In breve

  • La chiusura dei bar ha ridotto il consumo di latte, mentre al contempo sono aumentate impropriamente le importazioni. Ed è subito crisi.
  • Il blocco della ristorazione collettiva ha avuto come effetto la riduzione del consumo di carne. A pagarne le spese in particolare il comparto suinicolo.
  • Si consuma più farina e resta a buoni livelli l'export di pasta. Se ne avvantaggia il prezzo del grano, ma la sua disponibilità è insufficiente a coprire la domanda interna.
  • Dopo una lunga stagione di continua crescita, rallenta il vino e aumentano le scorte che restano nelle botti. E c'è chi propone la trasformazione in alcol.
  • Per risolvere la crisi del comparto florovivaistico si è deciso di riaprire l'attività dei vivai. Ma qualche regione non è d'accordo.
  • Continua ad essere difficile il reperimento di manodopera e si alternano varie proposte, a volte provocatorie.
  • Da Bruxelles il via libera agli aiuti per andare incontro agli agricoltori che hanno subìto i danni della cimice asiatica.
  • Autorizzato il lancio della vespa samurai per la lotta biologica alla cimice asiatica.

Questi sono solo alcuni degli argomenti incontrati sui quotidiani in edicola in questi ultimi giorni. Vediamoli più in dettaglio di seguito.


Attenti alle speculazioni

L'emergenza sanitaria da coronavirus e lo stop alle attività di ristorazione collettiva stanno modificando profondamente la mappa dei consumi alimentari, con inevitabili ripercussioni sui prezzi di mercato.
Accade per il grano dopo il boom nell'acquisto di farine, mentre crollano i prezzi di alcune tipologie di carni, sofferenti per la chiusura dei ristoranti. Situazione analoga per il latte, che dopo la chiusura dei bar e sotto il peso delle importazioni lamenta una eccessiva presenza di prodotto.

Di questi cambiamenti sono testimoni i quotidiani in edicola in questi giorni, a iniziare da “Il Giornale” del 3 aprile, che denuncia le speculazioni in atto nei confronti della carne suina, il cui prezzo è in caduta libera non solo per il calo dei consumi, ma soprattutto per il prodotto di importazione a prezzi competitivi.

Per affrontare il crollo del prezzo dei suini, scrive il 5 aprile “Il Giornale di Brescia”, si è convocato un tavolo di confronto con tutta la filiera produttiva.
La caduta dei prezzi tuttavia non si arresta e “Brescia Oggi” dell'8 aprile denuncia la presenza di alcuni atteggiamenti speculativi che contribuiscono a tenere basse le quotazioni di mercato.
 

Il grano recupera

Il cambio delle abitudini alimentari ha comportato un aumento degli acquisti di farina, che si è ripercosso sul prezzo del grano, argomento sul quale si sofferma “Il Mattino” per criticare chi volesse speculare sul prezzo del pane.

Nel frattempo “L'Arena” del 4 aprile segnala che il Veneto è la regione dove è stato siglato il primo accordo quadro della filiera dei cereali, nella quale oltre al grano figurano anche il mais la soia e i legumi.

Non si può parlare di grano senza ricordare la pasta che ancora gode di ottime performance sul fronte delle esportazioni.
A questo proposito “QN” del 6 aprile ricorda tuttavia che la produzione nazionale di grano non è sufficiente ed è necessario ricorrere alle importazioni.

Il crollo del greggio e l'apprezzamento del dollaro, scrive "La Verità" del 9 aprile, hanno coinvolto più in generale tutte le commodities agricole e fra questa anche il mais, le cui quotazioni al Cbot sono scese a 333 dollari/bushel, con una ulteriore propensione a flettere.
 

Penalizzato il latte

Il settore lattiero caseario è un altro segmento della filiera agroalimentare pesantemente coinvolto nelle trasformazioni indotte dall'emergenza sanitaria.
Il prezzo del latte, scrive la “Gazzetta del Mezzogiorno” del 5 aprile, è letteralmente crollato.
Una situazione difficile che ha indotto gli allevatori veneti a lanciare attraverso le pagine del “Gazzettino” dell'8 aprile un appello alla regione affinché siano bloccate le importazioni di latte.

A dispetto di questa crisi, le Latterie vicentine fanno registrare un aumento della produzione del 10%, che consente loro di premiare i dipendenti.
Merito, spiega “Il Giornale di Vicenza” del 4 aprile, del buon andamento delle vendite del formaggio Asiago Dop, in particolare presso la distribuzione organizzata.

Per altri formaggi, come il gorgonzola, la situazione è all'opposto. Questo formaggio erborinato risente della chiusura di mense e ristoranti e registra un calo delle vendite di circa il 65%.
E' quanto si apprende da "Il Sole 24 Ore" del 9 aprile, che nello stesso articolo prende in esame altri settori, come il vino e i salumi.
 

Il vino resta nelle botti

L'emergenza sanitaria travolge anche il comparto del vino, compromettendo i successi conseguiti nel 2019.
I produttori, si legge su “Il Secolo XIX” del 4 aprile, lanciano l'allarme per la caduta delle esportazioni, cui consegue un preoccupante aumento delle scorte presenti nelle cantine.
La giacenza degli stabilimenti enologici, segnala “Italia Oggi” dell'8 aprile, è di oltre 54 milioni di ettolitri di vino, cui si aggiungono oltre 6 milioni di ettolitri fra mosti e vino nuovo ancora in fermentazione.

Le maggiori preoccupazioni riguardano in particolare le piccole cantine, come segnala la “Cronaca di Verona” del 7 aprile.
Questi produttori, infatti, sono prevalentemente orientati a collaborare con la ristorazione collettiva, che oggi ha i battenti chiusi.

Per superare questi problemi ecco l'idea dei vignaioli raccolta da “Il Secolo XIX” dell'8 aprile: destinare il vino in giacenza nelle cantine alla produzione di alcol per fini sanitari.
 

Manodopera cercasi

Ai problemi di mercato si aggiunge la difficoltà nel reperimento di manodopera, un problema già segnalato nelle settimane precedenti dalla maggior parte dei media.
Una possibile soluzione, invocata da più parti, è stata individuata nella riedizione dei voucher, proposta che però è stata bocciata, come si apprende su “Avvenire” del 3 aprile.
Ma senza voucher, commenta nello stesso giorno “Libero”, si rischia di trovare gli scaffali della grande distribuzione deserti.

Si pensa anche come sostituire i voucher con altre forme di incentivazione, delle quali si parla il 4 aprile sulla “Gazzetta di Mantova”, che ricorda la necessità di trovare almeno 4mila stagionali da avviare ai lavori sui campi.
Un problema, questo della manodopera agricola, che coinvolge i campi del Sud al pari di quelli del Nord e il “Giornale di Sicilia” del 4 aprile parla di raccolta a rischio per la mancanza di braccianti.

Stop ai voucher, ma al contempo conferma per l'impiego di parenti a titolo gratuito, come si apprende da “La Verità” del 4 aprile. Da "Il Manifesto" del 9 aprile giunge la proposta di regolarizzare i braccianti stranieri, sostenendo che la reintroduzione dei voucher comporti il rischio di aumentare lo sfruttamento del lavoro.

Provocatoria la proposta che il 7 aprile lancia “Il Giornale” suggerendo che sia avviato al lavoro sui campi parte di quanti percepiscono il reddito di cittadinanza.
Sulla stessa scia la proposta che si legge l'8 aprile sulle pagine de “L'Arena”, che lancia l'idea di offrire ai disoccupati l'opportunità di sopperire alla scarsità di manodopera per i campi.

Le posizioni su questo tema, come si vede, restano dunque molto distanti e nel frattempo il problema è irrisolto, mentre dal Piemonte arriva un primo allarme per il lavoro nei vigneti, dove sarà presto necessario procedere con la "vendemmia verde", indispensabile per garantire la resa delle vigne.
Ne parla diffusamente "La Stampa" del 9 aprile nelle pagine destinate alla provincia di Cuneo.

Per il lavoro dei campi sono poi indispensabili le macchine e “Avvenire” del 5 aprile lamenta le conseguenze derivanti dal blocco delle industrie per la produzione di macchinari agricoli.
 

Florovivaisti, aperti e chiusi

Chi aveva sperato di uscire dall'emergenza da Covid-19 erano i florovivaisti, per i quali si è prospettato un riavvio delle attività.
In Veneto però, scrive “Il Resto del Carlino” del 5 aprile nelle pagine dedicate alle cronache di questa regione, si è deciso di non concedere la riapertura dei vivai.
Ma la categoria, commenta nello stesso giorno “Il Gazzettino”, è in forte difficoltà.

Non va meglio in Liguria e il “Secolo XIX” accoglie l'appello degli operatori del settore che per uscire dall'emergenza chiedono un "piano Marshall" che consenta loro di sopravvivere.
E' un "piano Marshall" quello che si chiede per tutto il comparto agricolo e le risorse, scrive la “Gazzetta del Mezzogiorno” del 7 aprile, potrebbero venire dal ripristino di tutti gli aiuti comunitari che non si è riusciti a spendere in precedenza.

Un aiuto nel frattempo può arrivare dalla decisione del Governo di sospendere per il settore agricolo il pagamento dei contributi previdenziali, come si apprende il 7 aprile da “Il Tempo”.
In tema di aiuti “Italia Oggi” dell'8 aprile ospita i chiarimenti della ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova, che conferma l'applicazione del "decreto Liquidità" anche al settore agricolo, sebbene siano da sciogliere ancora alcuni dubbi sulle procedure per accedere alle agevolazioni.


Cimice asiatica, cosa cambia

Per gli agricoltori che hanno subìto danni per gli attacchi della cimice asiatica arriva da Bruxelles il via libera agli aiuti comunitari, come anticipa la “Nuova Venezia” del 5 aprile.

In futuro i danni provocati dalla cimice potrebbero essere evitati grazie alla decisione di autorizzare l'impiego della vespa samurai, che delle cimici è un nemico naturale.
La decisione del via libera arriva il 4 aprile dal “Corriere della Sera”, poi confermato il giorno seguente sulle pagine del quotidiano cremonese “La Provincia”.

L'approvazione, si legge infine su “Italia Oggi” dell'8 aprile, reca la firma del ministero dell'Ambiente, che acconsente al lancio della vespa samurai nelle zone ove si temono gli attacchi della cimice asiatica.

Il Veneto, stando alle anticipazioni de "La Nuova Venezia" del 9 aprile, sarà tra le prime regioni a sperimentare l'antagonista biologico della cimice, che in alcune aree ha comportato danni per oltre il 50% delle produzioni frutticole, pere in particolare.

Questo articolo fa parte delle collezioni: