Primo importante atto dell'Ente bilaterale regionale per le attività di contoterzismo in agricoltura del Veneto. Costituitosi alla fine di gennaio, l'Ente bilaterale, in forza della delega attribuitagli dal contratto integrativo regionale, ha disciplinato le modalità di accesso al cd. 'Lavoro a chiamata', non regolamentato dal contratto nazionale, ampliando significativamente le possibilità di usufruirne da parte delle aziende agromeccaniche.

E' questo un passaggio cruciale ed un evento atteso da tempo dal comparto, come spiega il direttore di Apima Verona Clemente Ballarini: "Si trattava di adeguare le modalità di svolgimento della prestazione lavorativa alle esigenze di flessibilità tipiche del nostro settore - sottolinea - offrendo, tramite il lavoro intermittente, uno strumento appropriato per i lavoratori che intendono integrare il proprio reddito nel settore del contoterzismo, garantendone lo svolgimento all'interno di un contesto di legalità. La principale novità dell'accordo, siglato d'intesa con le organizzazioni sindacali regionali della Fai Cisl e Uila Uil, riguarda l'estensione dell'arco temporale in cui è possibile attivare il lavoro intermittente. Grazie alla contrattazione territoriale si è riusciti - sottolinea sempre Ballarini - ad andare oltre le previsioni della legislazione nazionale rendendo possibile il ricorso a tale forma di lavoro per tutto il periodo in cui si concentrano le lavorazioni del nostro settore".

In sostanza si applica a tutte le lavorazioni meccanico-agricole nonché alle operazioni di raccolta e lavorazione dei prodotti colturali da svolgersi nel periodo che va dal primo marzo al 15 novembre. L'Ente bilaterale manterrà ruolo di vigilanza su questo istituto contrattuale in quanto l'assunzione del lavoratore deve essere preceduta dal rilascio di un parere di conformità da parte dell'Ente stesso e le aziende dovranno essere in regola con i versamenti contributivi previsti dalle norme contrattuali.

Come rimarca il presidente pro tempore dell'Ente bilaterale Gianni Dalla Bernardina, l'obiettivo è duplice: "Da un lato dare la possibilità alle aziende di assumere dipendenti garantendo la flessibilità necessaria date dalle peculiarità del settore e, dall'altro, contrastare il lavoro nero e l'inadempienza delle norme di sicurezza, dal momento che per poterlo applicare le aziende devono essere in regola con quanto previsto dal d.l. 81/2009 in materia di sicurezza, problema molto sentito in agricoltura."

Lo spirito della Legge Biagi del 2003, fondamentale per il recente sviluppo del diritto del lavoro, è anche quello di sviluppare la contrattazione territoriale quale strumento di avvicinamento con le esigenze del territorio. "Colgo l'occasione - aggiunge a questo proposito Dalla Bernardina - per sottolineare che nulla sarebbe stato possibile se non ci fossero state relazioni sindacali condotte con senso di responsabilità, comprensione delle dinamiche del settore e delle peculiarità del territorio. Grande merito va quindi dato alle organizzazioni sindacali regionali coinvolte, che hanno agito andando oltre le contrapposizioni ideologiche sulle quali spesso in passato si è rischiato di arroccarsi".

L'assoluta novità rappresentata da questa regolamentazione del lavoro a chiamata ne fa un contratto pilota nei confronti del quale c'è un estremo interesse, dimostrato dal fatto che altre associazioni regionali del comparto hanno chiesto informazioni e chiarimenti per poter procedere nella stessa direzione.