Le rinnovabili sono la strada maestra per la produzione di energia, la ripresa dell’economia e il rilancio dell’industria; occorre però unità negli intenti e condivisione delle posizioni per salvaguardare un settore che potrebbe rendere l’Italia un Paese leader in Europa. Il Convegno “Le finanze, le regole, l'industria: cosa occorre perché le rinnovabili diventino sempre più una realtà economica”, organizzato nel pomeriggio di ieri a Roma da Ises Italia, ha fatto il punto sulle prospettive relative alla finanza, alla policy e alla risposta dell’industria nazionale del settore delle rinnovabili per capire, dopo le recenti decisioni normative, quali siano le condizioni per raggiungere gli obiettivi a lungo termine concordati con l’Unione europea.

Per il presidente del Gse, Emilio Cremona, che ha aperto i lavori, le rinnovabili sono fondamentali per il rilancio dell’industria nazionale. Cento miliardi di euro è il fatturato complessivo delle aziende che hanno aderito al portale del Gse Corrente.it, 200mila gli occupati nel comparto: per Cremona, con le formule giuste è possibile arrivare a una “filiera concreta, che opera in un mondo reale governato da regole certe”.

Il presidente di Ises Italia, G.B. Zorzoli, ha illustrato quelli che sono gli orientamenti in termini di capacità installata e di obiettivi al 2020 dei Paesi dell’Unione europea, dimostrando come l’Italia sia ancora troppo debole e poco ambiziosa rispetto al resto dell’Europa. Il presidente ha riflettuto anche sui motivi che hanno portato il nostro Paese a ritrovarsi in questa posizione, parte dei quali legati agli interessi di chi non si occupa di rinnovabili.

Per quanto riguarda i problemi finanziari, passati in rassegna del Consigliere di Ises Italia, Paolo Tabarelli De Fatis, la situazione non è delle migliori. Il Decreto Romani, ha rammentato Tabarelli, è solo l’ultima delle azioni che hanno provocato momenti critici alle Fer: “Prima l’articolo 45 del DM 122, poi il TICA, infine il Decreto che decide l’abbandono del sistema di CV, introduce un sistema regolatorio per gli impianti esistenti o completati entro il 2012 (di cui si conosceranno i termini tra 6 mesi) e istituisce un sistema di aste per gli impianti che saranno realizzati a partire dal 2013”. Tale situazione, secondo Tabarelli, ha messo in stand by le banche straniere, in attesa di decreti attuativi, e fa procedere con circospezione quelle italiane, rallentando di fatto i flussi finanziari.

Che ci sia stato un vero e proprio “attacco al settore” dal 2008 in poi, ne è convinto Marco Pigni, di Aper, attacco che è diventato ancora più duro con il Decreto e che è necessario neutralizzare per sollevare dalla crisi il settore.

Per rendere le rinnovabili sempre più una realtà economica occorre da una parte agire sui margini dei decreti attuativi nel tentativo di inserire elementi di coerenza per tutto il comparto, dall’altra fare riferimento al Pan. Di una cosa il comparto industriale è convinto all’unanimità: non guardare alla singola tecnologia, ma al settore nel suo insieme.