“La cooperazione forestale può, nei prossimi 5 anni, soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di calore con le biomasse”. Lo ha dichiarato il presidente di Fedagri-Confcooperative, Paolo Bruni, commentando le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Pecoraro Scanio, nel corso della Conferenza sui Cambiamenti Climatici. Bruni ha ricordato la firma del Protocollo d’intesa tra il ministero dell’Ambiente e le centrali cooperative, con indicazioni su come le cooperative possono lavorare per gli obiettivi di Kyoto con lo sviluppo delle energie rinnovabili, la gestione delle filiere agro-forestali e i sistemi di riscaldamento e teleriscaldamento che valorizzino i residui delle coltivazioni e i prodotti legnosi. “Esistono progetti per impianti di teleriscaldamento - ha detto Bruni -. La cooperazione forestale è in grado di produrre fino al 10% dell’energia rinnovabile in Italia e la percentuale potrà raddoppiare entro il 2012”. La superficie forestale italiana è di 10,7 milioni di ettari (5,6 nel 1950), quella registrata dall’Istat come parte di aziende attive è di soli 4,5 milioni di ettari (5,6 nel 1990). “Ciò significa che più del 50% dei boschi è abbandonato e ciò si traduce in degrado". Sono in atto due tendenze: la dinamica della superficie forestale caratterizzata da una graduale crescita collegata alla ricolonizzazione naturale di ex coltivi nelle zone collinari e montane e la riduzione delle forme di gestione attiva del patrimonio forestale. Il risultato è che esistono 5,1 mln di ettari, l’equivalente di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana, al di fuori di ogni contesto aziendale. “In questo processo - ha concluso Bruni - la cooperazione può giocare un ruolo fondamentale coniugando la necessità di gestire interventi di interesse pubblico e privato, con il mantenimento di efficienza di gestione e stabile occupazione”.