La micropropagazione sarà al centro del Corso di teoria e pratica di laboratorio della propagazione in vitro che si terrà dall'8 all'11 ottobre 2019 organizzato da Silvio Fritegotto in collaborazione con Meristema Srl, Località Verezzi, Cascine di Buti (Pi) dove si svolgerà l'iniziativa.
Il corso, che vedrà in veste di docenti e responsabili Pier-Luigi Pasqualetto, Andrea Vitale e Maurizio Lambardi, avrà una durata di quattro giornate, nello specifico un giorno (8 ore) si terranno le lezioni frontali, gli altri tre giorni saranno dedicati alla pratica in laboratorio, sotto cappa, e in serra di radicamento e ambientamento.
In aula saranno trattati i seguenti argomenti: introduzione alla coltura in vitro, laboratori e produzione in Italia di piante micropropagate, le fasi della micropropagazione, i substrati di coltura, le sostanze ormonali, le caratteristiche del laboratorio di micropropagazione commerciale (preparazione substrati, contenitori, autoclave, cappe a flusso laminare, celle climatiche di crescita delle colture), uso dell'autoclave e sterilizzazione di strumenti e contenitori, le norme di sicurezza in laboratorio, schede ed etichette dei prodotti, piante madri, prelievo e decontaminazione degli espianti, introduzione in coltura e prime fasi di sviluppo, sistemi di proliferazione, tecniche di radicazione, acclimatazione delle piante, problematiche della micropropagazione (contaminazioni, imbrunimento, iperidricità, necrosi, variabilità somaclonale), valutazioni economiche del laboratorio di micropropagazione, conservazione in crescita rallentata delle colture e le tecniche alternative di propagazione in vitro.
In laboratorio si svolgeranno le seguenti attività: raccolta e decontaminazione espianti, preparazione delle soluzioni stock di sali minerali e sostanze ormonali, preparazione di substrati di coltura, operazioni di autoclavaggio, prelievo espianti sotto cappa, subcoltura dei germogli sotto cappa a flusso laminare di diverse specie ornamentali e da frutto, radicazione in vitro ed ex vitro, operazioni di trasferimento e acclimatazione ex vitro dei germogli.
Vaso di coltura, melo
(Fonte foto: Silvio Fritegotto)
Maurizio Lambardi e Andrea Vitale, docenti del corso, hanno scritto per AgroNotizie quali sono i tre principali principi da seguire per una buona riuscita di questa tecnica.
"Le tre regole d'oro della micropropagazione"
La micropropagazione è oggi una tecnica affermata di propagazione clonale che garantisce, solo in Italia, una produzione annuale di oltre 50 milioni di piante (prevalentemente portinnesti e varietà da frutto) di elevata qualità e rispondenza in campo. Dai tempi, neanche troppo lontani, in cui la coltura in vitro iniziò a proporsi come strumento per la propagazione "in laboratorio" di piante, basata su una sequenza di quattro stadi (introduzione in vitro, proliferazione dei germogli, radicazione in vitro, acclimatazione ex vitro), l'impegno dei micropropagatori è stato quello di rendere sempre più efficiente ed economicamente competitiva la tecnica attraverso, ad esempio, l'ottimizzazione dei protocolli, la riduzione del lavoro in laboratorio (radicazione accorpata all'acclimatazione), il contenimento delle contaminazioni e delle vitro-patologie, il miglioramento della conservazione delle colture in crescita rallentata. Questo straordinario lavoro dei nostri micropropagatori ha portato ad una eccezionale crescita dell'offerta di specie, varietà e portinnesti.Ma, a fronte di una tecnologia che si è, nel tempo, fortemente articolata, è possibile individuare alcune regole d'oro che possono fare la differenza?
Tutto è importante in micropropagazione e contribuisce a perseguire risultati di eccellenza; ciononostante, sono tre le regole che vogliamo indicare: 1) le piante madri, 2) l'"occhio esperto" del micropropagatore, 3) l'acclimatazione ex vitro.
Acclimatazione delle piantine
(Fonte foto: Silvio Fritegotto)
Le piante madri
"Chi ben comincia è a metà dell'opera" dice un vecchio e conosciuto detto. Niente di più vero in micropropagazione, dove è fondamentale partire con l'introduzione in vitro di espianti prelevati da piante di qualità, di sicura e, costantemente controllata, rispondenza genetico-sanitaria. Le piante madri devono essere mantenute in screenhouse, allevate in contenitore, sottoposte a regimi ottimali di adacquamento, fertilizzate e trattate in modo appropriato, periodicamente controllate per l'insorgenza di patologie (virus, viroidi, batteri, fitoplasmi) o alterazioni genetiche, mediante il ricorso a tecniche di indexaggio e analisi molecolare. E'quanto si fa, ad esempio, presso il Centro attività vivaistiche (Cav) di Tebano (Faenza) che detiene un germoplasma importante di varietà e portinnesti da frutto e si avvale di laboratori e tecnologie di analisi all'avanguardia che permettono livelli di determinazione di patogeni e alterazioni molecolari estremamente elevati. Un espianto di micropropagazione può garantire, dopo introduzione e stabilizzazione in vitro, anche 500mila piante in un anno di subcolture (al lordo delle perdite): facile immaginare i disastri che si possono produrre se non si parte da un espianto "eccellente e garantito"!L'"occhio esperto" del micropropagatore
Oltre a numerosi testi stampati, nazionali ed internazionali, è oggi disponibile online una profusione di informazioni, scritti, video, immagini sulla micropropagazione. Tutti hanno l'obiettivo di "raccontare" la tecnica e, non di rado, la presunzione di insegnare a "fare micropropagazione". Abbondano i testi e le pubblicazioni scientifiche che riportano protocolli di coltura assolutamente "vincenti". Eppure, i nostri giovani che si avvicinano alla micropropagazione commerciale presto realizzano che leggere e studiare la micropropagazione è, sì, importante, ma non basta. Niente può insegnare quanto solo l'"occhio esperto" del micropropagatore è capace di vedere prendendo in mano un vaso di coltura. Contaminazione (funghi, batteri o lieviti? Introdotti o pre-esistenti in forma latente?), vitro-patologie (vitrescenza solo allo stadio iniziale o coltura irrimediabilmente persa? Ossidazione inarrestabile o contrastabile?), qualità e invecchiamento delle colture (si può migliorare il mezzo nutritivo? Quando è il momento di rinnovare una coltura?) sono alcune delle domande che raramente trovano risposta sui testi o online, ma che solo l'occhio del micropropagatore, dopo anni e anni di attività in laboratorio, può risolvere con l'esperienza e l'intuizione. Ed è questo un bagaglio di conoscenze che si auspica possa sempre passare dal micropropagatore esperto al novizio. A tutto vantaggio della continua crescita del settore.L'acclimatazione ex vitro
La fase di acclimatazione, a differenza delle fasi di laboratorio, non presenta numerose documentazioni o testi che affrontano in maniera approfondita l'argomento, fattore questo che ha creato negli ultimi anni la necessità di ricorrere ad esperti del settore che abbiamo acquisito "sul campo" una provata esperienza, permettendo all'azienda di "difendere" la produzione ottenuta in vitro. Il settore "acclimatazione" negli ultimi anni è stato infatti notevolmente rivalutato: si pensi che se all'interno di un laboratorio è stimabile una perdita potenziale dell'1-2%, in fase di acclimatazione bisogna mettere in conto perdite anche consistentemente più elevate. Pertanto, un buon tecnico di acclimatazione ha un impatto molto importante sull'economia aziendale, potendo incrementare l'attecchimento sino al 98% per certe specie e, comunque, raggiungere in media un 90% di resa effettiva in serra. Chi ha intenzione oggi di avviare un nuovo laboratorio non può, pertanto, prescindere né dalle competenze legate al laboratorio di coltura vitro, né da quelle dell'acclimatazione. La tendenza dei nuovi laboratori di recente costituitisi è infatti quella di avvalersi dell'appoggio di esperti, così da ridurre il tempo di improduttività che in questo settore incide in maniera più pesante che in altri.Scopri i dettagli del corso sulla micropropagazione e le modalità di iscrizione
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Fonte: Silvio Fritegotto