Va rivista la ripartizione delle competenze a livello di Consiglio Ue sulle proposte che riguardano l'ambiente e il settore primario per rafforzare il ruolo dei ministri dell'Agricoltura. È la richiesta avanzata in una lettera inviata dai ministri dell'Agricoltura di 16 Stati membri dell'Unione Europea alla Presidenza di turno svedese del Consiglio dell'Unione Europea. La lettera è stata sottoscritta anche dal ministro dell'Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida.


Tale richiesta è di fatto anche una reazione dei ministri agricoli Ue a quanto avvenuto il 5 aprile 2022, quando era stata presentata dalla Commissione Europea la proposta di modifica alla Direttiva 2010/75 sulle emissioni industriali, che prevede disposizioni speciali per l'allevamento di pollame, suini e anche di bovini.

 

Un'assimilazione tra industria e zootecnia che non era piaciuta ovviamente alle organizzazioni agricole, ma anche ai ministri dell'agricoltura, che si erano sentiti spiazzati.

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In Italia, la Direttiva 2010/75 era stata recepita con il Decreto Legislativo 4 marzo 2014, numero 46 ed è al momento applicabile solo all'allevamento intensivo di pollame e di suini.


Una proposta in materia ambientale della Commissione Ue quella sulle emissioni, che nasce sempre su mandato del Consiglio Europeo, come pure le proposte di regolamento, ma senza coinvolgere nel processo decisionale i ministri agricoli. Da qui la richiesta alla Presidenza di turno di un rafforzamento del ruolo dei ministri dell'agricoltura nelle decisioni politiche del Consiglio Ue in materia ambientale sottese agli input da inviare alla Commissione Ue.


Confagricoltura esprime apprezzamento

"Esprimiamo apprezzamento per la decisione assunta dal ministro - dichiara in merito il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - . Quando sono in discussione proposte di Regolamento che possono limitare il potenziale produttivo agricolo dell'Unione, il ruolo del Consiglio Agricolo deve essere valorizzato".

 

"Sui tavoli negoziali, a Bruxelles, arrivano proposte basate su divieti e limitazioni dei mezzi di produzione, in assenza di valide alternative tecniche ed economiche per gli agricoltori. In questo modo - aggiunge il presidente di Confagricoltura - c'è il rischio di ridurre la capacità produttiva europea a vantaggio delle importazioni da Paesi terzi dove le regole possono essere meno rigorose di quelle applicate nella Ue in termini di sicurezza alimentare e protezione delle risorse naturali".

 

"Insomma, un gioco a somma zero in cui perdono tutti: ambiente, consumatori e imprese agricole" conclude Giansanti.
Secondo Confagricoltura spetta alla ricerca e alle innovazioni tecnologiche il ruolo di dare alle imprese agricole le alternative valide per continuare a produrre in condizioni di crescente sostenibilità ambientale.