Il telelavoro o smart-working viene così sperimentato da molti italiani per la prima volta, ma per molti europei è una realtà concreta da diversi anni. Infatti per Eurostat, prendendo in considerazione i dati del 2018, la media europea di chi lavora dalla propria abitazione, per chi ha tra i 15 e i 64 anni, si attesta al 5,2% (l'Italia è sotto la media, con il 3,6%: dietro solo pochi paesi dell'Est Europa). I Paesi Bassi sono al primo posto con il 14% di telelavoratori, seguito dalla Finlandia con il 13,3% mentre in fondo alla classifica si trovano Bulgaria (0,3%) e Romania (0,4%). Il lavoratore autonomo (in Italia, le cosiddette partite Iva) è quello che più spesso fa coincidere domicilio con ufficio: il 18,5%, contro il 3% dei lavoratori dipendenti. Anche qui, i paesi nordici svettano sugli altri, con il 46,4% in Finlandia e il 44,5% nei Paesi Bassi.
Anche il settore agricolo ha dovuto adattarsi a questa situazione. La natura non si ferma e se vogliamo avere il cibo sulla tavole qualcuno deve continuare a produrre, sotto tutti i punti di vista. Ma cosa vuol dire in questo momento fare il tecnico agricolo o l'agricoltore senza la normale possibilità di muoversi da casa? Che tipo d'impatto può avere questa situazione per l'agricoltura? La redazione di AgroNotizie ha intervistato due agronomi: Paolo Delfrate di Cassolnovo (Pv) e Giovanna del Pupo di Medicina (Bo) che vivono e lavorano in due delle aree più colpite dal virus.
Smart working o telelavoro in tempo di Coronavirus o Covid 19
(Fonte foto: © Redpixel - Adobe Stock)
"Questo particolare momento - spiega Paolo Delfrate di Terraviva - ci ha toccato profondamente, sia come uomini sia come professionisti. Non è facile approcciarci alle normali pratiche agronomiche, ma è necessario farlo. Come tecnici, negli anni, abbiamo abituato i nostri agricoltori ad essere sempre più "smart", infatti tutte le informazioni di campagna (raccolta dati di campo, es. piani di avvicendamento, fatture di acquisto fertilizzanti, agrofarmaci e sementi) veicolano tramite smatphone, tablet e computer, in modo puntuale. Per quanto riguarda l’attività di campo si cerca di limitare gli spostamenti il più possibile, solo in casi d’urgenza si va in azienda. Utilizzando la tecnologia a disposizione, riusciamo ad assistere quasi puntualmente tutti i nostri agricoltori e rendere efficiente la compilazione del QdC® - Quaderno di Campagna®. La strada che abbiamo intrapreso qualche anno fa, in questo particolare periodo sta dando i suoi frutti. Sicuramente tutti i mezzi che stiamo usando saranno utilizzati anche in futuro, anzi saranno sempre più implementati, in modo da rendere sempre più efficiente il nostro lavoro.
Se devo parlare come agricoltore in questo momento mi concentro sulle esigenze primarie: linee dei diserbi molto mirate e concimazioni studiate ad hoc, per sfruttare al meglio le materie prime e fare scorta. Per quanto riguarda le operazioni colturali, al momento, seguono il normale svolgimento, non ci sono stati intoppi, se non nel caso di manutenzione straordinaria vista la difficoltà a reperire i ricambi".
L'agricoltura digitale può aiutare il made in Italy, ma con l'aiuto del contatto umano
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"Viviamo una situazione complicata - dice Giovanna Del Pupo, dalla zona rossa di Medicina (Bo) - anche se personalmente non ho mai smesso di lavorare un giorno. Una continuità che però rappresenta una parte delle mie attività e che è resa possibile dalle tecnologie: smartphone, tablet, computer, Whatsapp, Skype, Teams, etc. Guardando alla tecnologia a disposizione sono comunque riuscita ad assistere gli agricoltori ed a compilare correttamente il QdC® - Quaderno di Campagna®, con tutte le parti agronomiche effettuate in campo dai singoli agricoltori.
Nell'agricoltura però il contatto fisico ed il fattore umano sono ancora essenziali per poter svolgere al meglio il proprio lavoro: sporcarsi le scarpe e le mani è ancora importante. L'agronomo solo da scrivania non funziona. E' evidente che in una situazione di enorme emergenza l'uso di sistemi di supporto alla tecnica di campo vanno benissimo e possono essere utili anche per il futuro. E' necessario però superare l'ostacolo generalizzato delle competenze tecnologiche di molti e della distribuzione di queste tecnologie, almeno nel mio spaccato. Ad esempio l'uso del drone potrebbe anche aiutare ma se poi non abbiamo le leggi e l'applicabilità diventa difficile il gioco non funziona. La tecnologia c'è ma non è totalmente adatta a risolvere il bisogno specifico. Senza dimenticare l'eccessiva burocrazia, che vanifica spesso i buoni passi che lo sviluppo tecnologica ha fatto. Per il futuro è quindi necessario riorganizzare la grande disponibilità tecnologica e digitale con un'ottica nuova e con una nuova visione imprenditoriale in modo tale da migliorare il lavoro agricolo e permettere lo sviluppo del settore".