Per comprendere meglio di cosa si tratta AgroNotizie ha intervistato direttamente lui, il mais Bt.
Tutti ormai la chiamano confidenzialmente "Bt". Ce ne spiega la ragione?
"Di fatto, non sono poche le colture che resistono agli insetti grazie a una proteina che su di essi risulta tossica, mentre sui mammiferi è praticamente innocua. Bt deriva da Bacillus thuringiensis, un batterio presente nel suolo nel cui Dna è presente un gene che codifica appunto per quella proteina. Non a caso, essendo di origine naturale, quel batterio e la sua tossina vengono ampiamente utilizzati proprio come insetticidi, biologico incluso".
Ma perché è letale per gli insetti ma non per gli uomini?
"Questione di pH. L'apparato digerente degli insetti è sostanzialmente alcalino, mentre in quello dell'uomo si parte da uno stomaco in cui il pH durante la digestione scende a valori molto bassi. E la tossina a quei pH acidi si scassa, viene digerita e quando passa nell'intestino non è più in grado di fare male, a meno ovviamente di ingerirne apposta quantità industriali".
Quindi la proprietà delle piante Bt di resistere agli insetti deriva dall'acquisizione di questo singolo gene?
"Esatto. Ha presente una app sul suo cellulare? Ecco, la stessa cosa. Prima il suo smartphone non era in grado di svolgere una specifica funzione, dopo il download della app invece ci riesce. Eppure sostanzialmente è il medesimo cellulare di prima. Acquisendo quel gene ogni pianta può divenire resistente agli insetti, o per lo meno a quelli sensibili, come le larve di lepidotteri e di alcuni coleotteri. Infatti di proteina mica ne esiste una sola. Ce ne sono diverse, tutte simili, ma con piccole differenze che le rendono più o meno efficaci su alcuni insetti target".
Quindi identici ai mais convenzionali, ma capaci di proteggersi da soli.
"Più o meno come un maestro di Aikido, l'arte marziale giapponese basata sull'autodifesa. Chi entra nello spazio vitale con cattive intenzioni vede rivoltare verso di sé la forza stessa del suo attacco. Più un insetto morde la pianta Bt, più in fretta muore. Direi che la potremmo chiamare legittima difesa. Una sorta di arte marziale agricola".
Ma non è che con tali difese lei può divenire pericoloso anche per altre forme di vita?
"No, uccido solo chi mi attacca. Se un insetto non mi attacca, sopravvive. E come dicevamo, su altre forme di vita la mia tossina risulta innocua. Pensi che esiste uno studio, il cosiddetto studio dei 100 miliardi, in cui sono stati confrontati diversi parametri sanitari e produttivi degli animali da allevamento nell'arco di oltre vent'anni, con o senza ogm. Orbene, in quel lasso di tempo sono stati alimentati con mangimi ogm oltre cento miliardi di animali, senza che uno solo di quei parametri peggiorasse. Anzi, sono tutti migliorati, anche se il merito mica è il nostro. Provi quindi a pensare che disappunto io abbia provato leggendo di prove falsificate per dimostrare che ero nocivo. Un vero controsenso. Dopo anni di ricerche per dimostrare che ero nocivo, senza mai riuscire a dimostrarlo, piuttosto di ammettere di essersi sbagliati alcuni ricercatori italiani si sono macchiati dell'onta di modificare i risultati dei propri studi. In un clima così, come si può pensare che l'opinione pubblica divenga a me favorevole?".
E con l'opinione pubblica si influisce ovviamente sulla politica…
"Ovvio. Se ci fa caso, su di me non è mai stato aperto un vero dibattito scientifico. Si è subito passati al tavolo mediatico e politico della questione. E lì hanno mano libera soprattutto le demagogie e gli interessi corporativi di lobby che al sottoscritto lo vedono come fumo negli occhi".
Che poi, chissà perché?
"Non lo chieda a me. In oltre vent'anni di impiego mi sono visto accusare di tutto, senza mai riuscire a dimostrare nulla. Eppure di me la gente crede le cose peggiori del mondo. Piuttosto che niente hanno preso di mira il mio polline, accusato di fare stragi di insetti utili".
E le cose invece come stanno?
"Stanno che è sempre una questione di concentrazione. Noi mais Bt mostriamo concentrazioni alquanto variabili in funzione dei tessuti vegetali presi in considerazione. Approssimativamente, mediando diversi studi di campo americani(1), i contenuti di delta-tossina Cry1Ab presente nel Mon810, autorizzato in Europa, sarebbero stati misurati intorno agli 8-10 mg/kg di peso fresco nelle foglie, concentrazione che si rivela di fatto efficace nel contenere le larve di piralide, il principale parassita che attacca il mais nei nostri areali. Molto meno nella granella, scendendo le concentrazioni di delta-tossina a valori compresi fra 0,16 e 0,69 mg/kg. Ancor più basse le concentrazioni nel polline, con soli 0,09-0,097 mg/kg. Nel polline vi sono quindi concentrazioni di delta-tossina circa cento volte inferiori a quelle delle foglie, ovvero le parti di pianta attaccate dalla prima generazione di piralide. Anche stando ai documenti dell'Epa(2), Environmental protection agency americana, le concentrazioni di delta-tossina nei pollini sarebbero molto basse. In tre differenti analisi di Mon810, in Illinois, Nebraska e Indiana, nel polline sarebbe stata trovata delta-tossina Cry1Ab in concentrazioni che vanno da zero a un massimo di 0,079 µg/g di peso secco, corrispondenti a 0,079 mg/kg di polline".
Quindi, oltre cento volte meno che nei tessuti verdi. Ma quanto polline produce un ettaro di mais?
"Dipende. Più o meno un ettaro di mais in fioritura produce circa 250 kg di polline, pari quindi a un massimo di 20-22 milligrammi di delta-tossina Cry1Ab. Più del 90% del polline rimarrebbe peraltro confinato nel campo, mentre si sale praticamente al 98% spingendosi a soli 60 metri dai suoi bordi. Dei venti milligrammi circa di delta-tossina prodotta col polline ne uscirebbero quindi dai campi solo due o tre, pari a 2-3mila µg (microgrammi = milionesimi di grammo). Di questi, solo 400-500 µg supererebbero la soglia dei 60 metri, diluendosi all'infinito nelle superfici più lontane. Praticamente un nulla".
E in termini di deposizione sul terreno a che livelli siamo?
"Ragionando in termini di depositi di polline/tossina per metro quadro di terreno si scende a livelli pressoché nulli. Vista l'area interessata dalla deriva del polline, stimabile in alcune migliaia di metri quadri, intorno ai campi di mais si possono depositare al massimo pochi grammi di polline per metro quadro di terreno (4-5 g/m2). E questo solo nei metri quadri a ridosso del campo e ipotizzando che tutto il polline vada in una sola direzione. Cioè il caso limite. Ciò significa che di tossina se ne può riscontrare solo 0,3-0,4 µg/m2, cioè frazioni di milionesimi di grammo per metro quadro di terreno. Una dose del tutto inefficace nel controllo delle larve di lepidotteri. Quindi innocua anche per le specie non bersaglio che si nutrono di piante spontanee".
Ma allora, la farfalla Monarca? Si era detto che era lei la causa del suo declino.
"Il declino c'è stato, ma mica per colpa mia. Come visto, le mie tossine non sono affatto sufficienti per farle del male, anche quando escono dal campo. Più che altro bisognerebbe comprendere che se in un'area come il Corn Belt americano ci sono campi di mais per chilometri e chilometri, di piante spontanee utili all'alimentazione della Monarca ne restano poche. Per giunta si nutre di una sola pianta. Se non la trova muore. Quindi che facciamo, diamo la colpa ai diserbanti perché eliminano una malerba? Forse bisognerebbe iniziare a pensare a corridoi e aree rifugio, invece di prendersela oggi con la chimica e domani con la genetica…".
Nei test di laboratorio però, il suo polline sarebbe risultato tossico.
"Alt, ferma i buoi. Le cose non sono andar così. Una ricerca seria dovrebbe prendere delle piante spontanee, posizionarle a diversa distanza dal campo con mais Bt e poi, dopo la fioritura, verificare se il polline caduto su di esse è tossico o meno".
E invece cosa hanno fatto?
"Hanno tritato i fiori maschili, cioè dei tessuti verdi con una concentrazione molto maggiore di tossina. Poi hanno usato quell'estratto per irrorare le piante in laboratorio. Ovvio che siano morte le larve. Si sono praticamente prodotti un insetticida biologico in laboratorio…"
Eppure l'avrebbero trovata perfino nel latte materno…
"Sì, una ricerca canadese, se non ricordo male. Ma che vuole che le dica? Hanno preso un tot di donne che stavano allattando e hanno analizzato il latte con un metodo analitico che mal si attaglia ai liquidi, trovando peraltro concentrazioni che spesso stavano sotto i livelli di sensibilità del metodo. Cioè è probabile fossero banalmente dei falsi positivi. Inoltre, nessuno si è preso la briga di chiedere a quelle donne cosa mangiassero: bio, non bio? Mah… Insomma, la solita prova di laboratorio che lascia più dubbi che certezze. E forse è proprio questo che certi ricercatori vogliono: non trovando prove concrete, ci provano instillando dubbi."
Eppure le applicazioni degli insetticidi Bt è prassi comune proprio nel biologico.
"Infatti. E pensi che l'esposizione ambientale alla tossina è molto maggiore dopo un passaggio con un insetticida che per colpa del mio polline. Sul mercato di insetticidi così ne esistono diversi, tutti riportanti in etichetta la potenza insetticida espressa in Ui, ovvero le Unità internazionali. Un vero ginepraio provare a convertire questa unità di misura in milligrammi. Per fortuna esistono le etichette ministeriali degli insetticidi registrati presso il ministero della Salute. Fra queste si trovano anche quelle dei prodotti a base Bt la cui potenza insetticida dichiarata in etichetta ministeriale, è pari a 25mila Ui/mg di formulato".
È tanto o è poco?
"Risposta impossibile per un non-agronomo. Per fortuna, su 100 grammi di un prodotto - che non cito giusto per non fare pubblicità occulta - si evince come ve ne siano 50 considerati sostanza attiva, suddivisi in tal modo: 3,8 grammi di delta-tossina in forma libera e 46,2 grammi di spore e brodo di coltura. I restanti 50 grammi di prodotto sono invece coformulanti. Sempre scorrendo l'etichetta, si apprende che su mais quel prodotto va applicato a dosi di 1-1,5 kg/ha. Solo di delta-tossina in forma libera ne vengono quindi applicati da 38 a 57 grammi per ettaro. A questi vanno poi aggiunte le spore e il brodo di coltura. In totale, gli agenti attivi distribuiti su un ettaro di mais con un solo trattamento vanno dai 500 ai 750 grammi. E i fenomeni di deriva, cioè quelli che portano gli aerosol insetticidi anche fuori dai campi, sono presenti pure nei trattamenti fitosanitari, anche a valori superiori al 10% visto per il polline di mais. Di prodotti analoghi, peraltro, ve ne sono tanti, anche con potenze fino a 90mila Ui/mg di prodotto. Questi sono applicabili nel mais a dosi di 1-1,2 kg/ha, quindi di poco inferiori".
E da tutti questi numeri, cosa si evince?
"Comparando i dati sulla dispersione della delta-tossina tramite polline di mais transgenico o tramite applicazione di un insetticida biologico, si può facilmente intuire che mentre il primo disperde nell'ambiente poche decine di milligrammi di delta-tossina libera, il secondo ne immette alcune decine di grammi. Applicando in campo la dose massima dell'insetticida di cui sopra, solo di tossina libera si immettono infatti nell'ambiente circa tremila volte i quantitativi che vengono liberati con il polline dal Mon810, cioè 20 mg contro quasi 60 grammi. Senza parlare delle spore. In tal caso si sale di alcune migliaia di volte. In altre parole, chi per difendere falene e farfalle strilla contro i mais gm, perorando pure la causa del biologico, altro non fa che chiedere di moltiplicare di tremila volte l'immissione nell'ambiente della medesima tossina che viene stigmatizzata quando presente nel polline transgenico".
Non a caso è giunta pure una recente pubblicazione dei ricercatori della Sant'anna di Pisa a dimostrare che il mais Bt non è quel demonio che viene descritto. Anzi.
"Appunto. Una meta-analisi su moltissimi studi compiuti negli anni. Tutte le conclusioni sono risultate positive, piaccia o meno. Eppure, tali studi sono stati bollati di essere rigurgiti di una scienza vecchia, addirittura di essere una pseudo-scienza. E quei ricercatori sono stati quindi bollati come pseudo-scienziati. E mica da qualcuno a caso, bensì dal presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione di un convegno sulla biodinamica svoltosi a Firenze. Ciò che lascia più perplessi è che attraverso i propri consorzi agrari Coldiretti vende tonnellate di mangimi zootecnici che contengono ogm, mais Bt compreso. Una pseudo-scienza che, a quanto pare, se sviluppa business va benissimo. In altre parole, mi si compra, mi si vende, ma guai a parlare bene di me, specialmente in pubblico".
La demagogia anti-biotech, del resto, è nata nel 2001 a Genova, quando la fiera Tebio venne assalita dai no global, mi pare.
"Già. Le aperture offerte dall'allora ministro De Castro vennero immediatamente richiuse dal suo successore, Alfonso Pecorario Scanio, e da lì per noi finì l'era del dibattito scientifico e iniziò quella della criminalizzazione demagogica".
Intanto in America…
"Intanto in America c'è chi raggiunge le 33 tonnellate di granella per ettaro. Un sogno qui in Italia. E mica solo perché era un mais Bt, anzi. È solo perché in quegli ibridi è concentrato il meglio della ricerca genetica degli ultimi 25 anni. Ce li aveste in Italia quegli ibridi, potreste tornare in breve tempo alla totale autosufficienza per il mais. Ma no. Voi state ancora qui a discutere del Mon810 quando al mondo ci sono genetiche che producono molto ma molto di più. È come se vi steste ancora interrogando se sia meglio la Fiat 131 o la Fiat 124, mentre la gente ormai gira con macchine euro 6 con ogni comfort e dotazione di sicurezza. Una situazione surreale…"
Già. Surreale. Un Paese che importa navi intere di ogm non li vuole però coltivare, rendendosi così sempre più dipendente dall'estero in tal senso. La strategia è sempre la stessa: demonizzazione, disinformazione, ridicolizzazione delle ricerche svolte, quelle sì serie, non certa junk-science spesso pure falsificata a tavolino. Intanto il resto del mondo investe e produce. Ed esporta. Con buona pace dei protezionisti della domenica, quelli che protestano contro le importazioni nei giorni dispari, ma poi creano le condizioni per aumentare quelle stesse importazioni nei giorni pari. Un non sense che si spera prima o poi venga dissipato. E chissà, magari sarà proprio il genome editing a riuscire in tale impresa.
1) Parere Ispra su MON810 del 24 febbraio 2014, in risposta ai pareri favorevoli di Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
2) Epa: Cry1Ab and Cry1F Bt Plant-Incorporated Protectants september 2010 Biopesticides registration action document