Nella sua prima assemblea generale, svoltasi il 28 aprile scorso nell'Osservatorio Appennino Meridionale dell'Università di Salerno a Fisciano, il Distretto delle Castagne e dei Marroni della Campania ha approvato all'unanimità il Piano delle proprie attività per i prossimi anni per il rilancio della castanicoltura campana. Un'assemblea che si è rivelata intensa e partecipata e che ha visto la presenza degli operatori della filiera soci del Distretto (oltre 300, appartenenti a tutte le aree castanicole campane), coordinata dal presidente Antonio De Cristofaro e dal direttore Roberto Mazzei


Il Piano contiene la strategia e le politiche di governance che il Distretto porrà in essere sin da subito, contando sull'affiancamento e sul sostegno di tutte le istituzioni pubbliche, in particolare della Regione Campania e del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.


Il Piano prevede innanzitutto il varo di un serio e concreto progetto di filiera che possa finalmente segnare una svolta nel settore del castagno in Campania, dopo oltre dieci anni di crisi, dovute soprattutto ai noti problemi fitosanitari - cinipide del castagno in primis - che avevano portato la produzione a livelli mai conosciuti in precedenza, con una perdita di produzione vendibile stimata in oltre 400 milioni di euro.


La castanicoltura da frutto in Campania rappresenta il 50% circa di quella nazionale, in termini di produzione commercializzata e qui si concentrano gli impianti di lavorazione e trasformazione più importanti a livello europeo. Il Distretto è a sua volta il più importante a livello nazionale ed europeo e si candida a soggetto più rappresentativo degli interessi della filiera.


La strategia di rilancio deve prevedere alcuni capisaldi di intervento che da tempo attendono risposte: il completamento del quadro giuridico e regolamentare del settore, che pure ha avuto un'evoluzione positiva e significativa in questi anni in Campania e un deciso passo in avanti nella politica di valorizzazione della produzione, che passa necessariamente attraverso il rafforzamento delle Igp campane: Montella (Avellino), Roccadaspide (Salerno) e Serino (Avellino), e la prossima, Roccamonfina (Caserta), in corso di registrazione.


Su tanto AgroNotizie ha sentito il professor Antonio De Cristofaro, presidente del Distretto delle Castagne e dei Marroni della Campania e docente di Entomologia Agraria e Forestale all'Università del Molise, tra i massimi esperti di difesa del castagno.


Professor De Cristofaro, lo sviluppo del Distretto punta sulle Igp castanicole campane, quali le novità in questo senso?
"Il Distretto intanto affiancherà i consorzi di tutela in via di costituzione e ha pronto il progetto per un'altra Indicazione Geografica, la Castagna del Partenio Igp, che interessa un territorio di 29 comuni coincidenti per la maggior parte con l'Area Parco del Partenio ed una superficie a castagneti da frutto di circa 4.500 ettari per la quale il Ministero alle Politiche Agricole ha già riconosciuto il titolo di Prodotto Agroalimentare Tradizionale; inoltre sicuramente sosterremo il riconoscimento della Igp di Roccamonfina (Caserta)".

 

"In più, il Distretto costituirà un proprio Comitato Scientifico, che affiancherà il Distretto nelle scelte strategiche; abbiamo come obiettivo anche la realizzazione di progetti a forte valenza di attrazione turistica nei territori, come Le Strade della Castagna e l'inserimento dei prodotti a base di castagne nei menu enogastronomici. Strategica sarà la costituzione di una o più Op castanicole, che siano realmente strutturate e in grado di tutelare gli interessi dei produttori in un mercato nazionale ed internazionale sempre più competitivo".

 

Il Distretto è al lavoro già da un anno e sul piano internazionale ha già ottenuto un primo successo: l'affidamento dell'organizzazione di Euro Castanea, vero?
"Sì, il Distretto organizza Eurocastanea 2022 nel prossimo mese di settembre a Montella (Avellino), è l'evento di livello Ue dove si fa il punto della situazione sulla castanicoltura dei principali Paesi castanicoli d'Europa: Italia, Grecia, Francia, Spagna, Portogallo, Austria e da quest'anno si aggiungerà l'Albania".

 

Il piano del Distretto prevede l'introduzione e la diffusione delle innovazioni di processo negli impianti produttivi, coniugando questi interventi all'obiettivo primario del mantenimento della sostenibilità ambientale, da cosa nascono queste necessità?
"Come noto i castagneti della Campania sono stati duramente colpiti dall'insetto fitofago noto come cinipide galligeno del castagno; attualmente anche se in molte zone vi è stato un miglioramento, nel senso di una diminuzione complessiva dell'infestazione, i castagni, a seguito di oltre un decennio di pesanti defoliazioni, risentono di una condizione vegetativa debilitata, a tratti anche molto grave, con pesanti ricadute negative sulla produttività degli alberi".

 

"Per uscire da questa situazione il Distretto promuoverà - nel quadro di progetti di filiera - interventi di concimazione e potatura importanti, oltre alle pratiche fitosanitarie oggi ammesse a seguito del riconoscimento normativo del castagneto come frutteto. Eccezion fatta per le potature, in parte abbandonate solo per la scarsa redditività degli impianti, sono tutte pratiche che presentano forti elementi di innovazione per un mondo - quello della castanicoltura campana - che fino ad un recente passato non aveva avuto la necessità di intervenire con concimi ed agrofarmaci. Da questo punto di vista, fondamentale dovrà essere il ruolo della formazione e l'aggiornamento degli operatori e dei tecnici, con il contributo essenziale della ricerca, in modo da garantire la sanità delle produzioni nel rispetto dell'ambiente".


Le piante debilitate dal cinipide hanno favorito anche altre patologie, come quelle fungine?
"Sicuramente c'è prova di un'avanzata del fungo Gnomoniopsis castaneae, da sempre presente in Italia, ma che con i castagni indeboliti dal cinipide e andamenti climatici favorevoli, ha avuto una più larga diffusione, abbassando ancora di più le rese delle piante. Al contrario, i maggiori danni da Cidia, pure lamentati, in realtà dipendono dalla riduzione della produzione: le popolazioni degli insetti presenti nell'ambiente sono rimaste invariate, ma è aumentata la percentuale dei frutti attaccati, proprio per la diminuzione complessiva della disponibilità di questi ultimi. Non a caso sarà fondamentale l'uso razionale di concimi organici - secondo una ricerca dell'Università di Firenze potrebbe rivelarsi molto efficace la pollina - per favorire la ripresa vegetativa dei castagneti, che potranno così tornare a difendersi meglio dalle avversità di carattere entomologico e fungino, queste ultime favorite anche dai cambiamenti climatici".

 

Resta il fatto che le questioni di natura fitosanitaria resteranno centrali, avete ipotizzato altre soluzioni?
"Il Distretto costituirà a breve una Commissione Fitosanitaria, composta da produttori e da tecnici, in modo da produrre segnalazioni sullo stato fitosanitario dei castagneti alle autorità preposte e - lì dove si rendesse opportuno - anche ipotesi integrative di intervento".

 

Il Piano è molto ambizioso in termini di investimenti, ma cosa si è fino ad oggi già realizzato?
"Il primo progetto del Distretto, che prevede investimenti per circa 22 milioni di euro è stato approvato da parte del ministero delle Politiche agricole. Finanzia interventi soprattutto sulle linee di trasformazione e confezionamento del prodotto, ma anche sugli impianti, che hanno bisogno di essere rinnovati. L'intensità di aiuto pubblico rispetto ai progetti presentati è di circa il 50% (35% a carico del Mipaaf e 15% a carico della Regione Campania). Si sta lavorando ad un Contratto Istituzionale per rilanciare gli oltre 2.500 ettari di castagneti dei comuni che allo stato risultano in semi abbandono, e alla presentazione di uno o più progetti di filiera con il bando Mipaaf in scadenza a luglio di quest'anno. Il Piano di Sviluppo approvato il 28 aprile scorso è molto ampio ed ha un orizzonte temporale lungo; oggi l'importante era ripartire per iniziare a lasciarsi dietro una crisi ultradecennale e tutte queste attività testimoniano che il primo passo può dirsi compiuto".