per questo particolare dai maggiolini, completamente marroni. La sua presenza è già segnalata in Lombardia e Piemonte, a cavallo dei territori succitati.
Il coleottero si mostra estremamente polifago e può nutrirsi di oltre 300 specie vegetali differenti. Gli adulti vivono e si nutrono sulle parti epigee delle piante, come foglie, fiori e frutti, mentre le larve compiono il loro ciclo nel terreno, ove attaccano gli apparati radicali. Una infestazione sensibile di questo fitofago è in grado di distruggere completamente il manto erboso di parchi e prati. Non prospera però solo su essenze ornamentali e fra le alberature di parchi e viali, come aceri e tigli: Popillia japonica non disdegna infatti nemmeno alberi da frutto, mais, pomodoro, vite, pisello e altre colture distribuite lungo tutto lo Stivale. Un rischio potenziale decisamente elevato, quindi, non solo per le Regioni del Nord. La sua presenza è peraltro stata già rinvenuta in Paesi molto lontani fra loro, come Portogallo e Russia, dimostrando che questo insetto ben si adatta a climi e condizioni molto differenti fra loro. L’arrivo in Italia promette quindi di essere solo una delle tante tappe di espansione del coleottero in tutta Europa.
Ci si può quindi solo augurare che contro questo nuovo fitofago "alieno" le contromisure fitosanitarie siano tempestive ed efficaci, prima che esso dilaghi oltre le zone nelle quali ha mostrato per la prima volta le antenne.
© AgroNotizie - riproduzione riservata