La produzione mondiale di uva da tavola è di circa 180 milioni di quintali (Dati Oiv). I Paesi asiatici, con il 50% del totale, sono i maggiori produttori; leader mondiale è la Cinam con 37 milioni di quintali (37% del continente asiatico). Altri importanti Paesi produttori sono: Iran (18 milioni di quintali), Turchia (15 milioni), Italia (14 milioni), Cile, Stati Uniti, Sud Africa, Spagna e Grecia.

In Italia vengono coltivati quasi 70 mila ettari, per un valore dell’export che supera i 550 milioni di euro. “Quest’anno il prodotto ha tutte le carte in regola - spiega Confagricoltura in una nota - grazie anche alle invidiabili caratteristiche qualitative, ma il mercato è fermo anche per la sempre più forte concorrenza dei Paesi del nord Africa e della Spagna. Come per gran parte dell’ortofrutta, anche per l’uva il problema è la questione del prezzo pagato agli agricoltori: 45 centesimi al chilo, che diventano oltre 2 euro per il consumatore. Un prezzo che non ripaga gli investimenti sostenuti”.

Per fare il punto sulla difficile situazione del comparto abbiamo intervistato Mario Colapietra, ricercatore ed esperto di uva da tavola (foto sotto a destra).

L'uva da tavola è in piena crisi: è l'allarme lanciato da Confagricoltura qualche giorno fa. E' questo lo scenario in Italia?

"Direi di sì, visti gli ultimi dati. La crisi del settore avrà riflessi negativi sull’economia di gran parte delle Regioni meridionali dove questa coltura è particolarmente diffusa. In modo particolare si avrà una riduzione del 30% delle giornate lavorative impiegate nella produzione e commercializzazione di questo prodotto (si calcola una riduzione di circa 8 milioni di giornate lavorative). Molti viticoltori quest’anno avranno difficoltà a pagare i prodotti acquistati per la coltivazione. Per poterli pagare dovranno così utilizzare i propri risparmi, sempre se disponibili.

Il prezzo pagato al produttore si è attestato mediamente tra i 0,30 e 0,50 euro/kg. Troppo poco per compensare i costi di produzione che mediamente ammontano a 0,60 euro/kg. Tutto questo porta inevitabilmente a non avere utili, con una possibile riduzione per l’anno prossimo degli investimenti”. 

Quali sono le prospettive per l'uva da tavola?

“Coltivare uva da tavola richiede molte risorse finanziarie, visto i costi per la manopera: potatura invernale, lavorazioni al terreno, trattamenti fitoiatrici, concimazione, coperture dei vigneti con plastica e reti, irrigazione, diradamento degli acini e dei grappoli per ottenere produzioni di qualità. Il produttore anticipa 15-20 mila euro senza conoscere quanto ricaverà. In questa situazione d’incertezza e in mancanza di utili, la superficie italiana destinata a questa coltura (e la conseguente produzione) tenderà a ridursi. Molti produttori finiranno per abbandonare vigneti in produzione senza sostituirli con altri”.

Qual è la situazione produttiva in Italia? A che punto è l'innovazione varietale?

"L’Italia è il quarto produttore mondiale di uva da tavola con 14 milioni di quintali. L’areale di coltivazione è quello delle Regioni dell’Italia centro-meridionale caratterizzate da clima caldo-arido, inverni miti e precipitazioni che non superano 500-600 mm annui (localizzati principalmente nel periodo invernale). Le temperature invernali raramente scendono sotto 0°C. Nello specifico il 70% è prodotto in Puglia mentre il restante 30% in Sicilia, Basilicata, Abruzzo, Lazio e Sardegna. In termini di diffusione varietale l’84% è rappresentato da cultivar con semi, mentre il restante 16% da cultivar apirene".

Cosa chiede il consumatore? E come rispondono i nostri produttori?

“Oggi è insistente la richiesta da parte dei mercati nazionali ed internazionali di maggiori quantitativi di uva senza semi.

Diversi importatori ritengono che l’offerta dovrà essere costituita in futuro esclusivamente da questo tipo di produzioni.

In Italia la sostituzione varietale è in atto ma con limitati cambiamenti, dovuti alla difficoltà di individuare cultivar apirene che diano reddito sufficiente a compensare gli elevati costi di produzione. E’ noto che il reddito netto proveniente dalla coltivazione dell’uva da tavola dipende anche dall’epoca di maturazione dell’uva.

Attualmente i maggiori ricavi si ottengono da produzioni precoci (giugno-luglio) ottenute in periodi con offerta ridotta di uva. Con le nuove varietà apirene Sophia e Autumn King vi sono concrete speranze che questo passaggio di consegne possa avvenire.

La cultivar Sophia è bianca, apirena, aromam oscato, produttiva e con grappoli e bacche sviluppate. E’ ciò che abbiamo sempre cercato una varietà simile alla cultivar Italia, ma senza semi.

L’altra interessantissima varietà senza semi è la Autumn King, con epoca di raccolta tardiva simile all’Italia e Red Globe (ma successiva a Sophie). Aggiungo che in questo momento non vi è nessuna richiesta di uva a bacca nera con semi: Red Globe e Michele Palieri”.