"Abbiamo iniziato ovviamente con l'introduzione della guida parallela sui nostri trattori, tutti della John Deere. La guida satellitare ci ha permesso di evitare le sovrapposizioni con una riduzione degli sprechi che abbiamo potuto toccare subito con mano", spiega da AgroNotizie Salvagnin, titolare insieme al fratello e al padre dell'azienda agricola Porto Felloni, in cui si producono mais, grano, soia, pisello e pomodoro da industria e noci da frutto. In tutto 500 ettari di cui 100 in regime di biologico.
Che cosa ti ha spinto nel 1997 ad adottare tecnologie per quel tempo pionieristiche?
"La passione per questo lavoro e la convinzione che si può fare sempre meglio e che non si deve mai smettere di migliorarsi. Una passione che ha contagiato anche mio nipote Simone che oggi dà una mano in azienda anche dal punto di vista dell'innovazione tecnologica".
Il successo dell'azienda Porto Felloni è frutto di un lavoro di squadra. Cristiano Salvagnin (a sinistra) si occupa dell'importante parte amministrativa. Il nipote Simone è da poco in azienda e ha un brevetto di pilota di droni. Il padre Luciano ha fondato l'azienda nel 1975, mentre Massimo (a destra) si occupa della parte agronomica
Introdotta la guida parallela quali passi successivi avete fatto?
"Abbiamo iniziato a mappare le produzioni, era il 1997-1998. Non è stato semplice perché a quel tempo erano poche le macchine equipaggiate con i sensori di carico. Per fortuna siamo sempre stati assistiti da contoterzisti capaci a cui abbiamo chiesto di misurare la produttività dei nostri campi, metro per metro".
Come avete sfruttato le mappe di produzione?
"Conoscere quali sono le aree di campo maggiormente produttive ci ha permesso di realizzare mappe di prescrizione per la distribuzione a rateo variabile degli input produttivi. Sementi, fertilizzanti e anche erbicidi non sono più applicati in maniera omogenea su tutto il terreno, ma distribuiti a rateo variabile a seconda delle reali necessità di suolo e coltura".
Ci può spiegare meglio?
"Ci sono aree di campo in cui le caratteristiche del suolo permettono di produrre di più rispetto ad altre zone. In quelle aree è possibile aumentare la densità di semina, riducendola invece nelle zone in cui i terreni sono più poveri. Lo stesso vale per la fertilizzazione. Si dà più concime dove il terreno è più debole e viceversa, tenendo sempre presente che l'apporto deve essere sempre adeguato alla densità di semina: più piante, più concime".
Quali risultati avete ottenuto?
"Abbiamo razionalizzato l'utilizzo di sementi e fertilizzanti, diminuendo gli sprechi e ottenendo di più dai campi".
Come ricordavi la produttività dipende anche dalle caratteristiche del terreno. Avete provveduto all'analisi dei suoli?
"Agli inizi del 2000 abbiamo mappato e georeferenziato tutti i nostri campi in modo da conoscere parametri importanti come la tessitura o la presenza di sostanza organica. Poi nel 2012 insieme ad AgriSoing abbiamo utilizzato uno strumento innovativo, chiamato Arp (Automatic resistivity profiling), che tramite conducibilità elettrica è in grado di mappare con precisione e a profondità diverse il terreno".
Come avete usato questi dati?
"Le mappe del suolo, insieme a quelle di produzione, ci permettono di calibrare al meglio semina e fertilizzazione. E infatti ogni tre-quattro anni ripetiamo le analisi del suolo per avere dati sempre aggiornati".
Da quando fate la semina a rateo variabile?
"Abbiamo iniziato nel 2012 adattando le nostre macchine aziendali con un sistema Isobus a rateo variabile e in seguito abbiamo adottato due sistemi di Precision planting: DeltaForce, per la calibrazione del peso dell'elemento di semina in base al tipo di terreno, e SmartFirmer, un sensore Nir che mentre seminiamo monitora sostanza organica, umidità del suolo e pH".
Quali strumenti utilizzate per gestire tutti i dati di campo?
"Da anni ormai abbiamo fatto la scelta di affidarci a John Deere per la parte di trattori e utilizziamo i software MyJohnDeere e JDoffice per la connettività e la gestione aziendale. In questo modo i dati di campo, come le lavorazioni, il consumo di gasolio, i fermi macchina e tanto altro sono caricati in maniera automatica sulla piattaforma. Questo ci agevola nella compilazione del quaderno di campagna e ci permette di monitorare tutte le operazioni e i costi, suddivisi per coltura, anno e campo. Possiamo dunque fare dei bilanci sia agronomici che economici puntuali".
Alcuni dei software utilizzati per la gestione dei campi
Per il monitoraggio delle colture quali strumenti utilizzate?
"Utilizziamo differenti piattaforme che sfruttano i dati satellitari per generare le mappe di vigore dei campi. Usiamo ad esempio FieldView, GeoScan e OneSoil, che ci permettono di distinguere le aree di campo maggiormente vigorose e quelle che invece sono in stress. Questo ci permette di monitorare in maniera facile e costante tutti i nostri ettari e di individuare in maniera precoce eventuali aree critiche. Oltre ai dati satellitari usiamo anche i droni".
In che modo?
"I dati satellitari sono molto utili ma non sempre disponibili, ad esempio quando il cielo è nuvoloso. Il drone ci permette invece di essere più flessibile e di effettuare sopralluoghi mirati".
Quali apparecchiature usate?
"Utilizziamo un drone della Dji per i sopralluoghi visivi. E il multicottero Bluegrass della Parrot, con sensore Sequoia, per la mappatura dei campi e la realizzazione delle mappe di vigore. In questo modo possiamo sorvegliare la maturazione dei pomodori o sapere se il mais è in stress idrico".
L'acqua è senza dubbio una risorsa critica in molte colture, come il mais. Quali strumenti di gestione utilizzate?
"In azienda abbiamo tre pivot e due ranger più rotoloni e manichette per l'irrigazione a goccia. Tutti questi sistemi vengono attivati sulla base delle informazioni che ricaviamo da venti sonde Sentek inserite nel terreno che monitorano l'umidità del suolo".
I grafici descrivono l'andamento dell'umidità nel terreno e sono ideali per pianificare le irrigazioni
Ci puoi spiegare meglio in quale modo utilizzare questi dati?
"I sensori misurano l'umidità del suolo a diverse profondità. Conoscendo questo dato, incrociandolo con le mappe di tessitura dei terreni e con i dati meteo delle nostre due centraline (Pessl Instruments e John Deere) possiamo calibrare al meglio l'irrigazione fornendo la quantità giusta di acqua necessaria al corretto sviluppo della coltura, senza eccessi e senza correre il rischio di mandare le piante in stress".
La domanda che molti agricoltori si fanno è: "Ne vale la pena dal punto di vista economico?"
"Assolutamente sì. Ogni hanno miglioriamo sempre un po' la nostra produttività. È difficile dire qual è l'apporto di ogni singola innovazione perché tutto concorre alle performance aziendali: nuove sementi, nuove attrezzature, nuovi sensori, nuovi software e agrofarmaci... Ma con trent'anni di esperienza alle spalle non mi sono mai pentito una sola volta di aver intrapreso questa strada".
Porto Felloni è un'azienda grande per gli standard italiani, ben 500 ettari. L'innovazione che avete messo in campo è sostenibile anche per le piccole aziende?
"Non esiste una risposta univoca, dipende da azienda ad azienda. Certamente essere piccoli rende tutto più difficile ma ci sono alcune tecnologie ormai a basso costo che secondo me è bene adottare. Penso ad esempio alla guida parallela per i seminativi o a piattaforme per il monitoraggio satellitare delle colture che con pochi euro all'anno ti permettono di avere sotto controllo i campi in maniera costante. Una risorsa può essere anche affidarsi a contoterzisti preparati".
Innovare in un momento di crisi economica è possibile?
"Bisogna stare attenti a non fare investimenti azzardati, che poi si pagano caro. Ma sono convinto che investire in efficienza e produttività paghi soprattutto quando si vuole estrarre fino all'ultimo euro di valore dei propri campi".
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