L’irrigazione dell’oliveto consente alla pianta un rapido sviluppo vegetativo durante la fase di allevamento, anticipa l’entrata in produzione, aumenta la produzione, elimina l’alternanza di produzione, diminuisce la variabilità qualitativa dell’olio dovuta ad annate particolarmente siccitose o ad alternanza di produzione, rende possibile l’inerbimento totale o parziale del suolo e la somministrazione localizzata degli elementi minerali con la fertirrigazione.
In sintesi, l’irrigazione soddisfa le esigenze di un’olivicoltura intensiva e permette notevoli miglioramenti produttivi anche negli oliveti in precedenza gestiti con tecniche tradizionali.
Per contro a questi vantaggi, l’irrigazione comporta però dei costi aggiuntivi, in termini di spese per la progettazione, la messa in opera e la gestione dell’impianto rispetto ad una coltivazione asciutta. Occorre non sottovalutare i costi collettivi dovuti allo sfruttamento della risorsa idrica in aree in cui spesso la risorsa acqua è carente.
Gli errori più frequenti consistono nell’interpretazione delle esigenze idriche dell’olivo, nel calcolo dei volumi di adacquamento, nella scarsa tempestività degli interventi, nella disuniformità di distribuzione, nel mancato adeguamento della tecnica colturale all’aumentata disponibilità idrica e nutrizionale per gli alberi, nella carenza di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti irrigui.
La traspirazione consiste nella cessione d’acqua dalla pianta all’atmosfera sotto forma di vapore acqueo. I principali organi traspiranti sono le foglie. In letteratura sono riportati valori medi di traspirazione fogliare per l’olivo che variano da 2,3 a 6,9 l/m2 al giorno.
Nel periodo estivo la traspirazione di solito eccede l’assorbimento dell’acqua da parte delle radici indipendentemente dallo stato idrico del suolo. Di conseguenza, i tessuti dell’albero cedono acqua per alimentare il flusso di traspirazione. Durante il pomeriggio e il periodo notturno l’albero assorbe più acqua di quanta ne traspira per cui i tessuti si reidratano.
Le variazioni cicliche dello stato idrico dell’albero determinano notevoli escursioni giornaliere del diametro del fusto, che possono essere registrate con appositi sensori, (Pepista).
L’olivo è in grado di produrre un elevata quantità di sostanza secca del frutto per ogni kg di acqua traspirata, cioè ha una maggiore efficienza di conversione rispetto a piante come gli agrumi e le drupacee. L’elevata efficienza dell’olivo è anche dovuta alla capacità di continuare ad assimilare anidride carbonica e produrre carboidrati anche a livelli di deficit idrico che determinano la completa chiusura stomatica in altre specie.
Per calcolare il volume di acqua con cui irrigare bisogna conoscere i fabbisogni idrici dell’olivo. I consumi variano sia durante il giorno che durante la stagione e risentono di fattori ambientali quali la temperatura, l’umidità relativa, la radiazione solare, il vento, la disponibilità idrica nel suolo.
Vi è un’ampia sperimentazione, condotta in Italia e all’estero, che mostra i vantaggi nella produzione sia di olive che di olio in oliveti irrigati. L’incremento percentuale della produzione di olive in irriguo può giungere anche a oltre il 100% rispetto a oliveti non irrigati (Goldhamer et al., 1994; Pastor et al., 1998; Patumi et al., 1999), ma l’entità dell’aumento dipende dalle condizioni pedoclimatiche, dalla varietà, dal sesto di impianto e dalla tecnica colturale.
In Andalusia sono stati stimati incrementi produttivi dovuti all’irrigazione compresi tra il 50 e il 100% della produzione di olive a seconda della densità di piantagione (l’incremento percentuale minore si otteneva per densità di circa 300 piante/ha, quello maggiore per densità di circa 100 piante/ha).
L’irrigazione aumenta la produzione in aree contraddistinte da periodi di siccità estiva superiori a due mesi, evapotraspirazione potenziale superiore a 1.100 mm annui e precipitazioni inferiori a 700 mm.
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Fonte: Agronotizie